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Crotone: a volare sono solo le carcarazze

Se è vero che il 2013 sarà un anno ancora più difficile per il 48 per cento degli italiani, per i crotonesi questo stesso anno si rivelerà impossibile. A tre giorni dalla Befana, che ha riguadagnato le vie dell’etere in sella alla sua scopa, l’ultimo volo di un aeroplano che decolla dal S. Anna, sarà un fatto compiuto. Poi niente, nessuna nuova all’orizzonte; neppure un bagliore, che non sia il lumino dei defunti, in fondo al tunnel che la città e il suo territorio hanno imboccato in pieno. Perché qui non c’è davvero nulla che bolle in pentola, seppure i vapori che si levano nel cielo, soprattutto dall’area ex “Montedison”, siano densi, ma come lo possono essere le chiacchiere; palpabili come capita che siano le difficoltà oggettive e di ogni genere. 

In cima alle rinunce di quel 48 per cento di italiani ci sono i viaggi e le vacanze e sembra dunque essere perfettamente nella tendenza questa nuova crisi dei voli che ha investito lo scalo aereo crotonese. Tuttavia Crotone è un posto da cui si parte; non è la meta di un viaggio o di una vacanza se non nei canonici quindici giorni d’estate; è un posto che si abbandona più in fretta che si può e dove ci si ritorna quando non è proprio possibile fare altrimenti: in estate, a Natale, a Pasqua; quando muore un proprio caro, oppure quando si è invitati a nozze. Si parte da Crotone, per andare verso un ospedale migliore, per recarsi a studiare, per cercare lavoro altrove; nel migliore dei casi, ed è una tendenza, da qui ci si parte per raggiungere quel porto dove è attraccata una di quelle navi da crociera per i poveri; di quelle che solcano i mari nella desolazione e nel freddo dell’inverno, ma che ti danno comunque l’ebbrezza di aver fatto una cosa da vip. D’altra parte, migliore sorte dello scalo aereo crotonese non era stata risparmiata neppure alla rete ferroviaria; quella stradale invece, rotatorie a parte, non conosce miglioramenti dacché completarono quei 5 km della complanare, circa venti anni fa, poi basta più; e magari il tempo si fosse soltanto fermato; sembra invece che stia correndo indietro.

Siamo in un deserto che avanza, questa è la verità; i suoi confini sono Botricello, la patria dei taralli, e Rossano, quella della liquirizia. Da entrambi questi estremi, procedendo rispettivamente verso sud e verso nord, appaiono delle realtà in costante evoluzione ed espansione. Catanzaro ha delle strade e dei collegamenti viari degni di una metropoli americana; prendere un aereo a Lamezia, partendo da Crotone, percorrendo i nuovi collegamenti stradali tra il capoluogo e lo scalo lametino, costruiti a vista d’occhio, si spende la metà di quanto costa, anzi, oramai costava, imbarcarsi dal S. Anna, È un dato di fatto, segnalato a suo tempo anche dal ministro Passera allorché paventò un inevitabile declassamento dello scalo crotonese. Tal cosa è avvenuta nei fatti, e non per una scelta politica, seppure stupisca il fatto che una compagnia aerea si sia accorta con un mese di ritardo che Crotone era una realtà praticamente in mutande; ridotta a guisa di una rapa dalla quale è impossibile cavare sangue. Dei doni sotto l’albero Crotone li ha comunque trovati; il rinvio della soppressione della Provincia, ad esempio.

E l’anno nuovo non è stato da meno, giacché ha regalato alla città una compagine amministrativa che nuova del tutto non è, ma che ha le caratteristiche dell’usato sicuro; sempreché questo possa bastare ai crotonesi per rimanersene tranquilli e attendere fiduciosi il futuro. D’altra parte, non è che ci siano chissà quali grandi partite da giocare per il bene della città; nell’unica che è in corso oramai da venti anni, la politica e la classe dirigente cittadina non sono mai riusciti ad entrare, rassegnandosi nei fatti al ruolo di raccattapalle; a bestemmiare tutt’ al più nel vedere politici di nuova generazione ma di atavica ambizione, commettere fallo di “frichicchio”. È successo più volte nelle varie puntate di quel serial, di quella specie di “Un posto al sole” che è diventata la bonifica con relativa riesumazione della Pompei, della Leptis Magna crotonese. A Crotone, nella trepidante e snervante attesa di un diluvio di soldi, si è finiti per dovere invocare la pioggia, quella vera di cui i campi hanno irrinunciabile e vitale bisogno, al punto che è dovuto intervenire il Prefetto per scongiurare, verificando il da farsi in prossimità dell’emergenza, un’altra iattura abbondantemente annunciata. La città frattanto, una volta consumato il rituale delle feste, si è svuotata rapidamente; di quattrini non ce n’erano nelle tasche dei crotonesi e quindi non ne potevano avanzare da spendere per i saldi.

È davvero tristissimo e insopportabile il dover assistere al vuoto nei negozi e alle continue, quotidiane chiusure degli esercizi commerciali. Forse è meglio andarsene, ma per chi resta, per come si sono messe e complicate le cose, c’è da attendere davvero tanto, troppo tempo che arrivi l’anticiclone giusto; eppoi è rimasta unicamente la corriera per andare via, sopra il cielo di Crotone, a volare sono rimaste solo le carcarazze.

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