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Discorsi su scuola, classi sociali e ribelli

Discorsi non rituali.

Discorsi su scuola, classi sociali e ribelli

C’è una relazione tra quello che è il nostro "discutere" di politica, di valori, di mondi ed il "fare" la politica che cambia lo stato di cose? Io penso che la differenza tra le chiacchiere ed il fare è proprio nel livello di "repressione" a cui alla fine "costringi" lo stato.
 
Quando poni domande e dai risposte in modo radicale il livello di scontro automaticamente si alza. Entrano in collisione visioni diverse e queste non possono che generare conflitto.
 
Mettiamo in fila due esempi; chiacchiere tra ex rivoluzionari (che seguono sotto) e cose concrete che hanno prodotto conflitto. Parliamo di latitudini diverse la nostra e di un posto esotico come la Colombia dove un certo tipo di percorso portò a questo, alla fine del 2008.
 
Punto di partenza sono le condizioni materiali delle persone, i loro cazzi concreti e come far evolvere in azioni e proposte le chiacchiere. Su quali soggetti poter contare. Sarà mica un caso che da noi ci occupiamo della legge bavaglio mentre da altre parti occupano porti e strade per protestare contro le "riforme" strutturali?
Che della prima se ne occupino i "professori" e gli intellettuali, mentre da noi della seconda questione nessuno? Che i sassi, la rivolta è roba che riguarda i migranti di Sarno ed i precari? Che sui tetti ci stanno solo gli operai? Che la dignità non la svendono manco con il ricatto del lavoro che manca a Pomigliano?
 
Dipenderà mica dal fatto che l’energia che non c’è è in quel cuscinetto adiposo fatto da tre milioni di dipendenti pubblici (compresi poliziotti, c.c.,esercito, impiegati del catasto, insegnanti etc.) convergenti negli interessi con quell’altro nucleo fatto da notai, avvocati, imprenditori e professionisti della politica? Che voglia può avere uno di mettere in discussione la mammella da cui, in un modo o nell’altro, succhia il latte?
 
Vediamo le chiacchiere.

La constatazione di partenza.
 
Finito il solidarismo a tema su Pomigliano in molti sono tornati alle faccende di sempre: il parrucchiere, il giochetto, la carriera, il mondiale e le chiacchiere. Azz’, dimenticavo le vacanze da programmare. Insomma quello che ci ha sfasciati senza che ce ne accorgessimo.
 
Una prima risposta.
 
Non si tratta di vacanze, parrucchiere e/o saldi... in quello che scrivi c’è una tua visione personale della vita contemporanea; io che leggo percepisco una sorta di amarezza e anche di rabbia verso chi pensi indifferente o parzialmente interessato. E’ solo la mia opinione e mi permetto di esprimerla anche ironicamente come è nel mio stile. Potrei non seccarti e postarti musica, ma temo che i nostri gusti musicali non siano convergenti
 
Una replica.
 
E’ una visione che riflette semplicemente una realtà fatta da un mondo di fighetti di "sinistra". da questo punto di vista è una constatazione che riguarda gente che non penso siano "parzialmente" ma del "tutto" indifferenti. Per una questione di interessi e di condizioni materiali. D’altra parte basta leggere quello che scrivete sulla vita e gli interessi all’interno del vostro partito, per farsene un’opinione.
 
Un contributo polemico.
 
A volte mi chiedo : se avessi avuto un lavoro stabile ben pagato tipo statale o fossi diventato un consulente del lavoro affermato, sarei stato un fighetto della sinistra???
 
La risposta meditabonda.
 
E chi lo sa! Di quelli che fa fine, ma non impegniamoci troppo che ci abbiamo da perdere la pensione?

Basta guardare come è stato coeso il fronte precari e stabili di fronte ai licenziamenti di massa. Io so solo che mio figlio ha cambiato 2 professori d’italiano in due anni e che hanno fatto lezione per una roba tipo 3 mesi, poi malati. La vice preside che insegna matematica ha saltato il 33 % delle lezioni per impegni sindacali, quella di chimica per curarsi una sciatalgia ci ha messo sei mesi, mentre quello di economia è sparito dopo quattro.

Un disastro. Però quando i precari volevano boicottare gli scrutini e occupare il rettorato tutti nascosti dentro le classi. Insomma, non è che li ami troppo a questi qui.
 
