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L’antipolitica montante e una previsione per le prossime elezioni

Pansa è un giornalista di fama, che può piacere o non piacere (soprattutto da quando ha messo al centro della sua ricerca storica i “crimini” comunisti del secondo dopoguerra, scordandosi che le reazioni seguono alle azioni, non viceversa), ma che ha il pregio di dire quello che pensa con estrema e ruvida chiarezza.

Su Libero di qualche tempo fa ha messo il dito nella piaga, temo ampiamente infettata, della democrazia italiana. Sentite quello che ha scritto: “L’uomo della strada, l’italiano medio e senza potere, odia i politici. Li considera fannulloni, ladri, parassiti della società alla quale succhiano il sangue. Non li sopporta più e sarebbe pronto a pagare chiunque sia in grado di sopprimerli. Considera tutti i partiti dei clan mafiosi. Giudica il Parlamento un ente inutile che andrebbe cancellato. Qualcuno comincia a domandarsi se non esista qualche forza esterna in grado di disfarsene”.

Non fa venire qualche brivido lungo la schiena? Ma, nello stesso tempo, qualcuno è disposto a liquidare queste parole come semplici sciocchezze? Scommetto di no. L’antipolitica o più semplicemente un senso diffuso di marcata insofferenza verso la politica dei partiti sembrano essere molto diffusi.

Non solo per le pailettes e il bunga bunga che hanno deviato qualsiasi riflessione seria sull’etica di stato verso la cialtronesca questione se una zoccoletta magrebina era o non era la nipote di un certo governante nordafricano (come se questo avesse fatto la differenza), con il Parlamento di uno dei più importanti stati del mondo (siamo pur sempre l’ottava potenza economica, almeno ancora per un po’) che a maggioranza ha votato che sì, ella lo era (ma non avrebbero dovuto andarsene tutti a casa solo per questa ignobile farsa?).

Questo ha forse inciso di più sul senso di fatuità e di vacuità della politica contemporanea, insieme alle case comprate ad “insaputa” e altre corbellerie simili, che hanno fatto crollare le preferenze per il Pdl di una bella manciata di punti percentuali. Ma - sull’altro fronte - non sono certo trascurabili i fatti legati al nome di Lusi ed ai 13 milioni di soldi dei contribuenti dissoltisi nel nulla delle sue personali tasche, ma anche di Penati o dell’ex sindaco di Gubbio (nota bene: Rifondazione Comunista !) ed ai presunti giri di sesso su richiesta e altri personalismi vari.

Una sfarinatura di cacio sui maccheroni del disgusto popolare sicuramente ce la mette anche la prassi, continuata e aggravata, di presentare due o tre o più esponenti del PD in concorrenza fra loro, con conseguente, ovvia vittoria di un qualsiasi terzo incomodo. Parlo delle primarie del centrosinistra e non critico per niente le varie personalità vincenti di SEL o IDV, ma solo il metodo demenziale di continuare a esporre alla pubblica gogna i contrasti interni di un partito che dà manifestamente l’idea di stare appiccicato con lo sputo. Cosa che probabilmente è pure vera.

Partito che non diventa più affascinante quando si svelano meccanismi di voto piuttosto discutibili: basta dare un’occhiata all’ottimo articolo pubblicato su Agoravox  per farsi un’idea di come vanno le cose e all’irritazione che sale anche in chi ha conservata qualche residua volontà di partecipazione.

Detto questo rimane da fare solo qualche previsione a mo’ di fattucchiera per ipotizzare il futuro che verrà.

L’entusiasmo per Monti che ha travolto gli italiani (semplicemente terrorizzati di quello che avrebbero combinato tutti gli altri) rende euforici i centristi di qua e di là di quella sempre più immaginaria linea di confine tra destra e sinistra.

Con l’entusiasmo particolare dei cattolici che sentono aria di casa nel governo targato e benedetto da Oltretevere. C’è da immaginare perciò un affollato partitone pseudo-tecnico di centro-centro (Terzo Polo, ex PDL, ex PD) capace di rastrellare un’ampia maggioranza alle prossime elezioni (a governare ci penseranno i tecnici, ad incassare i “rimborsi” elettorali i politici, a benedire i cardinali, a fare le valigie i Radicali, presenza ormai residuale della laicità italiana).

Con le estreme di nuovo emarginate: a destra i furibondi ex berluscones doc a guida Santanchè o Cicchitto o giù di lì e a sinistra una SEL ingrassata (a quanto la valutiamo? 12%, 15 % ?) dagli ex PCI-ex DS-ex PD (dopo la ormai prevedibile scissione/esplosione del Partito Democratico) frustrati dalle tristi e logoranti esperienze passate nella infausta combine con gli ex democristiani, ma riscaldati da quella specie di Cristo Pantocrator del governatore pugliese, capace di ricordarci il Vangelo ad ogni pié sospinto (ma non poteva limitarsi a dire "pagate anche voi l'ICI, come tutti" risparmiandoci l'ennesimo salmo sul "date a Cesare..." ?); quei furbacchioni del PD se parlano di economia propongono fantasiose versioni delle encicliche papali ricacciando fuori come nuova la dottrina sociale della Chiesa. E fanno lo stesso se parlano di antropologia, incapaci come sono di elaborare una qualche minima idea sensata sull'essere umano senza finire in stati di allucinazione da overdose di trascendenza.

Ed infine con gli sfigati tipo Lega a sbraitare in un angolo, accanto al focolare, con fiasco ai piedi e bava alla bocca, in stile amarcord, o Beppe Grillo ad inveire contro gli extracomunitari che pretendono nientemeno di essere italiani dal momento che sono nati qui, studiano qui, lavorano qui e pagano le tasse qui (e che pretese, perbacco!).

Insomma, un bel ritorno al passato quando la Democrazia Cristiana gravitava al centro del potere e del governo a mo' di Balena spiaggiata mentre tutti gli altri le ruotavano intorno come soli impazziti in orbita attorno alla Terra, centro dell'Universo secondo le Sacre Scritture. 

In attesa della versione aggiornata di un nuovo Copernico, capace di unire un drastico rifiuto delle fascinazioni evangeliche (altro che dottrina sociale della Chiesa) al coraggio di contrastare lo strapotere della finanza globale (cosa su cui il Vaticano - leggi IOR - forse non ha esattamente le carte in regola).

 

 

 

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