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Dopo 40 anni ritorna il Prometeo di Luigi Nono

Un progetto speciale per celebrare il centenario della nascita del compositore

 

Nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, sede della Biennale di Venezia, è stata presentata l’imminente riproposizione di Prometeo. Tragedia dell’ascolto di Luigi Nono (Venezia, 29 gennaio 1924 – 8 maggio 1990).

Si tratta di un progetto speciale, dell’Archivio storico delle arti contemporanee (ASAC), in occasione del centenario della nascita, realizzato in collaborazione con la Fondazione Archivio Luigi Nono e Ocean Space/Fondazione Bornemisza TBA21, che dal 2019 gestisce la chiesa di San Lorenzo, di antichissime origini.

Il presidente della Biennale Roberto Cicutto ha tenuto a sottolineare che questa nuova produzione non è solo una festa di compleanno. E’ una tappa di un percorso, perché si capisce che l’attività della Biennale non solo non va persa, ma perché ci sono momenti nella storia delle arti che hanno cambiato qualche cosa. Ci fu un incontro di talenti straordinari, affinché questa composizione avvenisse. Abbiamo creato qualcosa che non sarà lo stesso – Renzo Piano costruì un’Arca irriproducibile - , ma che ha un senso, filologicamente il più vicino possibile alla partitura.

Debora Rossi, dirigente responsabile organizzativo dell’ASAC, ha iniziato il suo intervento dicendo che nessuno aveva idea della risposta che avremmo avuto dal pubblico per tutte le sere. Abbiamo avuto richieste da chi aveva già vissuto quell’esperienza 40 anni fa e da Ricercatori e studenti giovani. Ha voluto ringraziare anche gli altri partner – il Conservatorio Benedetto Marcello ; l’Università Ca’Foscari ; l’Università La Sapienza ; lo IULM - , che stanno collaborando alla mappatura delle arti negli ultimi 20 anni. Ha poi ricordato che l’Istituto per la Musica della Fondazione Cini ha in programma ricerche e convegni dedicati al Prometeo ; che la Fondazione Levi ha organizzato il 3 febbraio alle 16 un pomeriggio di studi sulla figura di Roberto Cecconi (1919 – 1987), direttore musicale di palcoscenico e maestro concertatore, che collaborò all’allestimento dell’opera nel 1984 ; che il direttore del Settore Musica di allora era Carlo Fontana ; che sarà ristampato il volume del 1984, Verso Prometeo.

Nuria Nono (7 maggio 1932), figlia di Arnold Schoenberg, ha detto che Nono è stato molto fortunato di avere esecutori molto, molto bravi, i quali studiavano assieme a lui e alla fine erano entusiasti di quello che facevano, una volta superate le difficoltà della partitura.

Ha inoltre aggiunto che Nono era molto aperto a tutte le altre forme di arte e comunicazione e che Prometeo è tragedia dell’ascolto, perché per Gigi la parola più importante era la parola ascolto. Quando scriveva, si immaginava come riceveva questa musica chi doveva cantare.

Il ricordo prosegue. Lavorava con i cantanti e gli strumentisti. Aveva un modo gentile e tranquillo nel parlare con loro. Riusciva a spiegare esattamente anche a chi reputava impossibile fare certe cose. Il rapporto con gli esecutori era importante. Chi vede, sente l’emozione, dietro questa musica. Penso che sia stato fortunatissimo, perché ha ricevuto molto interesse.

Il riallestimento andrà in scena dal 26 al 29 gennaio.

La tragedia ha avuto, nel tempo, diverse riedizioni, ma mai nel luogo per cui era stata concepita, la chiesa di San Lorenzo.

Luigi Nono la definì così : Non è un’opera. Nè un melodramma, né una cantata, né un oratorio, né un concerto. E’ una tragedia composta di suoni, con la complicità di uno spazio.

All’epoca fu un evento memorabile per una serie di fattori :

1. La complessità della concezione, che sovvertiva estetiche, culture, regole e convenzioni, rappresentando una summa della lunga ricerca di Nono ;

2. La grandiosità dell’impresa, che coinvolgeva personalità quali Renzo Piano, Claudio Abbado, Emilio Vedova ;

3. L’impiego del più imponente e avanzato complesso tecnologico del tempo, con i primi esperimenti del Live Electronics, la manipolazione del suono in tempo reale ;

4. La genesi di un’intima connessione con una città, Venezia, esempio vivo di quel multiverso acustico, perseguito da Nono e vincolata a uno spazio, la chiesa di San Lorenzo.

Scriveva Luigi Nono : Questi legni, queste pietre-spazi di San Lorenzo, infiniti respiri.

La chiesa sconsacrata, annessa in origine a un monastero femminile benedettino e ricostruita tra il Cinque e il Seicento, dalla singolarissima pianta divisa longitudinalmente dall’altar maggiore in due emicicli, ospiterà la struttura-ambiente reimmaginata, aderendo al pensiero del compositore, da Antonello Pocetti e Antonino Viola, con le luci di Tommaso Zappon.

Un impianto essenziale e aperto che abbraccia il pubblico con una serie di praticabili in collegamento fra loro, posti a tre altezze diverse, che come moderne cantorie ospitano in punti diversi dello spazio solisti, complessi vocali e strumentali.

