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 Home page > Attualità > Cultura > Elena Valdini - Strage Continua (prima parte)

Elena Valdini - Strage Continua (prima parte)

A chi conosce tutte le mattine, tutti i pomeriggi e tutte le sere

"La mente è un archeologo
che scava tenacemente nel passato
e mi conduce di prepotenza
dove non vorrei andare"
(
Luigi Pintor, I luoghi del delitto)

Chi è Elena Valdini**? una giornalista.
Cosa scrive Elena Valdini? La vita, la morte, la speranza, la solitudine, il conforto, lo scoramento.
Cosa ha spinto Elena Valdini a diventare giornalista, prima, e a scrivere questo libro, poi? La morte. Ma non solo. La falsa verità. Ma non è abbastanza. La rabbia. Eppure non è sufficiente.

Elena è una ragazza, una donna, una professionista. E, con orgoglio, una nuova amica. Questa è per me l’intervista più difficile e dura.

Elena si racconterà, prima, attraverso le parole del suo libro e, poi, attraverso la sua voce, aggiungendo un tassello, per questa occasione speciale, a ciò che ha già una testimonianza.

Il libro di Elena non lo conoscevo. Ho contattato l’editore per caso.
Mi hanno detto: abbiamo due libri da proporle, siamo sicuri che li troverà interessanti.
Uno dei due era questo, rimasto per un po’ sopra gli altri, da una parte.
Strage continua. Vabbè, l’ennesima pubblicazione su qualche morto famoso, su qualche tragico evento.
Parlavo senza dare peso, per un dolore che ho sepolto altrove.
Poi ho letto i "pretesti" nelle prime pagine. E non l’ho lasciato più.
E poi ho conosciuto Elena, la sua voce, la sua capacità di arrivarti dentro con poche semplici parole.

Ci siamo trovate, o, forse, ritrovate. E ciò che è stato detto è un regalo così prezioso che lo custodirò con grande attenzione.
Ma le stesse cose traspaiono qui. E così, come mi ha chiesto di fare, comincio a narrare la sua storia, la storia di tante vittime senza voce.

"Questo libro, questo viaggio, non è un’inchiesta e non è nemmeno un diario, una confessione. Questo libro sono i miei ventisette anni; meglio sono i miei ultimi undici anni. Ne avevo sedici la prima volta che mi sono confrontata con la morte: seguendo il feretro di una di noi, ho conosciuto le stragi del sabato sera. Da quel giorno per me, la morte è soprattutto la morte in strada"*.



Una perdita, dunque, alla base di una scelta che ha segnato la vita di Elena. Un percorso iniziato con la necessità di fare chiarezza, sì, ma anche una scelta che aggiunge concretezza ed immediatezza ad un fatto di cronaca che altrimenti sarebbe rimasto tale.

"Se non potevo rimediare la mia storia , dovevo provare a raccontarne altre di simili con la maggiore attenzione possibile; ancora non sapevo che, così facendo, provavo a recuperare un equilibrio. Non sapevo ancora che tutto ciò è definito da una dicitura precisa: elaborazione del lutto"*.

Così inizia la sua avventura nel mondo dei reporter: "Ho scoperto che un cronista di nera il mattino quando si sveglia telefona al pronto soccorso per sapere se ci sono stati morti o feriti nella notte"*.

Ma presto si rende conto che il semplice raccontare è di per se’ un’operazione giusta a metà; sente che non è tutto: "MI sono domandata che cosa non mi bastava nelle tremila battute che mi venivano commissionate dal giornale e allora ho provato a mettere insieme quel che avevo: il bisogno di capire e un po’ di mestiere; poco, molto poco"*.

"Sedici morti ogni giorno. Sedici morti sono minimo ottanta persone che ogni giorno scoprono che la vita che conoscevano è finita. [...] Seicentoquaranta scontri, novecentododici feriti, sedici morti al giorno (Rapporto Istat-Aci 2006): è una strage inaccettabile. Venticinque scontri ogni ora, una persona che muore ogni ora e mezza, ogni giorno"*.

