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Dibattito «Raccontiamoci il Santerno – Il Santerno che vorremmo»

Acqua, appennino e futuro: interessa lasciarne aò,emo un po’ ai nostri nipoti?
Dibattito «Raccontiamoci il Santerno – Il Santerno che vorremmo»

Un giorno andai con mia cugina in quella zona, si chiama la “Valle dell’Inferno”. Partimmo la mattina prestissimo; per arrivare nel cuore della valle dove dovevamo recarci ci volevano tre ore dicammino.
Correvamo come due gazzelle. Era una bella mattina chiara di Luglio. Dopo un tratto di strada scoperta cominciammo ad addentrarci nel cuore della boscaglia. C’era un piccolo sentiero di terra battuta, tutto ricoperto da faggi e carpini, che costeggiava un torrente, impetuoso anche nei mesi caldi perché ricchissimo d’acqua. Era meraviglioso! Bastava alzare gli occhi per vedere grandissimi massicci rocciosi dove alcune caprette brucavano in bilico su strapiombi paurosi.
Camminammo per diverso tempo in quella specie di jungla, poi arrivammo ai castagneti. Erano montagne piene di mastodontici, meravigliosi alberi; bastava guardarli per vedere la loro venerabile età. C’erano tronchi con cavità così grosse da poter nascondere più persone, però la loro chioma era rimasta intatta, anzi, più bella! [...]
 
Il rumore del torrente si faceva sempre più forte e tutt’a un tratto uscimmo dal bosco e ci trovammo davanti una specie di piscina naturale con l’acqua verde smeraldo e tanti ragazzi che allegramente facevano il bagno e giocavano ridendo rumorosamente.
Appena ci videro ci salutarono con grandi gesti ed urla. Noi eravamo piuttosto titubanti, ma il nostro accompagnatore ci rassicurò e ci accompagnò in mezzo a quel frastuono gioioso." (Milena Scarpelli, Ricordi, Edizioni ISIS “Leonardo da Vinci”, Firenze, 2006 pp. 62-63)
 
 
Negli anni passati è stato profuso abbondante impegno da tante persone di buona volontà nel tentativo di prospettare alternative ragionevoli e praticabili a una politica locale e nazionale di crescita-senza-se-e-senza-ma che, sostenuta congiuntamente da una parte del mondo industriale e finanziario, dall’attuale schieramento di governo e da quello di opposizione, nonché dal sindacato confederale, ha prodotto nel caso TAV un deplorevole saccheggio di risorse rare e non rinnovabili, come quelle dell’ambiente che caratterizza il bacino del fiume Santerno, coi suoi affluenti o subaffluenti Diaterna, Rovigo e Veccione, anche in aree ufficialmente protette dalla normativa europea “Habitat”, come il SIC (Sito di Importanza Comunitaria) “Giogo – Colla di Casaglia”. Sarà bene non dimenticare anche il silenzio-assenso alla ‘grande opera’, quando non il convinto appoggio, di una componente significativa del sedicente movimento verde e ambientalista, talora addirittura da postazioni di governo.
 
Sulla direttrice Firenze-Bologna, ad un esame oggettivo, la politica sottesa alla filosofia TAV ha raggiunto questi risultati:
 
- sacrificare inutilmente gli ambienti del basso Mugello e del bacino del Santerno (ai quali ci lega una naturale affinità di vicinanza e comunanza di patrimonio territoriale), con condotte che il Tribunale di Firenze ha giudicato criminose al termine di un processo caratterizzatosi peraltro per l’equilibrio e l’accuratezza dell’analisi tecnico-legale delle vicende (pene severe sono state comminate in primo grado ai vertici di società di spicco nel panorama dell’imprenditoria edile italiana, coinvolte nella co-distruzione dell’ecosistema appenninico; e tuttavia sulle responsabilità politiche e amministrative pubbliche si attendono ancora gli esiti del procedimento aperto dalla Corte dei conti, mentre i cittadini colpiti dai danni spesso irrimediabili al patrimonio e alle attività economiche restano in attesa persino del riconoscimento del diritto ai risarcimenti);
 
- lasciare grottescamente irrisolti i problemi trasportistici, sia a livello nazionale sia locale, aggravando anzi le condizioni del trasporto pendolare mentre si riducono drasticamente le opportunità di scelta fra opzioni (anche economiche) differenziate di trasporto sulle lunghe percorrenze;
 
- accrescere esponenzialmente il debito pubblico in un contesto di crisi finanziaria globale sempre più pronunciata e coinvolgente.
 
