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Dal libro al film: La solitudine dei numeri primi

E’ uscito nelle sale il film tratto dal libro "La solitudine dei numeri primi".

"La solitudine dei numeri primi" è uno dei libri che più ho amato negli ultimi anni. Non mi emozionavo così da anni. Per giunta, lo stile essenziale fatto di brevi frasi icastiche di Paolo Giordano mi ha letteralmente sedotto. L'ho decantato e pubblicizzato in ogni modo con entusiasmo con la dedizione che si riserva a qualcosa che ti ha rapito il cuore. La storia è raccontata con grande maestria della narrazione dal punto di vista dei due protagonisti che seguiamo dall'infanzia con totale partecipazione ed immedesimazione.

Chi non ha mai avuto una compagna di classe crudele come Viola? Chi di noi donne non ha mai avuto un rapporto conflittuale con il cibo? Il personaggio di Mattia poi è davvero toccante. Senza fronzoli e ridondanti infiocchettature linguistiche, Giordano sa raccontare, arrivando dritto alla pancia dei lettori, le inquietudini di Alice e Mattia. Indubbiamente è uno scrittore che arriva.

Attraverso l'essenziale potenza del suo linguaggio riesce a creare un'atmosfera delicata pur toccando degli argomenti estremamente drammatici. Nel libro tutto scorre senza pesantezze inutili, commuovendoci senza affliggerci. Così, le sue parole sembrano cadere come la neve, quiete e silenziose. Un vero talento, non c'è che dire. 

Incredula scopro su Google che il nostro ha solo 28 anni ed è laureato in una materia scientifica che neanche oso pronunciare. Dopo il successo editoriale, lo vedo sfilare persino sul red carpet di Venezia in uno smocking impeccabile, unico accessorio: una splendida barba biondo grano svedese buttata lì per conquistare le già innamorate lettrici. Campione di intelligenza e di charme, Giordano fa ben sperare: i giovani talenti possono emergere. Scatta, dopo il clamore da festival, la voglia di vedere il film. La realizzazione cinematografica è di Saverio Costanzo. La storia viene sapientemente narrata dal regista attraverso gli occhi dei protagonisti, facendoci rivivere le emozioni lancinanti del libro. La sceneggiatura è stata scritta infatti con la collaborazione dello stesso Giordano. Unica pecca, a mio avviso, la colonna sonora che in due momenti del film carica esageratamente le scene quando il dramma della situazione è già evidente. La musica altissima e con un ritmo drammatico toglie al film quella sensazione di tatto che si percepisce leggendo il libro. In sostanza la colonna sonora diventa un rumore addirittura fastidioso in alcune scene. Ciò che contraddistingue questo romanzo risiede nella sua originalità narrativa: pur avendo come argomento storie forti e crudeli, la storia ci giunge in modo delicato, come se le parole dell'autore cadessero su soffice neve morbida. Questo purtroppo non vale per alcune scene del film. Del resto quel silenzio eloquente che si respira leggendo il suo romanzo era l'intenzione dello stesso autore che dedica il libro "A Eleonora, perché in silenzio te l'avevo promesso".

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