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Dieci anni di Agenzia Radicale: la mia esperienza

 


Mercoledì 13 aprile 2011 Agenzia Radicale - supplemento telematico quotidiano di Quaderni Radicali - (www.agenziaradicale.com) ha compiuto dieci anni.

Un arco di tempo della propria esperienza significativo. Due lustri in cui con metodicità ho redatto un articolo a settimana, con la convinzione di partecipare ad un progetto politico, tramite lo scrivere articoli. Nei lustri precedenti la mia partecipazione alle iniziative radicali si era espressa attraverso l’impegno per la difesa del divorzio (nel referendum che ne chiedeva l’abolizione) e per la depenalizzazione del reato di aborto, attraverso la raccolta delle firme per i vari pacchetti referendari, attraverso le candidature alle elezioni nella lista Pannella prima e nella lista Bonino poi, attraverso l’adesione a vari scioperi della fame, per poi scegliere l’assidua collaborazione al progetto politico di Quaderni Radicali e quindi di Agenzia Radicale.

Scrivere articoli non è stato da me vissuto come elemento aggiuntivo, ma piuttosto come fattore costitutivo di un impegno per i diritti civili in compenetrazione con la pratica professionale di psichiatra e di psicoterapeuta. Dare all’esperienza professionale quotidiana una valenza politica attraverso l’espressione giornalistica ha fatto sì che la politica non fosse un topos situato in un altrove, ma piuttosto una dimensione cogente e di integrazione esistenziale delle varie componenti della propria personalità.

Oltre cinquecento articoli (nella rubrica Medicina e Psichiatria) ed a volte rileggerne qualcuno a distanza di tempo mi dà il riscontro che taluni temi (l’organizzazione dell’assistenza psichiatrica, l’erogazione degli interventi di interruzione della gravidanza, l’utilizzazione della pillola RU-486, la libertà terapeutica tramite il riconoscimento delle medicine non convenzionali -ancora non normate- e tanti altri temi) siano rimasti inscalfibili (o quasi): hanno cioè resistito al tempo e nel tempo, resistito ai cambi di governo, al succedersi delle generazioni.

Con costanza ho ribadito le mie analisi, senza arrendermi alla inossidabilità al cambiamento del contesto, convinto della differenza tra “tentate soluzioni” (che non modificano il problema) e possibili soluzioni. Soddisfatto però dell’apporto che insieme con altri si dava e si dà alla lucidità delle analisi ed alla consapevolezza di ciò che accade.

Perciò questi dieci anni sono un pezzo di storia personale e collettiva, che dà ulteriore senso ad un percorso iniziato parecchi lustri fa e che continua ancora con impegno e determinazione.

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