Il confronto si anima.
 
ll problema è che Mario c’ha ragione, ma io a fare quel che fa o propone lui (di cui se ne è parlato nel corso degli anni) non saprei nemmeno da dove cominciare. A Pomigliano giusto la solidarietà gli posso dare, ma che diavolo me posso ’nventà? Manco il sindacato c’ho... E io da perdere (almeno materialmente) non c’ho un tubo ma non c’ho nemmeno capacità e strumenti. Ad averceli, non solo per Pomigliano, ma io c’ho una Viareggio distrutta nel cuore ed è un anno che penso a che cazzo inventarmi. Il massimo è stato il volantinaggio informativo in tutt’Italia. Risolto? Un cazzo ovviamente.

E non solo c’ha ragione, ma ti fa anche giustamente sentre in colpa. Non mi posso nemmeno fare i capelli con la macchinetta, però (o sdrammatizzo o l’impotenza e la depressione galoppa, ed è meglio di no).

E così ci accaloriamo.
 
Laura, il punto è che tu "fai" anche un semplice volantinaggio, altri manco quello. Ed altri ancora, quando molto concretamente si trovano sul loro posto di lavoro e possono agire, in virtù della loro coscienza rivoluzionaria (e vabbè!), non agiscono. Ho fatto l’esempio della scuola di mio figlio ma potrei continuare. Rimane poi la questione di quello che facciamo fuori. Il discorso è banale ma credo che se è vero che in italia ci sono circa 3 milioni di persone adulte, che più o meno si rifanno a valori di un certo tipo, immagino che su una serie di questioni questa massa enorme potrebbe agire senza tentennamenti. Se c’è una deriva culturale e pensiamo che sia partendo da lì che si formino le "coscienze" magari possiamo pensare di costruire una rete di "scuole" o luoghi d’aggregazione che facciano entrare i ragazzi in contatto con il nostro mondo valoriale. Offrire questo di noi, facendo lezioni a chi non può permettersi di pagare delle ripetizioni. A che cazzo servono le sezioni di partito? A che cazzo servono i "professori" comunisti o "de sinistra"? Che muovano il culo.
 
Il catastrofista.
 
Io sono incazzato. E’ da quando avevo 18 anni che sento questi discorsi, dalla mia prima esperienza del PCI all’ultima dei centro sociale di Autonomia Operaia, quasi trent’anni di credulità e speranza di cambiare qualcosa beccandomi anche denunce per associazione terroristica, cos’è cambiato ? Nulla! la differenza è solo che si discute nella nicchia di fb come quattro amici al bar che vogliono cambiare il mondo. Se ci sono, come dice Mario, tre milioni di incazzati, altrettanto ci sono 47 milioni di italiani che se ne fregano, che vogliono questo stato di cose e allora hai voglia di smuovere le coscienze, a meno che non gli vai a toccare il calcio, la famiglia e altre cazzate. Resteremo così, io mi lascio trascinare come uno stronzo che galleggia e mi pento solo di aver messo al mondo le mie figlie, avrei fatto bene a guardarmi il Grande Fratello ed evitargli questo schifo.
 
Maccarone me provochi? E io te magno.
 
Carmine, se pensi e pensavi che le cose cambiano in virtù dei grandi numeri beh, ho idea che credi pure alla Befana.

Fammi capire, perché esistono esperienze storiche in cui un manipolo di persone ha cambiato la situazione e non ci deve essere invece una realtà in cui molte più persone, e con la coscienza evoluta (così sembra), non sanno fare lo sforzo di muovere il culo per organizzare un doposcuola per migranti o ragazzi in genere?

Mica devono fare la rivoluzione. Ecco, io credo che a questo agire abbiamo sostituito l’indignazione buona per i discorsi dal parrucchiere e dal barbiere. Grandi iperbole e discorsi ultra moralisti. Bene, sta gente prima ancora dei 47 milioni di cui scrivi tu, mi ha rotto i coglioni. Quelli che analizzano all’infinito, quelli che hanno la falce e martello e la usano per farsi le seghe mentali, quelli che portano la maglietta con il Che e si cagano sotto davanti a un blindato. Tutta sta gente è fuffa, è il prodotto di una retorica che vive solo di chiacchiere, che non agisce, che ha il culo pesante perché è molto più comodo indignarsi contro la Gelmini, ma stare a casa con il raffreddore, fottendosene se quel proletario che hai in classe rimarrà un asino per il resto della sua vita, grazie anche a questo tuo atteggiamento. Che lavora in banca e scrive d’economia "rivoluzionaria", senza aver mai messo qualcosa al servizio degli altri, magari organizzando una rete di micro credito: la scienza infusa.
 
Insomma, se non si creano i luoghi e le reti non cambierà niente. A sta gente io chiedo almeno questo, mica di organizzare una cellula clandestina. Però un viaggetto in qualche paese esotico (come il Salvador o il Nicaragua) dove gli insegnino come fare, visto che loro possono, glielo suggerirei.
 

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