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Dodici paesi dell’Unione vogliono muri antimigranti

Dodici paesi dell'Unione europea di fronte a un non controllato e spesso strumentalizzato afflusso di emigranti dai confini orientali dell'Unione affermano che la realizzazione di sbarramenti fisici sono un buon deterrente e un valido sistema per controllare gli afflussi di emigranti.

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Questi paesi sono i paesi baltici, quelli di Visegrad, oltre a Cipro, Grecia, Bulgaria, Austria e Danimarca.

Benché la Danimarca abbia un governo di sinistra la posizione del paese è ferma: bisogna fermare gli emigranti. Il muro la Danimarca lo potrebbe realizzare ai confini con la Germania, visto che non ha un confine esterno.

A Cipro che è divisa in due una metà dell'isola rimane in mano alla Turchia: potrebbe realizzarlo sulla stessa isola.

La Grecia e la Bulgaria lo hanno già realizzato. Particolare è la posizione dì Polonia e Lituania che hanno un lungo confine con la Bielorussia, paese che fa arrivare emigranti dall'Asia per poi convogliarli in Polonia o Lituania.

I paesi baltici vorrebbero realizzarlo ai confini con la Russia, paesi che hanno già minoranze russe sul territorio e temono gli interventi russi a difesa delle loro minoranze. La Russia lo ha già fatto in altri paesi: ha annesso la Crimea , nel 2014, è presente nel Donnass ucraino, in Georgia.

L'argomento della realizzazione di muri non è di competenza dell'Unione e la Ue ha risposto "non con i soldi dell'Unione"

In Europa sembra delinearsi una Europa a due velocità: quella che almeno a parole si dichiara per l'accoglienza facendo proprie le richiesta delle numerose ong e delle organizzazioni a difesa dei diritti umani e quella, numerosa, che è favorevole a un controllo del fenomeno.

Una Europa a due velocità è possibile: si è già realizzata con la adozione dell'euro, che è nato con la adozione di undici paesi, adesso è arrivato a diciannove e ancora adesso sette paesi preferiscono conservare la propria moneta.

Una Europa a due velocità è anche una forma per evitare di creare le tensioni che si stanno formando fra Polonia e Ungheria da una parte e l'Unione sul primato delle norme europee rispetto a quelle nazionali.

Un precedente c'era stato lo scorso anno anche con la Germania.

In molti paesi dell'est si è assistito a una crescita dell'occupazione e del Pil da quando sono nell'Unione ma anche a un vero e proprio shopping di aziende da parte di paesi stranieri, shopping che spesso riguarda anche i media, che poi tendono a imporre modelli di vita che distruggono le identità nazionali.

Esattamente come faceva la ex Unione sovietica.

 

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