Democrazie capitaliste e regimi finanziari: banchieri, biscazzieri e usurai legalizzati
"Nella mente del principiante ci sono molte possibilità. In quella dell’esperto poche" (Shunryu Suzuci-Roshi). "La democrazia non dovrebbe essere confusa con la "libertà" delle scelte binarie" (John Berger). "Un buon politico è colui che si rende sempre meno indispensabile" (Tito Boeri).
I cittadini e i professionisti dovrebbero prendere atto che attualmente “la vita economica ha a che vedere non tanto con la logica quanto con il gioco d’azzardo e l’inganno (come nel poker), l’esatto opposto della scienza. L’obiettivo prevalente non è rendere il mondo un luogo più idoneo per lo sviluppo dell’intelligenza umana o per scoperte come quelle dell’energia elettrica, ma alleggerire gli altri del loro denaro nel modo più sufficiente possibile senza finire in galera… non devi spartire niente con nessuno, né dire sempre la verità, e nemmeno raccontare a tutti quello che sai” (Robert B. Laughlin, Crimini della ragione. Strategie occulte di protezione della conoscenza, 2009, www.brunomondadori.com, p. 38).
Indubbiamente “un conto è, ad esempio, premiare un trader che grazie, alla sua professionalità, intuisce che il prezzo del barile è destinato a scendere da 150 a 50 dollari nel giro di 6 mesi. Un altro è, invece, premiare chi fa correre alla banca (e a noi tutti) rischi enormi, magari destinati a materializzarsi quando lui sarò già da un’altra parte. L’innovazione finanziaria permette questi giochini. Ci sono swap, scambi di crediti, che scadono 80 anni dopo la loro stipula, lasciando in eredità ai posteri perdite stratosferiche, a fronte magari di guadagni immediati, prontamente trasferiti nelle tasche di chi mette in piedi queste complicate operazioni” (Tito Boeri, La crisi non è uguale per tutti, Rizzoli, 2009, p. 82).
Comunque, chi volesse immergersi nella cronistoria del primo grande disastro finanziario di questo secolo (il secondo è previsto entro l’anno), può farlo leggendo un magnifico saggio di Paul Mason, un giornalista economico della BBC. “La fine dell’età dell’ingordigia. Notizie sul crollo finanziario globale” (Bruno Mondadori, 2009) è un libro strepitoso che racconta la vaporizzazione di quasi un anno di lavoro di tutto il genere umano e di più di un quarto della ricchezza finanziaria del mondo.
In realtà la bolla economica si è trasferita di anno in anno dal settore internet a quello immobiliare e del petrolio, e ora sta facendo impazzire i bilanci statali, avviando una crisi a catena, poiché nel 2010 l’aumento degli interessi sarà così elevato che non ci sarà abbastanza denaro sul mercato per tutti gli Stati, e quelli più deboli inizieranno a fallire per primi facendo implodere il sistema finanziario mondiale (è il caso del devastante virus finanziario greco). Così facendo “Un’enorme porzione del capitale mondiale non può essere investita in modo redditizio nella produzione… anziché ritornare alla produzione (e negli investimenti in ricerca di cose nuove), quei profitti affluiscono al sistema finanziario” destinato all’autodistruzione. I vecchi vogliono ammassare più denaro nei loro fondi pensione per garantirsi una buona vecchiaia e i giovani sono diventati più pigri: le bolle sono sempre alimentate dal “desiderio smodato di arricchirsi alla svelta con il minimo di fatica fisica” (John K. Galbraith, Il grande crollo, 1962; L’economia della truffa).
E gli interessi troppo alti impediscono di ripagare i debiti a lungo termine: al giorno d’oggi solo il commercio di armi, droghe e persone possono permettere di conseguire guadagni alti. Per questo motivo gli imprenditori costrusicono le aziende dove è ancora possibile sfruttare i lavoratori. E può succedere che se un uomo si appropria del 50 per cento o meno dei soldi guadagnati da donna grazie alla sua attività di protettore, viene considerato uno sfruttatore e viene messo in galera, ma se un uomo si appropria di oltre il 90 per cento dei guadagni prodotti dal lavoro di un altro uomo viene considerato un genio da imitare e diviene un famoso imprenditore. Così nella realtà di tutti i giorni “si è sempre barbari verso i deboli… salvo uno sforzo di generosità tanta rara quanto il genio” (Simone Weil, Incontri libertari, Elèuthera, 2001-2009, p. 101).
