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Dopo l’alluvione di Messina paura anche a Sanremo per il nuovo complesso di 17mila metri quadri

Solamente l’attuale Presidente del Consiglio Comunale Marco Lupi, della Lega Nord, ai tempi si oppose alla Delibera proposta dall’allora assessore Gorlero. Il Pdl si astenne, il centro- sinistra di Borea votò a favore.

Gli abitanti della Vesca a Sanremo temono che la collina della Madonna della Guardia si trasformi, in caso di piogge abbondanti, in una nuova Giampilieri e dicono no all’edilizia. 

Singolare e vistosa protesta quella messa in atti da alcune famiglie sanremesi che abitano nella zona della Vesca, nei pressi del faro di Capo Verde: su di un lungo telo bianco, disteso per tutta la lunghezza del muro di cinta di un discount della zona, hanno proclamato la loro indisponibilità a patire le conseguenze di un disastro idrogeologico pari a quello che a Messina ha causato trentasei morti. Stanno infatti per essere rilasciate a Palazzo Bellevue le concessioni edilizie ad un noto imprenditore per la costruzione di un mega- complesso immobiliare della portata di ben diciasettemilametri quadrati. La costruzione di una residenza dalle dimensioni così estese in località La Vesca è stata resa possibile dopo che con una delibera consiliare lo scorso anno la moribonda amministrazione Borea, su proposta dell’allora Assessore all’urbanistica Andrea Gorlero, votò la cancellazione del vincolo d’inedificabilità sul 64% delle frane attive insistenti nel territorio del Comune di Sanremo.

In quell’occasione decisivo fu l’assenso degli appartenenti al Popolo delle Libertà che, o astenendosi o abbandonando l’aula, permise alla striminzita ed eterogenea maggioranza di centro- sinistra di approvare la pratica. Unico consigliere apertamente in dissenso fu Marco Lupi della Lega Nord, allora all’opposizione, oggi Presidente del Consiglio comunale. Probabilmente Lupi da buon “ sanremasco” si sarà allora ricordato di quanto gli avevano sempre raccontato i suoi ascendenti e cioè del fatto che ad inizio novecento una rovinosissima frana, delle dimensioni di quella che la scorsa settimana ha seminato morte e distruzione nelle frazioni a sud della città di Messina, fece crollare in mare l’intera collina della Madonna della Guardia trascinando con se tutte le rigogliose piantagioni floricole che ai tempi erano ancora all’aria aperta. Fu una tragedia memorabile tanto che ogni matuziano verace, almeno sino agli anni ottanta, ne conservò, vuoi per esperienza diretta vuoi perché glielo avevano raccontato nonni e genitori, uno sgradevole ricordo.



Oggi, dopo Sarno e Messina- Giampillieri, a Sanremo si intende ripercorrere le medesime allucinanti strade della speculazione edilizia già percorse con catastrofici risultati nei decenni passati; perdipiù in aree estesamente franose e pure telluriche. Una decisione folle come stigmatizzano i pochi ambientalisti rimasti in città, orfani di un tempo in cui a Sanremo il partito dei Verdi mieteva molti voti. “ La storia della speculazione edilizia della Vesca, voluta dalla maggioranza di centro- sinistra che appoggiava Borea, è l’ennesima dimostrazione di come in pochi anni alcuni ambientalisti che lo scorso anno sedevano nei banchi della maggioranza in fin dei conti tanto ambientalisti non fossero” accusa Maurizio Ferrara, consigliere provinciale dei Verdi negli anni novanta ed ora passato armi e bagagli nelle fila dell’Italia dei Valori.

Anche parecchi geologi e tecnici della Provincia di Imperia stigmatizzano l’idea di una speculazione edilizia alla Vesca rafforzando così il sospetto in ordine all’esistenza in Liguria tra Pd e Pdl di un partito trasversale del mattone come denunciato dai giornalisti Sansa e Preve. 

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