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Dalla Liguria. La destra si batte socialmente. Come? Una proposta

L'operazione Sansa è fallita, perché la destra, prima ancora che nelle urne, aveva vinto nella società. Ma possiamo sfidarla su un punto del programma di Sansa: le diseguaglianze salariali.

In Liguria il voto ha dimostrato ancora una volta che non si può battere la destra nelle urne se non la si sconfigge prima socialmente. L’operazione immagine di Sansa era viziata sin dall’inizio da un’illusione ottica e sarebbe diabolico perseverare. Di fronte a noi c’è invece un terreno concreto su cui è possibile sfidare la destra e lo ricaviamo proprio da un punto del programma di Sansa, che parlava di ‘Contrasto alle disuguaglianze salariali, a partire da quelle di genere’. Certo, è materia non direttamente di competenza regionale, ma le politiche locali, incluse Regione ed enti locali, possono intervenirvi indirettamente per ciò che concerne appalti, aziende partecipate, sanità, trasporti, turismo e persino stimolare il Governo.

Per ridurre le differenze salariali occorre ridurre la forbice tra i salari più alti e i più bassi aumentando questi ultimi. I partiti che hanno sostenuto Sansa, in particolare PD e M5S, hanno depositato in Parlamento proposte di legge per l’introduzione di un salario minimo, istituto presente in 22 paesi UE su 28 e di cui di recente Ursula von der Leyen ha sollecitato l’estensione a tutti. Il M5S vorrebbe il salario minimo a 9 euro lordi l’ora, il PD prima ha presentato una proposta di 10 euro, poi l’ha modificata indicando come obiettivo i minimi previsti nei contratti siglati dai sindacati rappresentativi: a nostro avviso un passo indietro, che comunque spazzerebbe via i cosiddetti contratti pirata firmati da sindacati di comodo (il 70% di quelli oggi depositati presso il CNEL).

A chi vuole usare i prossimi 5 anni per battere la destra ligure nei posti di lavoro e nella società facciamo una proposta concreta: fare della lotta contro le diseguaglianze salariali e per il salario minimo un mezzo per strappare risultati concreti, come abolire la pratica degli appalti al ribasso e penalizzare l’esternalizzazione di attività a ditte e cooperative che abbassano il costo del lavoro applicando contratti più vantaggiosi (per sé, ma non per lavoratori e utenti), così come fanno anche le aziende sanitarie e le partecipate nei settori trasporti, rifiuti, manutenzioni e acqua-gas in nome del ‘rigore dei conti’ (ma oggi il Patto di stabilità è sospeso causa Covid). Sarebbe un modo anche per ricordare a PD e M5S le loro stesse proposte, che attendono nei cassetti e rischiano o di non uscirne mai più o di uscirne depotenziate se non stravolte.

Piero Acquilino-Marco Veruggio, Associazione ControCorrente

Foto: Buccipergenova/Facebook

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