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Essere o meno mamma

Dopo l’ennesimo episodio di raptus causato da depressione post partum, un accorato percorso nella psiche umana alla ricerca dell’origine di un male oscuro.

Essere o meno mamma

Fin da quando nasciamo, noi donne, ci insegnano a pettinare le bambole, ad accudire pseudo bambolotti affetti da sindrome d’incontinenza e vomito, che prima o poi dovremo mettere su una famiglia. Poi ci pensano i cambiamenti corporei a ricordarti quale sia il tuo ruolo nella società. Infine arriva quell’istinto materno, quella voglia irrazionale di avere un figlio per la quale saremmo disposte a tutto, a subire milel cure a base di vitamine, di ormoni per la fertilità oppure rinunciare alla carriera e al raggiungimento del proprio obbiettivo che ci si era prefissate nella vita.

Alla fine si deve scegliere: o noi stesse o un figlio. E lì, in quel bivio fatale, si spezza a metà la vita della maggior parte di noi. O si cerca di portare avanti le due strade, carriera e famiglia, riducendoci a “lavorare” per due; oppure si sceglie e si rinuncia al lavoro. Una volta fatta questa scelta sembra tutto in discesa. Si aspetta con gioia il lieto evento, si accarezza tutte le notti quel pancione che man mano cresce, che respira, senti il suo cuore, i suoi fragili pensieri, ogni suo sussulto. Gli parli come se lo avessi già li fra le tue braccia aspettando il giorno di vederne la faccia e poterci dialogare viso a viso, occhi negli occhi. Poi quel giorno arriva e, a volte, sempre più spesso, accade che si diviene immancabilmente fragili, quasi che la nascita che tanto aspettavi si trasformi, pian piano, in una maledizione, un peso troppo gravoso che scompensa il sempre labile equilibrio psicologico ancora sbomballato dagli ormoni dei nove mesi di gravidanza. Capita spesso che il nostro cervello ci faccia brutti scherzi e ci faccia vedere e sentire cose che non pensavamo mai. D’improvviso quel fardello d’amore si trasforma in incubo, in dolore soffocato, in lacerante e incessante strapparsi l’anima fino a ridurci a brandelli, devastate. I nemici la chiamano depressione post partum, un vero e proprio dramma, lutto del cuore, il più grande fallimento per una donna dopo la sterilità o la fine di un matrimonio. Si viene trasformati di colpo in un mostro che odia il prorpio figlio che tanto si è amato e tanto si dovrebbe (secondo la società) amare. Si diventa “mostri”, distaccati, apatici che, a volte, porta al fatal gesto irreversibile, cruento, mortale.

Una vera paiga, uno scherzo osceno del destino che abbatte molte più donne di quante si potrebbero pensare, un male silenzioso e atroce che annienta e cancella donne sempre in equilibrio (precario) fra dovere e vita, sempre sul punto di cadere inevitabilmente, senza via d’uscita.

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