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Egitto, proroga lo stato di sicurezza: basta un abbraccio per essere espulsi dall’Università

L'Egitto è in perenne stato di sicurezza. Dai fatti di aprile 2017, ha continuato a prorogare lo stato d'emergenza, che consente di adottare misure repressive speciali, per contrastare il terrorismo. Stato d'emergenza che alla fine dei conti si sta rivelando funzionale al mantenimento e consolidamento del potere attuale. Alla fine dei conti chiunque può essere accusato di terrorismo.
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bandiera egitto

Basta essere solo sospettato, che vieni ammazzato all'istante. Come successo dopo l'attentato di Giza. Niente processo formale. Un blitz. Basta essere considerato "presunto terrorista" e viene ammazzato. Funziona così. Poteri speciali che reprimono ogni libertà, ogni forma di dissenso, stampa censurata, internet considerato ostile, censurato, per arrivare a fatti sempre più gravosi, ma tipici di un sistema dittatoriale, fortemente autoritario. Come quanto accaduto al consulente della famiglia di Giulio.
 
Lofty, direttore della Commissione egiziana per i diritti umani. Ha subito delle chiare intimidazioni, da parte della solita sicurezza nazionale. Reazione che consegue all'aver iscritto in Italia nel registro degli indagati alcuni esponenti della sicurezza nazionale per l'omicidio che potremmo definire "di stato" di Giulio. Ricordiamo che la moglie di Lofty, Amal, in virtù di accuse farlocche, dopo essere stata rilasciata per cauzione, e con un ritardo di diversi giorni, è stata condannata a due anni di carcere. Intento di ritorsione e che punisce comunque chi osa mettere in discussione il sistema di potere, denunciando violazioni.
In un Paese dove basta un solo abbraccio per essere espulsi dall'Università. Come denuncia France24.
 
"Domenica, l'università egiziana Al-Azhar ha dichiarato di aver espulso una studentessa dopo che questa era apparsa in un video mentre abbracciava un collega di sesso maschile, accusandola di minare la reputazione della scuola." Si pensava che fosse forse una proposta di matrimonio.
France24 che sottolinea che in quel Paese l'anno scorso,"hanno detenuto una cantante per quattro giorni per 'incitamento alla dissolutezza' dopo un video clip online che includeva sensuali danze orientali e gesti suggestivi diventati virali.E nel 2017 un'altra cantante pop è stata condannata a due anni di carcere con accuse simili, la sua condanna è stata ridotta a un anno in appello".
 
E mentre il nostro Paese si preoccupa ad attivarsi per dimostrare quanto è sicuro l'Egitto per i turisti italiani, continua, in modo inaccettabile, a stare con un piede in due scarpe.
D'altronde servirebbe un gran atto di coraggio per dichiarare l'Egitto non sicuro, per richiamare l'ambasciatore in Italia, in modo duraturo fino a quando in quel Paese non si registrerà un cambio di rotta sostanziale, perchè ciò significherebbe mettere una pietra tombale su quel sostegno dato al regime nato nel colpo di stato del luglio 2013. Ed i 10 miliardi di affari che il sistema Italia ha con l'Egitto, se non più, non possono mica essere compromessi, nel nome di libertà e diritti. No?
mb

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