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Egitto, mandato d’arresto per il telepredicatore che aizza a stuprare le manifestanti

 

Nelle ultime 48 ore, l’elenco di imputazioni di cui il telepredicatore salafita Ahmed Mahmoud Abdullah (noto come Abu Islam) dovrà rispondere alla giustizia egiziana si è decisamente allungato.

Abu Islam è già sotto processo da settembre, per aver dato fuoco a una copia della Bibbia davanti all’Ambasciata statunitense al Cairo (in bizzarra simmetria col suo collega, altrettanto “salafita”, della Florida, il reverendo Terry Jones), in una delle proteste scatenate dalla diffusione del film “L’innocenza dei musulmani”, da molti giudicato blasfemo e offensivo nei confronti del profeta Maometto. 

Lo scorso novembre, un tribunale egiziano ha condannato a morte in contumacia il reverendo Jones e sei copti residenti negli Usa, questi ultimi ritenuti i produttori del film.

Da domenica, però, Abu Islam ha anche una denuncia per offesa ai cristianiUn attivista copto lo ha citato in giudizio per una serie di commenti fatti durante una predica dall’emittente televisiva di cui è proprietario, al-Umma, commenti poi rilasciati anche al prestigioso quotidiano al-Ahram.

La Costituzione egiziana proibisce l’insulto alla religione.

Il fatto più grave di cui Abu Islam è imputato è però un altro. Sono queste parole aberranti e istigatrici:

Stuprare le manifestanti è halal, lecito”, poiché si tratta di “donne che vanno a Tahrir perché desiderano essere stuprate, sono per il 90 per cento crociate e per il 10 per cento vedove che non hanno vergogna, non hanno paura e non hanno neanche femminilità” (qui il video)

Parole infamanti e incendiarie, considerando anche la gravissima diffusione degli stupri nella piazza-simbolo della rivoluzione egiziana.

A chi di noi e di voi ha festeggiato, giovedì scorso, San Valentino giunga postumo (possibilmente dalla cella di un carcere!) l’ultimo degli anatemi di Abu Islam: “San Valentino è un evento dei cristiani, una celebrazione dell’adulterio e della prostituzione”.

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