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Dalla rivoluzione energetica, all’energia rivoluzionaria dello "Shale gas"

Un trend, quello mondiale, che l’Italia potrebbe cavalcare come protagonista, a patto di investire su infrastrutture tecnologiche in grado di contenere il gas liquefatto per renderlo trasportabile via nave. Parliamo dunque di rigassificatori e i liquefatori, anche se le recenti vicende vissute a Trieste, dove un impianto di questo tipo è stato bloccato e rimandato alle calende greche, non fanno certo ben sperare.

Gli Stati Uniti d’America, oggi come in passato, stanno fornendo al mondo un esempio straordinario di come un mercato libero, che si basa realmente su innovazione e merito, non solo sappia rialzarsi da un periodo di dura crisi, ma allo stesso tempo sia capace di rivoluzionarsi partendo dalle fondamenta per creare nuove opportunità e possibilità per il futuro collettivo.

Tutto parte da dove? Dalla continua domanda di energia che, a causa anche del nuovo e straordinario consumo da parte di diversi paesi emergenti, ha portato il costo del Barile di Brent fino a 145 dollari. Un evento che ha scatenato sia gli scienziati che le imprese statunitensi nella ricerca tanto di nuovi giacimenti quanto di fonti alternative al petrolio. Il tutto allo scopo di rispondere alle rinnovate esigenze energetiche del paese, garantendo contestualmente costi più contenuti, o quantomeno stabili, nelle bollette dei cittadini. Insomma, parliamo di un esempio diretto e pratico della politica americana, sintetizzabile nello slogan “reagire per non subire il mercato”. Una prima lezione da apprendere, in Europa ed Italia in particolare.

La conseguenza di questa politica adottata dal mercato americano è stata in primis il moltiplicarsi dei siti di estrazione, passati da 800 a 2000 in pochissimi anni, con una particolare attenzione al gas naturale che ha portato gli USA a diventare oggi il primo paese al mondo per riserve energetiche. Un paese che in ogni caso, come riferito da fonti e dati dell’ ENERGY INFORMATION ADMINISTRATION (EIA), diventerà virtualmente autonomo entro il 2035.

Ma come è stato possibile invertire in modo così repentino la marcia di una nazione che, da grande consumatrice, si sta affermando come principale produttrice di energia? È presto detto: grazie a politiche pubbliche mirate di investimento, che hanno consentito alla ricerca e alle imprese di valorizzare una tipologia di gas cosiddetta “non convenzionale”, che fino a qualche anno fa veniva ritenuta inutilizzabile. Trattasi dello “shale gas”, che grazie alle nuove tecnologie sviluppate si è tramutato ben presto nella nuova fonte energetica del paese, praticando una vera e propria rivoluzione.

La produzione complessiva di shale gas rappresenta oggi circa il 15% del gas naturale prodotto in America, ed entro il 2030 la produzione dovrebbe aumentare di circa il 63%. Il vento di cambiamento, con le sue conseguenze benefiche, non ha tardato a farsi sentire anche sugli scenari macroeconomici e politici mondiali, che di riflesso stanno ridimensionando il ruolo della Russia, che soprattutto nel vecchio continente aveva ottenuto negli ultimi anni il “coltello dalla parte del manico”, costringendo spesso l’Europa ad abdicare o ad abbozzare su richieste ed atteggiamenti non sempre accettabili. Diversamente, oggi esiste un forte eccesso di offerta di gas che ha portato al calo dei prezzi sui mercati internazionali e, qualche volta persino sulle bollette dei consumatori, imprese o cittadini che siano.

Un trend, quello mondiale, che l’Italia potrebbe cavalcare come protagonista, a patto di investire su infrastrutture tecnologiche in grado di contenere il gas liquefatto per renderlo trasportabile via nave. Parliamo dunque di rigassificatori e i liquefatori, anche se le recenti vicende vissute a Trieste, dove un impianto di questo tipo è stato bloccato e rimandato alle calende greche, non fanno certo ben sperare.

Certo, a prescindere da tutto, il nostro paese dovrebbe dotarsi di una vera politica energetica, senza inutili attese, per tentare di giocare il ruolo di piattaforma tanto per sé che per gli altri paesi del Mediterraneo. In fondo sul tema dell’energia si gioca da sempre una partita che investe il futuro del mondo, e per una volta sarebbe bello non arrivare ultimi, anche perché abbiamo un bisogno disperato di futuro. Che è impossibile da immaginare senza sfruttare le possibilità offerte tanto da questo mercato in evoluzione quanto insite nella nostra Italia, che potrebbe benissimo scegliere di diventare più autonoma ed economicamente sostenibile sviluppando ricerca ed innovazione per usare l’energia del sole, del vento e della terra. Il tutto senza dimenticare le risorse estrattive ancor oggi inutilizzate, e che usate nel rispetto dell’ambiente potrebbero consentire anche a noi di intravedere una fonte di luce più luminosa alla fine del lungo tunnel scavato dalla crisi.

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