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 Home page > Attualità > Politica > Elezioni, è l’ora della svolta: imprescindibilità della dignità

Elezioni, è l’ora della svolta: imprescindibilità della dignità

...Essendo ormai consapevoli che su questa terra noi soli possiamo pensare a noi stessi perché nessun altro lo fa visto che i nostri delegati politici o sindacalisti che siano pensano soltanto chi alle loro carriere, chi esclusivamente ai propri conti in banca

Chi segue il mio blog sa che da un bel po’ di tempo (per l’esattezza da quando ci si è resi conto sempre e sempre di più della pochezza della classe politica e comunque di tutta la classe dirigente italiana e mondiale – essendo ormai consapevoli che su questa terra noi soli possiamo pensare a noi stessi perchè nessun altro lo fa visto che i nostri delegati politici o sindacalisti che siano pensano soltanto chi alle proprie carriere, chi esclusivamente ai propri conti in banca, sottraendo per questo anche risorse economiche che invece dovrebbero servire al nostro sostentamento) ha posto l’accento sulla imprescindibilità della dignità dei lavoratori prima di tutto, dei cittadini comuni in genere e degli Ultimi e dei Dimenticati.

Adesso è l’ora!
Per fare comprendere meglio il nostro pensiero racconteremo ancora un episodio che ci era capitato da ragazzi: avevo appena finito l’anno scolastico e mi ero trovato un lavoretto presso un bar vicino a casa mia per poter avere qualche soldo in tasca durante quell’estate.
Inizio a lavorare mettendomi dietro al bancone per dare una mano.

Arriva un cliente, chiede un caffè, il titolare del bar lo prepara e io metto il piattino e il cucchiaino sul banco. È il primo piattino che metto sul banco, il titolare in modo sgarbato corregge la posizione del cucchiaino e mi rimprovera a voce alta dicendomi che il cucchiaino non si mette così, ma così...
Siccome ho sempre pensato che ci sono modi e modi per rivolgersi anche a un subalterno e non per forza questi devono essere incivili, gli ho risposto, come mi è proprio da sempre: “La prossima volta se lo mette lei!”.

E ho preso la porta e me ne sono andato.
Naturalmente quel signore non avrà avuto alcuna difficoltà a trovare un altro ragazzino disposto a subire la sua maleducazione e ad essere trattato come i bianchi trattavano i “negri” fino a non molto tempo fa. Questo per dire che non c’è sindacato che tenga: se uno è schiavo, è schiavo e basta.
Naturalmente questa mia visione dei rapporti tra principale e dipendente non mi ha portato a grandi carriere, ma solo a una vita di lavoro dignitosa.

E mi ha anche portato a un prepensionamento (poi post-datato) che mi fa vivere per un certo periodo nel limbo dei senza stipendio e senza pensione.

Infatti se avessi accettato (vista la crisi dell’azienda in cui lavoravo provocata da scelte palesemente sbagliate della direzione) una riduzione di stipendio alla stregua di un ragazzo in cerca di lavoro (alla mia età e con la mia esperienza) – di fare regolarmente straordinario non pagato per permettere al titolare un’auto di lusso in più in mezzo alle altre, se avessi accettato di lavorare con la testa bassa accettando direttive anche sbagliate da parte di chi non ha la minima idea di come si svolge nel particolare il mio lavoro, sarei ancora dentro l’azienda fino alla naturale scadenza, posticipata dal governo in carica, dei miei anni di lavoro.

Altri hanno accettato il compromesso e sono gli stessi che da ragazzini hanno sostituito un ragazzo che dal datore di lavoro pretendeva l’educazione.

Sono pure gli stessi che hanno votato favorevolmente allo sporco famoso referendum di Marchionne, quello che prometteva mari e monti in cambio di un po’ di diritti acquisiti e dignità in meno.
Tutto questo per dire cosa.. Per dire, ripeto, che è l’ora della svolta.

L’imprescindibilità della dignità è il primo punto per l’essere umano.
Non piegatevi per un pezzo di pane in più o in meno.

Piuttosto fate la fame, ma pretendete sempre rispetto e considerazione.
Non fatevi trattare come i bianchi pensavano di poter trattare i “negri”, perchè è così, pensateci bene..
La parola d’ordine nei confronti dei principali e dei “superiori”, nonché dei politici, deve essere: “Tu senza di noi non sei niente. Quindi rispetto ed educazione altrimenti ti mando a... quel paese!”
Non credete che ne avremmo ben donde?
Ce la facciamo a fare questa rivoluzione?
Partiamo noi! Via!”

Questo articolo è stato pubblicato qui

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