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De Gennaro condannato: c’è un giudice a Berlino

De Gennaro condannato: c'è un giudice a Berlino

Possiamo ancora fidarci della Giustizia italiana?

Forse sì, dopo la sentenza di ieri pronunciata dalla Corte d’Appello di Genova che ha condannato il prefetto Gianni De Gennaro, ex capo della Polizia, a un anno e quattro mesi di reclusione per istigazione alla falsa testimonianza.

Una sentenza legata ai fatti del G8 del 2001 che ribalta il verdetto espresso in primo grado e che di fatto accerta e storicizza le responsabilità dei vertici della Polizia di Stato nella "macelleria messicana" alla scuola Diaz.

De Gennaro non è stato condannato per avere permesso il blitz con cui agenti della Polizia entrarono nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001 nei locali della scuola dove alloggiavano i manifestanti che vennero picchiati selvaggiamente, feriti a sangue (alcuni anche gravemente), mentre computer e altri materiali venivano distrutti.

Tuttavia la condanna morale è implicita: per il tribunale di Genova, l’ex capo della Polizia convinse il vecchio questore del capoluogo ligure, Francesco Colucci, ad "aggiustare" la sua testimonianza durante il processo e modificare la versione sul blitz alla Diaz per scagionarlo da ogni reponsabilità.

Assieme a lui è stato condannato a un anno e due mesi, per lo stesso reato, anche Spartaco Mortola, all’epoca dei fatti capo della Digos genovese e oggi questore vicario a Torino.

C’è ancora un giudice a Berlino, come si suol dire.

Ma a Roma non lo capiscono. Il Governo che, ricordiamolo, ha lo stesso primo ministro di allora - invece di rispettare una sentenza della magistratura, come vorrebbe il galateo istituzionale - entra ancora una volta a gamba tesa e difende tout court i vertici della Polizia.

Per Maroni e Alfano Di Gennaro gode della loro stima, Gianni Letta addirittura lo ha invitato a non rassegnare le dimissioni.

Dei manifestanti pestati a sangue, della sospensione della democrazia, della violenza brutale (da macelleria messicana, appunto) nessuno parla.

Come se fosse normale un comportamento del genere, e le successive omissioni e prove finte costruite a tavolino, da parte della Polizia in uno Stato che almeno sulla carta continua a definirsi democratico.

C’è ancora un giudice a Berlino.

E questo è il motivo per cui vogliono impedirgli di indagare. E giudicare.

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