Al centro il primo direttore, Marco Angius, che attraverso un sistema di monitor può raggiungere e condurre, coadiuvato da Filippo Perocco (il secondo direttore), quattro gruppi orchestrali, due ensemble di solisti, strumentale e vocale, coro e voci recitanti, distribuiti come in un multispazio, per quell’ascolto pluridirezionale auspicato dal compositore veneziano.

Accanto all’Orchestra di Padova e del Veneto ci saranno due solisti del 1984 : Roberto Fabbriciani, ai flauti e Giancarlo Schiaffini alla tuba, trombone contralto, euphonium e il veterano del live electronics, il regista del suono Alvise Vidolin. Nuovamente, Massimo Cacciari, che curò i testi, tratti da Walter Benjamin, Eschilo, Euripide, Goethe, Erodoto, Esiodo, Friedrich Holderlin, Pindaro, Arnold Schoenberg e Sofocle.

E ancora : il Coro del Friuli Venezia Giulia con il Maestro Cristiano Dell’Oste ; i soprani Livia Rado e Rosaria Angotti ; i contralti Chiara Osella e Katarzyna Otczyk ; il tenore Marco Rencinai ; le voci recitanti Sofia Pozdniakova e Jacopo Giacomini ; ai clarinetti, Roberta Gottardi ; alla viola, Carlo Lazari ; al violoncello, Michele Marco Rossi ; al contrabbasso, Emiliano Amadori.

Accanto a Vidolin, Nicola Bernardini e Luca Richelli.

Suddivisa in un prologo, cinque isole, due stasimi, un epilogo, Prometeo. Tragedia dell’ascolto immerge il pubblico in un suono che legge lo spazio e in uno spazio che scopre, svela il suono… E provoca improvviso, inavvertito esser nel suono, e non iniziarlo a percepire, sentirsi parte dello spazio, suonare (Luigi Nono).

Marco Angius ha rivelato che i due direttori non si vedranno. Meglio così, perché in alcuni punti dobbiamo seguire due tempi diversi. E ha proseguito : Le pareti nude diventano espressive, poetiche. Non essendoci più l’Arca, che creava una camera acustica dentro la chiesa, lo spazio, che racchiude il pubblico, è completamente aperto.

Il pubblico non assiste, ma è immerso nel suono. E questa è la grande invenzione di Nono, percepiamo il suono, ma non lo vediamo.

Il riverbero della chiesa è enorme. Significa che i suoni non si distinguono, ma restano nell’aria. Questo serve alla regia del suono. Il rapporto pubblico/suono è chiaro, anche se non semplice.

Solo le orchestre, ognuna composta da 13 musicisti, suonano acustiche.

Ci sono due percussionisti che suonano delle coppe rovesciate, cui sono applicati dei microfoni, trasformati dall’elettronica in suoni di campane, il cui semplice rintocco dura diversi minuti.

C’è un’idea del viaggio, collegata all’arcipelago, perché Prometeo è una sorta di isole.

I due attori leggono il testo in maniera neutrale, come se raccontassero la storia del mondo.

Tutti gli ascoltatori saranno circondati da orchestre, secondo una logica non casuale, da diversi punti.

Non ci sono voci che cantano, ma ci sono gli strumenti che recitano una storia generale, rappresentata dalle orchestre. La partitura, lunghissima, richiede un leggio speciale.

Molti mi hanno chiesto : “se non è un’opera, non è un oratorio, che cos’è?” Rispondo che il singolo ascoltatore non ha necessità di sapere cosa sia. Tuttavia, si potrebbe definire “un’opera da camera”.

Alvise Vidolin si è detto convinto che sarà un grande Prometeo, perché quella chiesa suona Prometeo. E’ uno spazio acustico unico. E’ una dimensione che grazie all’elettronica cambia il suono degli strumenti.

Che cosa fa il live electronics? Coglie il suono – ad esempio un pianissimo può portarlo in una dimensione più vicina o più lontana.

Il microfono è quasi uno Zoom dentro il suono dello strumento. Nel 1984 i primi suoni erano quelli costruiti da noi con il Computer. La struttura odierna mantiene la logica dei due spazi (emisferi A e B). Il Prometeo che si crea nell’emisfero A va visto e ascoltato come un qualcosa di lontano nell’emisfero B.

Il 29 gennaio, giorno dell’anniversario della nascita, alle 14 e 30, presso la Biblioteca della Biennale ai Giardini, ci sarà una giornata di studi dal titolo Prometeo ieri e oggi. L’utopia di Luigi Nono a 100 anni dalla nascita. Partecipano Massimo Cacciari, Carlo Fontana, Alvise Vidolin, Lucia Ronchetti, attuale direttrice del Settore Musica e Marco Angius. Moderatore, Andrea Estero, direttore della rivista “Classic Voice”.

Gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, con la Fondazione Archivio Luigi Nono e l’ASAC, inaugurano il 27 gennaio ai Magazzini del Sale 3, alle Zattere, la mostra Prometei possibili (chiusura il 16 marzo). E’ un percoso di approfondimento e di rielaborazione multimediale tra i materiali documentativi dell’opera, insieme alla riproduzione di documenti d’archivio e a installazioni realizzate dagli studenti.

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