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Energia rinnovabile: il futuro e il presente dell’Italia

Secondo il rapporto "Comuni rinnovabili 2013", presentato martedì a Roma da Legambiente, il primo comune italiano che vanta la maggior presenza di energie rinnovabili è Prato allo Stelvio, nel bolzanese. Come il comune trentino ve ne sono altri 26 dello 'Stivale' che sono 'verdi' al 100 per cento e altri 2400 pronti ad entrare nella classifica. Il rapporto è stato realizzato con il contributo di GSE (Gestore Servizi Energetici) e Sorgenia ed è stato presentato presso la sede del GSE nella capitale.

Questi 2400 producono più energia di quanta ne consumino le famiglie residenti. Pertanto, possono considerarsi autonomi.

Il primo premio è stato assegnato alla cooperativa 'E-Wark Prad' (in grado di coprire tutto il fabbisogno energetico comunale) e al comune Prato allo Stelvio (BZ) per lo sviluppo delle rinnovabili e vantaggi per le utenze. Il Comune di Piacenza è stato premiato per il progetto di solarizzazione degli edifici pubblici e la 'Società Energetica Lucana' è stata premiata per le attività di pianificazione energetica

È corsa al fotovoltaico: gli impianti in Italia, termici ed elettrici, sono diffusi nel 98% dei comuni con più di mezzo milione di impianti da fonti rinnovabili che ha garantito nel 2012 un terzo dei consumi elettrici e il 13% complessivi in Italia.

Sono 7.970 i comuni nei quali è presente almeno un impianto. E dopo cinque anni, dal 2008, i comuni sono quasi triplicati. Quindi, una progressione continua, anno dopo anno.

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Nel 97% dei comuni italiani il sole è la principale fonte energetica: nel cremonese e in provincia di Trento vi è il più alto numero di impianti, rispettivamente, nel settore fotovoltaico e nel solare termico. 
Per quanto riguarda l'eolico si annoverano 571 comuni (di cui 296 autonomi) nonostante il 'Belpaese' non sia un territorio ventoso.

Per il mini idroelettrico si contano invece 1053 comuni; per la geotermia, fanalino di coda, (sfruttamento del calore naturale della Terra) 369 e per le bioenergie si sale di nuovo sopra la soglia dei mille (1494 comuni). 

Il rinnovabile subentra al termoelettrico, più inquinante, e garantisce un più compatto e crescente sistema occupazionale. A inizi 2012 si contavano circa 120 mila occupati e si prospetta che entro il 2020 questo numero salga a circa 250 mila. 

''L'Italia presenta una forte dipendenza energetica dall'estero'', pari a circa l'84%. Per ridurne la dipendenza, stando alla ricerca, 'Studio sulla sicurezza energetica in Italia e in Europa', presentata dalla fondazione De Gasperi in collaborazione con il 'Centre for european studies' (Ces) è necessario ridurre la quantità di energia importata attraverso il contenimento dei consumi e l'incremento dell'uso delle risorse locali e, ancora, con la diversificazione delle fonti e lo sviluppo di tecnologie. 

"Come in tanti altri settori, anche in quello energetico ci vuole più Europa", ha dichiarato il presidente della fondazione De Gasperi, Franco Frattini, in occasione della presentazione del rapporto di Legambiente.

"L'Ue  ha aggiunto invece il ministro all'Ambiente, Corrado Clini  deve diversificare forniture, tecnologie e fonti e in questo sono fondamentali gli investimenti europei, tema che ancora non si è tradotto in politiche nazionali concrete". Insomma si tratta di "legare l'obiettivo economico con quello ambientale".

Secondo il presidente dell'"Autorità per l'energia elettrica e il gas", Guido Bortoni, ''va riconosciuto che le fonti rinnovabili, specie quelle elettriche, hanno raggiunto uno stato di maturità sia in termini di volumi che di diffusione. Devono essere pienamente integrate nel sistema elettrico e non più solo ospitate, ma anche partecipare alla vita del sistema''.

La visione sostenibile di Bortoni non si discosta dalla sembre più diffusa tendenza dei cittadini italiani. Tale cambiamento sembra essere comprovato dal parare scientifico dei ricercatori di Gfk-Eurisko, secondo i quali le scelte di consumo legate alla sostenibilità sono decisamente cresciute e si starebbero "combinando cinque comportamenti fondamentali":

 

Maggiore attenzione nei confronti della riduzione dei consumi inutili e costosi (il 30% della popolazione dichiara che consumiamo e possediamo cose di cui potremmo fare a meno);
Maggiore interesse verso una complessiva diminuzione degli sprechi (acqua ed energia in primis, ma non solo);
Gestione più responsabile degli oggetti per farli durare più a lungo, superando la cultura dell’usa e getta;
Consapevolezza riguardo al ciclo di vita dei beni, con attenzione alla filiera, allo smaltimento, alla raccolta differenziata;
Scelta di prodotti e marche "responsabili" tanto da un punto di vista ambientale che sociale".

AVoiComunicare riporta anche le parole di Paolo Anselmi, Direttore del Dipartimento Internazionale di Gfk-Eurisko:

Nonostante la crisi oggi il numero degli italiani che si dichiarano molto attenti all'ambiente nei comportamenti quotidiani è cresciuto

Pare si stia lentamente affermando un nuovo modello di consumo, sostenibile, responsabile e attento

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