Il fatto che il numero delle persone di buona volontà sia stato insufficiente a cambiare questo segmento di storia, e che quell’impegno avrebbe meritato miglior fortuna, non ne diminuisce la validità e la dignità.
 
Siamo peraltro del parere che il modello sociale, economico e politico del quale è stato vittima anche l’ambiente del bacino fluviale del Santerno nella vicenda TAV sia giunto al suo limite estremo.
 
Ci troviamo alla fine di un’epoca. Presto i nodi – l’insostenibilità del debito pubblico posto a carico anche delle prossime generazioni, che avrà pesanti ripercussioni sui risparmi delle famiglie, e la disoccupazione crescente nonostante il pompaggio del ‘lavoro drogato’ come quello per le ‘grandi opere’ inutili - verranno al pettine.
 
Purtroppo quindi, ancora una volta, vi saranno risvolti traumatici per la cittadinanza.
 
Risorgeremo, certamente. Ma solo a prezzo di grandi sacrifici e a condizione di capire le ragioni della crisi, e di saper far leva su una autentica cultura di soggettività e responsabilità, di sussidiarietà e partecipazione, da far crescere in ogni persona e nei ‘corpi intermedi’ della società, da esplicarsi in tutti i campi del vivere associato, inclusi quello economico e quello politico. A questo scopo, sarà indispensabile muoversi con discernimento denunciando le forme di partecipazione limitata o simulata che il vigente sistema di potere ci propone.
 
L’attuale crisi economica nazionale e mondiale, indotta da una politica che penalizza popolazione e territorio sulla base di un’idea distorta di progresso e sviluppo, deve mantenerci vigili e operanti dinanzi alle nuove minacce che sono alle porte. Ci riferiamo ad esempio agli scenari che si annunciano per la città di Firenze e per la sua area metropolitana, dove il progetto di sottoattraversamento TAV per il nodo ferroviario prospetta, se dovesse realizzarsi, il rischio concreto di danni clamorosi ed estesi al tessuto storico e architettonico, alla vivibilità e alla salute, e ancora una volta alle stesse casse pubbliche già così compromesse a livello centrale e locale. Nella ‘battaglia per Firenze’, complementare a quella condotta per la tutela del Mugello e dell’Alto Mugello, dalla Carza al Santerno al Veccione al Diaterna, auspichiamo perciò la Vostra vicinanza.
 
Restiamo peraltro ben vigili sul tunnel appenninico TAV. Da una parte non possiamo che deplorare vivamente il fatto che persino l’esile foglia di fico dell’Osservatorio Ambientale, scaduto da anni, non sia stata più riproposta. È l’ultima beffa ai cittadini: non è più ammesso neppure monitorare la permanenza dei danni presenti né la progressione di quelli, strutturali e irreversibili, destinati a coniugarsi indeterminatamente al futuro.
 
Ma consideriamo con particolare preoccupazione anche il tema dell’affidabilità di questo modello di esercizio ferroviario. Da una parte le cronache descrivono da mesi il deficit di credibilità nei nuovi collegamenti TAV Firenze-Bologna per quanto riguarda i tempi di percorrenza. Dall’altra nessuna autorità sembra avere ancora intenzione di intervenire efficacemente sugli altri gravi e palesi deficit che presentano, in relazione alle esigenze di sicurezza, i lunghi tunnel mono-tubo privi di una galleria parallela di soccorso, con finestre di fuga la cui accessibilità e praticabilità è considerabile sotto molti aspetti problematica.
 
La nostra associazione, che ha inteso perseguire l’obiettivo della tutela del territorio e della salute in Mugello e in Alto Mugello anche nelle condizioni più avverse, quando le ruspe, i bulldozer e i martelloni della TAV avanzavano ben protetti da istituzioni pubbliche indifferenti dinanzi al dissenso motivato e alle evidenze dei danni, in un contesto di informazione latitante, considera preziosa ogni espressione della società civile che mostri interesse alla riconquista del controllo sui destini della nostra casa comune Terra.
 
Ecco perché salutiamo con simpatia la Vostra iniziativa e le auguriamo di essere foriera di buoni risultati per la società e l’ambiente dell’Appennino.

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