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Epocale fallimento del Capitalismo Italiano

Epocale fallimento del Capitalismo Italiano

Sotto la pressione di una martellante ed ideologica campagna di stampa avviata all’inizio degli anni ’90, Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi commisero, nel 1997, il grave errore di vendere un’azienda pubblica, Telecom Italia, sostanzialmente sana e ben amministrata.
 
Telecom Italia fu dapprima affidata (dal 1997 al 1999) ad un assai ristretto nucleo di azionisti privati; poi è stata caricata di debiti (nel 1999) da Colaninno e soci; nel 2001 è arrivato alla sua guida quell’incapace di Tronchetti Provera; tra poche settimane finirà sotto il controllo della multinazionale spagnola Telefonica.
 
Un grande patrimonio italiano di professionalità e di competenze finisce in mani straniere. Si tratta di una perdita incalcolabile per il Sistema Italia, soprattutto se si aggiunge anche il probabile passaggio agli spagnoli della Rete Telefonica Nazionale, che, nel 1997, venne inavvedutamente alienata dallo Stato insieme all’azienda Telecom Italia.
 
Per evitare questo colossale disastro sarebbe stato sufficiente fare con Telecom Italia ciò che è stato fatto con l’ENEL:
1) vendere ad una miriade di piccoli azionisti il 70% delle azioni della società;
2) lasciare allo Stato (= Ministero dell’Economia) la proprietà di una rilevante quota (il 30%) del capitale sociale di un’azienda nevralgica per l’intero sistema economico nazionale;
3) scorporare la Rete Telefonica e conferirla ad una società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti, per agevolarne l’accesso ad altri operatori del settore (la Rete Elettrica di Trasmissione, infatti, è stata scorporata dall’ENEL e conferita alla Terna, che è controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti).
 
Niente di tutto questo, purtroppo, è stato fatto. E’ stata, invece, riposta totale fiducia nelle millantate capacità imprenditoriali dei grandi capitalisti italiani, che si sono rivelati essere solo degli speculatori (Colaninno) e degli incapaci (Tronchetti Provera).
 
La storia recente della più importante compagnia telefonica italiana ci dimostra tutta l’inconsistenza dei grandi capitalisti privati italiani (ad eccezione, forse, della famiglia Agnelli), la loro natura predatoria e la loro incapacità di gestire grandi complessi industriali come Telecom Italia.
 
Cosa ha da dire oggi la loquacissima Presidente-velina di Confindustria, Emma Marcegaglia, dinanzi a questo epocale fallimento del grande capitalismo italiano?
 
Come commenta questo epocale fallimento del grande capitalismo italiano il sempre professorale organo di stampa di Confindustria (Il Sole 24 ORE)?
 
S’ode solo un assordante ed imbarazzato silenzio da parte di coloro che, un giorno sì e l’altro pure, pontificano sulle somme virtù del capitalismo italiano.
 
Per tentare di rimediare, almeno in parte, a questo Disastro Italiano, è necessaria una sana iniezione di Stato nel Mercato: il Governo deve subito varare un grande piano nazionale di cablaggio con fibra ottica della rete telefonica nazionale. Tutti gli attuali spezzoni di Rete in fibra ottica vanno conferiti dai loro proprietari in un’unica società, nella quale lo Stato (attraverso la Cassa Depositi e Prestiti) deve iniettare i capitali necessari a completare la realizzazione della più strategica delle infrastrutture di cui l’Italia ha bisogno.
 
Può e vuole questo governo avviare la realizzazione di una Rete Telematica Nazionale in fibra ottica?
 
La risposta è: NO!
 
La Rete Telematica Nazionale in fibra ottica, infatti, renderebbe immediatamente obsoleta la tanto decantata tecnologia del “digitale terrestre”, la quale, tra 2 anni, diventerà l’unico sistema di trasmissione via etere dei programmi televisivi.
 
La Rete Telematica Nazionale in fibra ottica farebbe velocemente cadere le barriere all’entrata di nuovi operatori nel settore dell’editoria televisiva.
 
La Rete Telematica Nazionale in fibra ottica farebbe rapidamente evaporare la trentennale rendita monopolistica di cui gode, nel settore dell’editoria televisiva, il Gruppo Mediaset e il suo proprietario, Silvio Berlusconi.
 
L’esperienza di questi anni c’insegna che il Bene Comune è immancabilmente soccombente, quando ha la sfortuna d’imbattersi negli interessi privati del capo del governo italiano; e tanto basta a farci perdere ogni speranza sulla prossima realizzazione della Rete Telematica Nazionale in fibra ottica.
 
La natura predatoria dei grandi capitalisti italiani ha sottratto alla nostra comunità nazionale un grande complesso industriale come Telecom Italia.
 
La natura predatoria e la sconfinata avidità del grande capitalista che è a capo del governo italiano impediscono all’Italia di dotarsi dell’Infrastruttura di cui ha più bisogno.

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