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Emozioni politiche. Un libro di Martha Nussbaum edito da Il Mulino

Viviamo nell’era dell’homo oeconomicus: quell’uomo che, messo di fronte alle proprie alternative, sceglie sempre quella che razionalmente ritiene migliore per sé. In tutti gli ambiti: da quello economico, fino a quello politico, dove la “scelta” prende il nome di “voto”. Ma viviamo in quest’era non perché un siffatto uomo esista, anzi: ormai questo modello è stato demolito a più riprese da diverse branche del sapere (dalla teoria dei giochi alle neuroscienze); bensì perché i pregiudizi sono durissimi a morire, e a quest’idea della razionalità umana onnipresente noi proprio non riusciamo a rinunciarci.

In realtà le cose sono molto più complesse e variopinte e in ogni àmbito dell’esistenza (dalla scelta delle scatolette sullo scaffale a quella, appunto, del rappresentante politico) l’uomo investe tutte le proprie risorse, da quelle più razionali a quelle più emotive. E ciò che più conta è che, in questo processo, l’uomo applica sempre tutte le sue facoltà insieme: non esistono separazioni a monte; ma solo, a valle, delle distinzioni. Il che non sorprende, se è vero che l’uomo non è affatto un meccanismo, per quanto sofisticato (come la bambola di Cartesio) ma un’unità originariamente inscindibile di tutte le sue facoltà.

Quello che sorprende è che la teoria politica non ne abbia ancora preso consapevolezza (mentre il marketing della politica, ahimé, sì) e che continui a trattare l’uomo come un “marciatore su strade convenienti”, ignorando che spesso le azioni umane, sia personali sia collettive, sono dettate più dalla passione che dal calcolo. Martha Nussbaum consegna un libro ponderoso che affronta questo tema da diversi punti di vista, fino a chiudere con un’Appendice sulla “teoria delle emozioni” (e sulla “intelligenza” di queste ultime). Con il suo consueto stile fluido altalena la riflessione tra la filosofia di Rousseau e la musica di Mozart, tra la spiritualità di Tagore e il “male radicale” di Kant.

Tradotto a tempo di record (l’originale inglese è del 2013) e offerto qui in una bella edizione rilegata a filo con sovraccoperta, questo libro ci ricorda tra l’altro che la solidarietà è importante almeno quanto l'efficienza e che una società si nutre di entrambe e non può fare a meno di nessuna. Tanto che, quando la prima viene rimpiazzata dall’avidità egoistica (c’è ancora qualche illuso convinto che i mercati siano mossi dalla mera razionalità?), accade il disastro. La chiamano “crisi”. Ma è di questo che stanno parlando

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