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Elezioni farsa in Birmania

Il prossimo 7 novembre si terranno dopo venti anni le elezioni legislative in Birmania, voglio ricordare che la giunta militare ha deciso di cambiare il nome in Myanmar e che le ultime elezioni le vinse il partito di Auug San Suu Kyi, Premio Nobel della Pace che continua a essere agli arresti domiciliari.
 
Anche stavolta lei e il suo partito “La Lega nazionale per la democrazia“ non potranno partecipare. La giunta militare si è fatta una legge elettorale a suo uso e consumo, gli ordini religiosi non possono partecipare, chi ha subito una condanna politica, non può partecipare, parole offensive nei confronti dell’autorità non si possono pronunciare, quindi tutti quelli che hanno manifestato e partecipato per migliorare la vita civile, attivisti democratici e religiosi, non possono partecipare e devono stare pure zitti. Questa legge impedisce ad esempio ai monaci buddisti, protagonisti della protesta di partecipare alle elezioni; questa legge impedisce, secondo l’Onu, a 2100 persone perseguitate di partecipare alle elezioni; questa legge impedisce ai dipendenti statali di aderire ai partiti. Secondo il giornalista birmano Win Tin, che ha passato 19 anni in carcere ed è stato uno dei fondatori della Lega Nazionale per la Democrazia (NID) al Washington Post, l’azione della giunta militare: ”E’un ostacolo per limitarci ancora di più: il colpo finale che il regime dei generali vuol dare all’opposizione; la direttiva emanata dai militari servirà a stabilire una dittatura permanente, visto che accettarla significherebbe rinunciare, oltre che Aung San Suu Kyi, a tutti i detenuti che sono o sono stati imprigionati: senza di loro,il nostro partito non sarebbe nulla”.

Tomás Ojea Quintana, inviato speciale delle Nazioni Unite, vorrebbe istituire una commissione d’inchiesta per indagare sui crimini di guerra e contro l’umanità commessi dalla giunta militare.

Gli Stati Uniti, L’Europa, l’Onu le nazioni asiatiche, tutti avevano chiesto libere elezioni, dove veniva data la possibilità a tutti i partiti e alle persone di partecipare.

Sempre per Win Tin: "il sostegno degli organi internazionali è ancora troppo latente, quindi non basterà; la nostra paura è che le dichiarazioni dei leader internazionali non saranno integrate da misure efficaci per risolvere la crisi della politica birmana. I governi del mondo dovrebbero opporsi fermamente alle elezione indette dal regime e premere affinché ci siano sostanziali cambiamenti: in primis, il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici, compresa Aung San Suu Kyi, e la cessazione della campagna militare del regime contro le minoranze etniche La Lega Nazionale per la Democrazia non scomparirà perché siamo tra la gente, con la gente. Continueremo a lottare per la democrazia, per i diritti umani e per l’uguaglianza tra tutte le etnie perché è l’unico modo per smantellare la dittatura militare. Per questo, ci puniranno duramente”.

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