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 Home page > Attualità > Politica > E se rimanesse Monti? La costituzione dice che si può fare

E se rimanesse Monti? La costituzione dice che si può fare

Tutti sono grandi costituzionalisti, e ne dicono di tutti i colori. Si può governare senza governo o no? C’è chi dice che si può fare, come Grillo e chi dice che non è possibile, come la maggior parte dei giornalisti, commentatori Tv e opinionisti vari.

Come in tutte le cose, anche la Costituzione va interpretata, dipende poi dalla “volontà” di fare o non fare. Invece di dire e basta, o leggersi tutta la Costituzione e pensare di essere in grado di interpretarla a dovere, io dico la mia e, come sempre, non ho la verità in tasca, ma nemmeno gli altri.

Ovunque si legge quanto prevede l’Art. 94 della Costituzione per giustificare che serve un governo.

  1. Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
  2. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.
  3. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.
  4. Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.
  5. La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.

Il governo Monti ha ottenuto la fiducia delle due Camere nel mese di novembre 2011, ottenuta entro i dieci giorni previsti e mai ha ricevuto alcuna revoca. Il governo è tuttora in carica, tant’è che in presenza delle dimissioni del Ministro TerziNapolitano ha nominato Ministro degli Esteri “ad interim” lo stesso presidente Monti. Se qualcuno asserisce, a ragione, che il governo non può operare se non per la normale amministrazione, ricordo a tutti che questo succede perché Mario Monti ha lasciato l’incarico il 21 dicembre 2012 rassegnando, nelle mani del presidente della Repubblica, le proprie “irrevocabili dimissioni“, confermando la disponibilità a restare in carica “per il disbrigo degli affari correnti“.

È allora che Napolitano, nel prendere atto delle dimissioni di Mario Monti, ha poi svolto le consultazioni di rito, al termine delle quali ha deciso per le elezioni del 24/25 febbraio 2013. Non avesse dato le dimissioni, il governo sarebbe nel legittimo e pieno diritto di svolgere il proprio ruolo, finché altri non fossero nelle condizioni di formare un nuovo esecutivo. Ricordo, altresì, che non vi è norma che faccia decadere un governo in automatico (nemmeno a fine legislatura, in tal caso smette di funzionare il Parlamento e non il governo), bensì questo deve essere sostituito ogni qualvolta il precedente risulti dimissionario e in presenza di nuovo incarico da parte del presidente della Repubblica, ovvero, lo decida il Parlamento revocando la fiducia al vecchio per concederla al nuovo.

Da notare che il presidente della Repubblica non accetta mai le dimissioni, ma lo fa con “riserva”, questo perché potrebbe sempre ripensarci, Napolitano lo potrebbe fare anche ora. Infatti la norma prevede che, nel caso in cui il governo rassegni le proprie dimissioni, lo stesso governo dimissionario rimane comunque in carica. Chiaro è il fatto che l’attività del governo dimissionario è molto limitato e circoscritto all’ordinaria amministrazione, ma può comunque compiere gli atti di esecuzione dei progetti di legge vigenti (di progetti di legge per la modifica della norma elettorale ve ne sono a decine), pur astenendosi da tutti quegli atti discrezionali e politici, ma solo per logica e conseguente opportunità di una eventuale responsabilità, anche personale. La nozione di ordinaria amministrazione è comunque molto elastica e, a volte, altri governi dimissionari del passato hanno affrontato temi importanti, se ritenuti di particolare urgenza.

Fatto sta che il normale ordinamento giuridico e costituzionale impone - quindi non è una facoltà bensì è fatto obbligo - che il governo dimissionario rimanga in carica finché non c’è il giuramento del nuovo governo. Non vi è un limite di tempo in tal senso, se non quello indicato dalla carta costituzionale, cioè che altri ottengano l’incarico per formare un nuovo governo che giuri nelle mani del Capo dello Stato. La Costituzione prevede persino che il presidente Napolitano, piuttosto di mandare tutto a carte quarantotto, possa sciogliere la riserva e non accettare le dimissioni di Monti respingendole come “atto urgente e motivato“. A questo punto non servirebbe un nuovo voto di fiducia, in quanto il governo Monti l’ha già ottenuto a novembre 2011, e l’esecutivo potrebbe tornare a svolgere la sua normale attività.

È naturale pensare che questo fatto sia unico, mai in passato ci si è ritrovati in una situazione simile e anch’io sono convinto che sia un’assurdità, ma non tanto di più di quella che stiamo vivendo attualmente con lo stallo più completo e il paese alla deriva. Si può fare, quindi, magari poche cose, ma buone e necessarie. Oppure si può decidere che è meglio fare diversamente, nessuno dice che anche questa posizione sia o meno legittima.

Ma, almeno, non diciamo solo che non si può fare, magari per screditare e basta!

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.82) 30 marzo 2013 19:11

    BRAVO!
    Parole profetiche.

    Se non sbaglio è esattamente quanto sta accadendo.
  • Di (---.---.---.220) 3 aprile 2013 22:36

    esiste anche una costituzione immateriale, fatta di prassi che si sono consolidate nel tempo.
    affermare che il governo che non ha la fiducia delle camere (tanto che la situazione di crisi ha determinato la necessità di sciogliere anticipatamente le camere medesime per convocare i comizi elettorali) e che, dimissionario, si impegna al disbrigo dei soli affati correnti possa, invece, considerarsi un governo a tutti gli effetti è puro analfabetismo giuridico.
    e’ evidente che tale governo, nei limiti di quanto necessario, resti in carica sino alla formazione del nuovo collegio esecutivo; affermare (come pare dall’inizio dello scritto che, ammetto, ho poi abbandonato senza concluderne la lettura) che tale situazione non sia problematica mi pare affermazione alquanto bislacca, a meno di non desiderare un paese senza politiche (nel senso di policies) ed occupato unicamente dell’amministrazione "condominiale".

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