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Essere “trend” è chic

Giorni addietro trovandomi a Catania con un amico, che aveva bisogno di comprare un capo d’abbigliamento, abbiamo pensato bene di recarci in un noto Grande Magazzino, dove si sa i prezzi sono modesti, come la qualità che si porta a casa. Poiché il mio amico è un tipo che, da sempre, si veste seguendo la moda, la sua richiesta di vestiario doveva essere di un certo tipo, ma necessariamente anche a buon mercato, date le sue finanze non eccessivamente floride. Non trovandolo, pensammo di cercare un”outlet”, per avere un abbigliamento “low cost”, lui che patito “happy” ora doveva accontentarsi di vestire “casual” o quando le circostanze lo permettevano essere “trend” che gli consentiva di risparmiare con un abbigliamento “trash”. In giro chiedemmo dove trovare un ”outlet", per comprare un capo “trash”, “low cost”, ma le uniche risposte, se non erano al limite dell’insolenza, ci segnalavano la “toilette” della vicina stazione ferroviaria o nel caso di una gentile casalinga che aveva scambiato “outlet” per “cotoletta” il suo macellaio di fiducia.

Il mio amico sfiduciato di parlare “trend” si persuase che il dialetto poteva essere l’arma vincente e così accostandosi ad un signore attempato gli chiese dove potere “accattari un paru 'i causi a prezzu cinisi”. Il negozio tanto ricercato era proprio alle nostre spalle, solo che sull’insegna c’era scritto: “un euru o pezzu”. Vai a capire che proprio quello era “l’outlet” che cercavamo. Incerti casi non è meglio parlare come madre natura ci ha insegnato? Saro Pafumi

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