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Draghi o non Draghi?

 La disputa attuale che riguarda il problema di affidare il potere a “tecnici” o “politici” è mal posta, perché vi è bisogno di entrambi, ma con una distinzione che veda la politica prevalere sull’economia. 

Naturalmente nel mondo attuale, basato sul capitalismo, succede esattamente il contrario e il potere reale è quello delle banche, degli industriali, dei proprietari dei mezzi di informazione, che è in grado di piegare la politica ai propri interessi, ora con la corruzione, ora con le minacce, ora con la eliminazione fisica, ora con la calunnia e il discredito. Una politica che appare corrotta e impotente è un buon risultato proprio per chi ha lavorato in quella direzione e si propone come unico sistema capace di produrre, informare, distribuire le merci.

La grande “democrazia” americana ha istituzionalizzato la supremazia dell’economia sulla politica permettendo, persino nel Congresso, la presenza di lobby capaci di ottenere leggi a proprio favore, con finanziamenti legali di candidati e partiti. Come uscire da questa sostanziale dittatura dell’economia sulla politica? Ad esempio, si può partire dalle evidenze emerse durante la pandemia Covid che la sola sanità pubblica, è stata costretta a fronteggiare. Ne deriva la necessità di eliminare la competenza regionale sulla sanità, eliminando le convenzioni tra sanità pubblica e sanità privata, eliminando la concezione di azienda delle ASL, ed eliminando il potere della politica sulle nomine nella sanità pubblica.

Devono prevalere gli interessi dei cittadini, dove prevenzione e ricerca sarebbero spese illuminate, frutto di una apertura mentale politica e non solo tecnica. Draghi, che oggi viene chiamato ad un eminente ruolo politico, è un tecnico, un banchiere, il cui massimo livello di competenza è dirigere la Banca d’Italia e la Banca Europea, ma che non è mai stato eletto in nessun collegio elettorale che, da banchiere centrale, non si è mai accorto di ciò che succedeva al Monte dei Paschi di Siena. Un buon politico può nascere solo dall’esperienza di amministratore del territorio in cui vive, per portare in Parlamento problemi e proposte dei cittadini, dopo essere stato giudicato per le sue capacità e qualità morali. Non mi fido di chi si propone in politica senza passare dall’esperienza amministrativa e dal radicamento nel territorio.

La POLITICA con la P maiuscola deve svolgere il delicato compito di creare una classe dirigente con capacità di vedere le cose nel loro insieme, dal particolare del proprio Comuna al generale del paese intero, passando da sindaco a parlamentare e magari tornare a fare il sindaco dopo due legislature. Quanto ai “tecnici” è giusto utilizzarli come consulenti e inserirli sulle strutture ministeriali e nei laboratori di ricerca, ma è solo una buona politica votata al benessere generale dei cittadini che deve prendere le decisioni.

Paolo De Gregorio

Foto: Wikimedia

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