Dare la colpa alla speculazione è demagogico
Ovviamente c'è chi ci ha guadagnato, a cominciare dai paesi produttori per finire con chi deteneva grandi scorte, ma dare la colpa alla speculazione è demagogico.
Non si tratta mica di aggiottaggio.
Quelli del gas e del petrolio sono mercati enormi a livello mondiale ed è assurdo pensare che qualcuno possa controllarli in modo tale da far salire (o scendere) il prezzo con l'obiettivo di un extra profitto.
L'aumento del prezzo degli idrocarburi è conseguenza di un aumento della domanda a livello mondiale, così come avviene per molte materie prime.
In una prima fase l'aumento è stato una conseguenza della progressiva uscita dalla pandemia e con conseguente ripresa delle attività produttive e ricostituzione delle scorte che nel frattempo si erano assottigliate.
Il conflitto in Ucraina si è innestato in modo prorompente in questa tendenza all'aumento dovuta alla ripresa economica, ampliando e moltiplicando gli effetti sull'inflazione in generale e sull'aumento del prezzo degli idrocarburi in particolare.
In sostanza: è una questione di aspetattive. Il timore di una escalation ed una estensione geografica del conflitto est-europeo ha ovviamente innescato una corsa all'acquisto, non diversa da quelle delle massaie che, quando soffiano i venti di guerra o di sconvolgimenti dovuti alle epidemie, tendono ad aumentare le scorte di alimenti e la prima a sparire dai banconi dei supermercati è la farina.
Altrettanto fanno, sia pur forse in modo più razionale, gli operatori economici internazionali che trattano gli idrocarburi, nel timore di una carenza di petrolio o di gas e soprattutto un possibile aumento del prezzo, aumentano le scorte. Altrettanto fanno i distributori ed i titolari delle pompe di benzina. Altrettanto hanno fatto moltissimi automobilisti che, nel timore di un aumento di prezzo, hanno pensato bene di fare il pieno.
In sostanza: la domanda è aumentata per il timore della guerra, ma l'offerta dei produttori di idrocarburi (l'estrazione di petrolio e di gas) non è aumentata. Aumento della domanda e rigidità dell'offerta, la conseguenza è inevitabile, ovvero un aumento del prezzo di equilibrio.
Probabilmente (se non scoppia la terza guerra mondiale, il che per fortuna è quantomeno improbabile) la "bolla" dei prezzi è destinata a sgonfiarsi. Gli "speculatori" ci sono, chi ha previsto l'andamento ha acquistato il petrolio per tempo, ma non ha "provocato" l'aumento, lo ha semplicemente "anticipato" facendo il suo lavoro di commerciante (il cui ruolo, nell'interesse della collettività ed a fronte di un profitto, è quello di rendere disponibile la merce nella quantità domandate) e facendolo bene, in modo da rendere disponibile sul mercato le quantità richieste, altrimenti ci sarebbe stata una terribile carenza di idrocarburi e i prezzi sarebbero davvero schizzati alle stelle.
Dare la colpa alla speculazione è una stupidaggine demagogica.
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