Inoltre bisogna anche considerare che “se la selezione naturale è un potente meccanismo per incrementare l’adattamento di popolazioni che si applica all’attività economica umana come pure alle cose viventi, allora le pratiche di pianificazione dal centro che troviamo così convenienti condannano le nostre creazioni a una deleteria e perpetua mediocrità” (Laughlin, p. 94). Naturalmente il coordinamento decentrato, delegato e condiviso è tutt’altra cosa. Anche Adam Smith e Mandeville hanno affermato che una certa regolamentazione è pur sempre necessaria: “I vizi privati, attraverso l’accorta amministrazione di un abile politico, possono divenire pubblici benefici” (Mandeville).
Di certo la creazione di denaro virtuale dal nulla attraverso l’assurda commercializzazioni dei debiti, serve solo a zavorrare e svenare l’economia reale e gli investimenti in ricerca e sviluppo. Inoltre i trasferimenti di tali “titoli da un soggetto a un altro non sono di fatto rintracciabili. Ciò per due ragioni… hanno per la maggior parte lo statuto di contratti privati, per cui non è accertabile nemmeno il loro effettivo valore a un momento dato. In secondo luogo, hanno una struttura matematico-finanziaria talmente complicata da rendere materialmente impossibile anche alle banche e ai fondi che li vendo o li comprano di indagare a fondo sui loro contenuti” (Luciano Gallino, Con i soldi degli altri. Il capitalismo per procura contro l’economia, Einaudi, 2009, p. 100). Questo stratagemma è uno dei molti modi per deresponsabilizzarsi e far credere che dopo il fumo viene l’arrosto. E poiché i primi 50 fondi speculativi del mondo sono tutti anglosassoni, non si è ancora arrivati all’apocalisse finanziaria. Ma è inevitabile la prossima lotta di tutti contro tutti.
Del resto oggigiorno esistono troppi politici opportunisti e maneggioni. Ad esempio Tony Blair dopo aver lasciato il suo ruolo di governo guadagna molto bene con le consulenze private: solo quella con la banca J.P. Morgan gli frutta ben un milione di dollari l’anno. Infatti Mario Monti ha affermato: “Credo anch’io che dall’inflazione, “la più iniqua delle imposte” secondo Einaudi, siamo oggi passati, in molti paesi, ad imposte forse ancora più inique: le imposte che non il potere pubblico direttamente (come avviene per le imposte tradizionali), ma i titolari di rendite, di protezioni, di connivenze impongono ai loro concittadini, spesso a seguito di un atto del potere pubblico che limita la concorrenza” (Mario Monti, in Andreatta economista, il Mulino, 2009, p. 119).
Così la democrazia occidentale si è trasformata facilmente nella dittatura dell’egoismo, dei mediocri e degli ingannatori. Dopotutto la storia dell’evoluzione degli Stati dimostra che in ogni “politica democratica la casualità, la negoziazione, il conflitto e l’adattamento” hanno un ruolo ben maggiore di quanto suggerisce “l’idea dell’ampiezza, uguaglianza, protezione e consultazione mutuamente vincolante quali principi democratici essenziali… la democratizzazione e la de-democratizzazione avvengono continuamente, senza che si giunga necessariamente a un punto di approdo definitivo in un senso o nell’altro” (Charles Tilly, La democrazia, il Mulino, 2009, p. 45).
Quindi anche la moderna democrazia necessita sempre di molti processi di controllo: si possono utilizzare i referendum, i cittadini possono sorvegliare, denunciare, impedire l’esecuzione di alcune decisione prese dai politici, possono chiamare in giudizio gli amministratori e possono scendere in piazza fino ad imporre le dimissioni di ministri e governi (Pierre Rosanvallon, La politica nell’era della sfiducia, Città Aperta, 2009). E in realtà in quasi tutte le democrazie c’è “un po’ di democrazia e molto di oligarchia” (Luciano Canfora, 2004).
Dopotutto Democrazia e Capitalismo sono i due poli magnetici che fanno scorrere la nostra vita sociale. Infatti Michele Salvati ha affermato: “Non ci può essere democrazia senza proprietà e mercato (almeno fino ad ora). Proprietà e mercato vogliono dire capitalismo. Ma il capitalismo contrasta con la democrazia. Come la mettiamo?” (Capitalismo, mercato e democrazia, il Mulino, 2009). Di certo le cose non si mettono bene se il 25 per cento dei deputati sono imprenditori prestati alla politica che chiedono “prestiti” o favori agli amministratori nazionali e regionali. Questo è quello che accade in Italia. Invece bisognerebbe tenere presente che nei momenti crisi “gli eventi negativi possono servire a creare le condizioni per fare quelle cose che in tempi normali non si riescono a fare”, come l’installazione di nuovi sistemi di sicurezza (Tito Boeri, Rizzoli, 2009).