L’amarezza e lo stupore più grandi nello scoprire, poi, che chi era causa di questi "incidenti" il più delle volte non viene nemmeno sanzionato; anzi, non è previsto, in molti casi, nemmeno il ritiro della patente, al massimo una sospensione di qualche mese, se le attenuanti non solo tali da annullare anche questo piccolo granello di nulla. "E’ inaccettabile che chi non rispetta le regole uccida degli innocenti. E’ inaccettabile che ci siano persone convinte che un ubriaco che ammazza su strada finisca in prigione. E’ inaccetabile che padre e madre vedano dopo una settimana il carnefice del loro figlio di nuovo al volante.
[...] E’ inaccettabile che si parli ancora di incidenti stradali. L’incidente è dovuto solo al caso. Qui stiamo parlando di una
guerra, di veri scontri su strada (in questo libro sarà usata solo questa espressione)"*.

Un’ultima frase prima terminare questo primo incontro, questo primo round contro l’assurdo: "E’ molto probabile che io non abbia capito niente. Spero che nessuno si sentirà ingannato se giro la domanda e chiedo: la verità, vi prego, sulla strada"*.

(* citazioni su indicazione dell’autrice)
Elena Valdini - Strage Continua
ed. Chiarelettere, novembre 2008 - pgg. 200 - € 12,00

(**Sempre su Strage Continua visionare anche il precedente articolo, altra ispirazione di questo mio, qui su AV, firma: Chiara Lalli)

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.111) 24 dicembre 2008 20:25
    Damiano Mazzotti

    Tutti noi abbiamo bisogno di un capo espiatorio per scaricare l’aggressività derivante da un lutto...
    Ma dobbiamo fare attenzione con l’atteggiamento infantile molto italiano dettato dall’emozione che scambia l’esito di un’azione con la volontà d’azione... Se lei presta la moto ad un amico e questa persona ha un incidente lei si sentirà in colpa ma non è colpevole... Il mondo è dettato dal caso e purtroppo ogni essere umano in quanto essere umano ha dei momenti di disattenzione e può sbagliare... Non è però un atto volontario... Certi atti vanno puniti, ma con le giuste punizioni... Le donne accusano gli uomini di essere ubriachi ma gli uomini potrebbero accusare le donne di non guardare gli specchietti retrovisori o di parlare continuamente al telefonino o di truccarsi o sistemarsi i capelli in macchina in movimento...

  • Di lucia (---.---.---.64) 9 ottobre 2009 08:59

    grazie x aver affrontato questo terribile argomento! io ho il terrore dell’autostrada e ho scoperto che come me molte mie amiche e conoscenti hanno rinunciato a percorere queste vie mostruose dove la vita è l’ultima preoccupazione. Anche sulle altre stade ci facciamo sempre carico di rimediare agli errori degli altri: ma ci riusciremo sempre? spesso mi sono sentita miracolata!!!!!!!!!! vivo nella preoccupazione costante x i miei cari e x gli amici :io credo e mi rifugio nella preghiera, mi domando, però, come mai solo l’ ITALIA, nell’ Europa, non abbia una legislazione e una polizia stradale efficiente in questo settore e mi ricordo del ministro FERRI che avendo posto dei limiti più rigorosi di velocità venne quasi subito rimosso dal’incarico. Non sarà che in un paese dove non si rispettano le donne è consequenziale non rispettare la vita, tranne che impegnare forze e risorse x forme di vita ipotetiche? 
    tutta la mia stima lucia

  • Di Pier Carlo Reggio (---.---.---.154) 21 ottobre 2009 11:32

    Per E.Valdini. Non ho letto il suo libro ma lo leggerò verso Natale di sicuro. Non so se vi troverò una cosa che ho pensato a proposito del modo di guidare l’automobile della maggioranza degli Italiani e che mi sembra anche lei potrebbe avere pensato . Il modo di guidare è una delle molte espressioni di un cambiamento avvenuto negli Italiani .All’estero la gente è diversa perchè ha conservato anche nella società industriale alcuni modi di vivere fondati sull’autocontrollo e la consapevolezza. In Italia moltissimi pensano che si è "forti" se si va sempre la cosa più ovvia e immediatamente affermativa. Ad es. se un auto rallenta per svoltare a destra in una stradina l’automobilista che segue si avvicna moltissimo come se volesse fare pesare che ha dovuto rallentare. Assurdamente sciocco. Episodi similari sono il sintomo di qualcosa .Ogni società deve avere un tessuto di tradizioni,modi di fare le cose (alle quali si può trasgredire ma allora è un atto consapevole) .Un tempo la ragazza con ansie d’amore si imponeva di continuare a fare le cose da fare ,magari cantando una malinconica canzone. Un uomo contrariato cercava di guidare tuttavia con calma .Oggi tutto ciò è saltato.Con stima ,Pier Carlo.

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