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Debito “occulto” tedesco, tanto sdegno italiano per nulla

La corte dei conti tedesca reitera la bacchettata al governo Scholz per il debito potenziale fuori bilancio. Sdegno pavloviano di alcuni commentatori italiani, sconfessato da numeri e realtà

C’è una notizia, proveniente dalla Germania, che ha prodotto strepiti tra alcuni commentatori italiani. La Corte dei conti federale tedesca ha criticato, non per la prima volta né in solitudine (vedasi gli analoghi rilievi della Bundesbank) l’esclusione dal deficit federale degli esborsi legati ad alcuni fondi speciali.

LA CORTE DEI CONTI BACCHETTA

In tal modo, sostiene la magistratura contabile federale, il bilancio pubblico viene aggirato e svuotato di rilevanza. Tra i maggiori fondi speciali a cui attingere, vi sono 100 miliardi per l’ammodernamento delle forze armate tedesche, 200 miliardi per l’aiuto alle bollette delle famiglie e altri 60 miliardi per obiettivi ambientali. Poi c’è da capire come verranno contabilizzati altri aiuti di Stato, ora che c’è il liberi tutti (sottinteso, quelli che hanno soldi) fino a fine 2024 e c’è l’Inflation Reduction Act americano da contrastare, per evitare deindustrializzazioni. Ad esempio, i 10 miliardi che andranno a Intel per la realizzazione dell’impianto da 30 miliardi in Bassa Sassonia. Ovviamente, spalmati su un arco pluriennale.

Già a dicembre 2021 ai tedeschi si era posto il tema di come contemperare equilibrio di bilancio e massicci impegni di spesa per transizioni varie e cambi di stato del mondo. All’epoca avevo segnalato alcune vie contabili per fare deficit senza fare deficit, almeno sul piano formale. La Germania pare essersi trasformata in una sorta di Italia ma, come stiamo per vedere, le cose non stanno in questi termini. Non ancora, almeno.

Intanto, la pedante premessa: non esiste camicia di forza o cilicio, creati da esseri umani, che altri esseri umani non possano strappare o aprire. Men che mai le regole di bilancio. Quando avete questo eterno principio bene in mente, possiamo procedere. Non intendo scendere in tecnicalità giuridiche, non ne ho neppure le competenze. Voglio solo spiegare alcuni passi tedeschi alla luce di elementari dinamiche economiche, e tentare di immaginare come potrebbe finire questa “ipocrisia”, come è stata maldestramente definita dalle nostre parti.

I rilievi della Corte dei conti paiono fondati. Soprattutto, quello secondo cui la creazione di fondi passivi contingenti fuori bilancio, magari dirottati da altre finalità, finirebbe con l’indebolire il controllo parlamentare sulle decisioni dell’esecutivo. Quanto al debito, queste passività sono contingenti: cioè diventano debito nel momento in cui sono materialmente sborsate. Quindi, anche se si scrivesse un numero artificialmente basso come deficit e il debito successivamente si materializzasse, i tedeschi paiono aver la sensibilità politica per mettere mano a eventuali correzioni di rotta. Almeno, così credo. Fin quando il mainstream culturale tedesco guarderà al debito con occhi preoccupati e talvolta moralistici e non con quelli, ad esempio italiani, secondo cui il debito rappresenta la strada maestra per la felicità.

Nel frattempo, la regola regina del gioco resta quella di mantenere una crescita superiore al costo medio del debito pubblico. Sinora, la Germania in quest’ambito è sempre riuscita a godere di un effetto “palla di neve” favorevole. Non c’è garanzia che le cose continueranno così in futuro, ovviamente. Ma anche qui, direi che la vigilanza pubblica esiste e persiste, su base “culturale”.

COSA DICONO DAVVERO I NUMERI

Da ultimo guarderei i numeri, che sono quelli che qualcuno da noi ha ignorato, preso da incoercibile foga censoria contro gli “ipocriti” tedeschi. Secondo la Corte dei conti federale, se nel bilancio 2024 si includesse la parte di esborsi attesi provenienti dai fondi speciali, il deficit federale passerebbe dai 16,6 miliardi di euro calcolati dall’esecutivo a 85,7 miliardi di euro.

Il punto è misurare questi numeri contro Pil. Otterremmo che il deficit-Pil passerebbe da 0,4% al 2% (due per cento) del Pil atteso nel 2024. Lo vedete, il numero “gonfiato”? E’ il 2% di Pil. Cioè resta ampiamente entro la leggendaria soglia-Maastricht del 3%. Averlo, a qualche altra latitudine dove ci si arrampica sugli specchi per fare più deficit per mandare in pensione la gente prima del tempo oppure alzare le retribuzioni più basse perché questa è la nuova pietra filosofale per curare i mali del mondo.

Ma c’è altro, a monte, di ben più rilevante: le regole per i calcoli del freno del debito sono costruite “per cassa”, a differenza di quelle “per competenza” usate da Eurostat e dalle agenzie di rating. Non si tratta di una “furbata” estemporanea ma di prassi che viene poi convertita a uso di Eurostat e della Commissione Ue, quando si dialoga sui conti pubblici. In Germania, poi, la cosiddetta “regola del debito” è in realtà una “regola del deficit”, nel senso che il rapporto deficit-Pil strutturale, cioè corretto per il ciclo economico e per eventuali circostanze eccezionali, non può eccedere lo 0,35% del Pil.

Il punto sarà quello di verificare se il nuovo debito “scongelato” dai fondi speciali finirà col mettere fuori traiettoria il rapporto di indebitamento. Certo, se l’esborso 2024 dai fondi speciali, come quantificato dalla Corte dei conti, è certo e non aleatorio, la lettera della regola del debito è violata. La sua ferocia è attenuata da questo aggiramento ma siamo pur sempre a valori del 2% del Pil.

Ciò precisato, perché argomentare avendo davanti dei numeri è sempre preferibile, alla luce di quanto segnalato è difficile convenire sulla tesi della “ipocrisia” tedesca. Il punto, e il parametro su cui i tedeschi saranno valutati, è il contributo di queste spese alla crescita e mettere quest’ultima a raffronto con il costo medio del debito. Tenendo presente che non esiste alcuna “sbracatura” di deficit, men che mai valutata secondo parametri italiani. Da noi, parlando di contabilità per cassa, ci sono invece debiti veri che si materializzano dal nulla e creano buchi che poi vanno tappati, un po’ in modalità Superbonus.

Quando avremo deficit tedeschi che sforeranno realmente, soprattutto i parametri europei, accompagnati dalla mistica del moltiplicatore del Lago di Tiberiade, vorrà dire che anche i teutonici si sono italianizzati, a colpi di autoinganni. Fino ad allora, suggerirei umilmente ad alcuni commentatori italiani di riporre lo sdegno o abbassarne il volume. E magari, prima, parafrasando Einaudi, conoscere per deliberare. Anche lo sdegno.

Photo by Bundesregierung.de

Questo articolo è stato pubblicato qui

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