Comunque per creare la democrazia occorre costruire una comunità in grado di confrontarsi e ragionare sulla politica, cosa che solo il mondo dell’informazione può fare. Che poi l’informazione primeggi sulla carta o sul video la cosa non importa: l’importante è l’autorevolezza e la buona fede nell’informare. La perdita di autorevolezza dovuta ai condizionamenti della proprietà e della pubblicità è una delle cause dell’odierna crisi della carta stampata negli Stati Uniti (L’ultima notizia, Massimo Gaggi e Marco Bardazzi, Rizzoli, 2010). Infatti quasi tutti i cittadini e “tutti i rivoluzionari autentici hanno capito che la rivoluzione implica la diffusione di conoscenze fra tutti i membri della popolazione” (Simone Weil, Incontri libertari, 2001-2009, p. 125).
Infine con un po’ di ottimismo alla Churchill, che vedeva opportunità dietro ogni calamità, riporto il pensiero di Hyman Minsky che aveva previsto i rischi sistemici del nostro vecchio capitalismo: “Il normale funzionamento della nostra economia conduce a traumi e crisi finanziarie, inflazione, svalutazioni, disoccupazione e povertà nel mezzo di ciò che potrebbe essere benessere virtualmente universale; in breve… un capitalismo finanziariamente complesso è intrinsecamente imperfetto” (Governare la crisi: l’equilibrio in un’economia instabile, Comunità, Milano, 1989).
Minsky aveva anche predetto l’inevitabile terapia della socializzazione del sistema bancario e assicurativo, e l’attuale temporanea nazionalizzazione indiretta di molte banche private potrebbe preannunciare la quasi totale socializzazione permanente dei sistemi bancari nazionali. Questo tipo di cura dovrebbe però essere affiancata dalla forte riduzione della finanza speculativa e dei poteri della multinazionali, in modo da creare la possibilità della nascita e della crescita di imprese più innovative. Insomma, i conflitti di interesse truffaldini delle società “prestanome”, veicolo, conduit e Siv andranno eliminati, insieme ai paradisi fiscali in cui operano impunemente. Infatti le banche e gli Hedge fund hanno creato anche le Siv, cioè veicoli di investimento strutturato che producono “titoli” senza nessun collegamento con le realtà finanziarie ordinarie e tradizionali. Come nelle società conduit, le attività e passività sono fuori bilancio e risultano fuori controllo.
Molti storici vedono nei “cicli di sregolatezza della finanza un elemento di peso fra i tanti che hanno spinto il mondo verso la prima guerra mondiale, successivamente verso la crisi del 1929, infine verso la seconda guerra mondiale” (Luciano Gallino, Con i soldi degli altri. Il capitalismo per procura contro l’economia, Einaudi, 2009, p. 17). Per Vittorio Foa l’eredità più importante del ventesimo secolo fu il piano Marshall, una geniale politica americana che scommetteva sull’economia della solidarietà, sull’Europa, e soprattutto sulla rinascita economica e culturale della Germania e dell’Italia (ridotte in enormi cumoli di macerie a causa della dittatura).
Quindi “Il problema politico dell’umanità consiste nel mettere insieme tre elementi: l’efficienza economica, la giustizia sociale e la libertà individuale” (J.M. Keynes, Esortazioni e profezie, Il Saggiatore, 1983). Purtroppo però, “una linea politica è destinata a un’impopolarità tanto maggiore, sia fra il pubblico che fra i suoi critici intellettuali, quanto più è saggia” (J.A. Schumpeter, Capitalismo, socialismo, democrazia). E anche nel 2010 “La ricchezza sembra andare di pari passo con il consumo energetico… e i cinesi l’hanno capito” (Richard Muller, Fisica per i presidenti del futuro, 2009, www.codiceedizioni.it).
In questa società globalizzata siamo finalmente giunti nelle condizioni di scoprire se la specie umana rassomiglia di più a una scimmia geneticamente modificata e socialmente egoista, o riuscirà invece a diventare una specie veramente culturale, razionale e spirituale.
P. S. Non andare di fretta, la democrazia mondiale ti aspetta: www.civicus.org (Assemblea Mondiale dell’Alleanza dei Cittadini, Montréal, 20-23 agosto 2010). Inoltre segnalo il Festival della Cittadinanza di Padova: www.festivaldellacittadinanza.it (7-9 maggio 2010). E anche il Festival dell’Economia di Trento: www.festivaleconomia.it (3-6 giugno 2010).
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