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Donbass: antifascisti da tutto il mondo con la Banda Bassotti per la Carovana antifascista

Successo della seconda "Carovana antifascista" in Novorossija (Donbass) organizzata dalla band musicale Banda Bassotti con la presenza di esponenti di reti antifasciste e organizzazioni comuniste e di sinistra da tutto il mondo. 

La seconda "Carovana antifascista" in Novorossija, promossa dalla Banda Bassotti (gruppo ska\punk\oi molto conociuto nel panorama della musica alternativa in Italia ed Europa), ha di molto superato il successo della prima, nella quale difficoltà organizzative e con le autorità di frontiera russe avevano permesso solo a una piccola delegazione di raggiungere i territori del Donbass.

Scopo del viaggio, portare solidarietà, nonché aiuti e sostegno materiale, ai ribelli del Donbass, separatisi dall'Ucraina caduta in mano a un regime dalle marcate connotazioni neofasciste sostenuto da NATO e UE. La successiva ribellione nell'Est russofono del Paese era stata repressa nel sangue in molte regioni, ma coronata da successo in gran parte dell'area geografica del Donbass, da cui il popolo in armi ha a caro prezzo di sangue respinto le autorità e le forze armate del regime di Kiev, con un velato sostegno militare e un aperto sostegno politico di alcune componenti della società russa. Le regioni secessioniste di Donetsk e di Lugansk si sono nel frattempo riorganizzate nella Repubblica di Novorossija, in una situazione di guerra civile con improvvise recrudescenze e frequenti bombardamenti terroristici contro la popolazione civile perpetrati dalle forze armate di Kiev, spalleggiate da milizie apertamente naziste (con anche combattenti italiani) arruolate dai principali oligarchi del Paese.

Volontari si sono uniti alle milizie separatiste; dalla Russia, ma anche da vari Paesi europei tra cui Spagna e Germania, Regno Unito, Serbia, Bielorussia... e persino da Asia centrale, Israele, America: perlopiù comunisti e militanti antifascisti, ma non solo. Alla direzione della Repubblica, in uno stato di assedio e guerra permanente, vi è infatti un fronte composito di unità nazionale, in cui non mancano posizioni di destra nazionalista e religiosa, nonché un significativo potere politico dei comandanti militari. Purtuttavia, a partire dall'avvicendamento ai vertici di Lugansk e di Donetsk dello scorso agosto, la componente più progressista è divenuta politicamente preponderante, dando vita a una costruzione politica e sociale, ancora molto fluida e in divenire (anche perché in tutto dipendente per la propria sopravvivenza da un sia pur minimo sostegno politico-militare di Mosca), che vuole richiamarsi ampiamente ai valori della dissolta Unione Sovietica, a partire da una pianificazione pubblica dell'economia sotto il controllo dei lavoratori. Su questa base si sono riorganizzate le principali unità di produzione, espellendone gli oligarchi, precedenti padroni delle imprese come delle organizzazioni criminali: il tutto tra le mille difficoltà dovute alla guerra, con massacri di uomini, operazioni di pulizia etnica e danni ingenti alle infrastrutture.

A sostegno quindi di questa entità statuale - in modo particolare delle sue componenti politiche più progressiste - e delle milizie popolari, si è svolta la seconda Carovana, con l'intento dichiarato di rompere con la solidarietà militante il silenzio dei media occidentali sulle atrocità commesse nel Donbass e sulla fiera resistenza del suo popolo. Numericamente consistente (molte decine di militanti da tutto il mondo), stavolta essa ha facilmente attraversato le frontiera dalla Russia, forse anche grazie alla parziale tenuta del cessate il fuoco nella regione.

Gli antifascisti, giunti ad Alchevsk, hanno preso parte con prtecipazione e commozione alle celebrazioni e alla parata del 9 maggio (giorno della Vittoria contro il nazifascismo) organizzati dalle milizie e dalle autorità locali. Slogan ("Il Donbass sarà la tomba del fascismo!") e striscioni sottoloneavano il parallelismo con la guerra di Spagna, in cui le potenze "democratiche" europee chiusero gli occhi abbandonando a sé stessi i combattenti antifascisti iberici, mentre volontari da tutta Europa, Italia compresa, si arruolavano nelle Brigate Internazionali per battersi contro i fascisti.

Giungevano nel frattempo notizie di come anche nei territori sottoposti al regime ucraino organizzazioni di lavoratori e veterani di guerra e il Partito comunista, ormai messo praticamente fuorilegge, riuscissero a organizzare manifestazioni sponeanee e di massa per il Giorno della Vittoria, malgrado i bandi e il terrore, anche nella città-martire di Odessa, divenuta celebre per il rogo di antifascisti bruciati vivi nel maggio 2014, nonché nella stessa Kiev.

(Manifestazione per il Giorno della Vittoria a Kiev)
 

Dopo le commemorazioni si è tenuto, ospitato dal Partito Comunista di Lugansk, un Forum internazionale di solidarietà, con la partecipazione per l'Italia del Partito della Rifondazione Comunista. La solidarietà di classe, nel nome della fatellanza tra lavoratori e delle lotte antifasciste e antimperialiste, non è stata scalfita dalle difficoltà comunicative dovute alla presenza di attivisti che parlavano lingue molto diverse.

 (Il Forum)

Naturalmente, anche un concerto della Banda Bassotti non è mancato, con una numerosa partecipazione della popolazione locale.

 (Il Concerto)

Le comunicazioni in questi giorni sono state difficili con un territorio in stato di guerra, ma racconti e immagini già hanno cominciato a girare; molti più ne gireranno nei prossimi giorni con il ritorno dei protagonisti di questo indimenticambile momento di solidarietà internazionale. Canale di informazione e diffusione degli aggiornamenti, subito rilanciati dai siti antifascisti, è nel frattempo soprattutto la pagina facebook della Banda Bassotti.

 

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