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Crocifisso nelle aule, si rianima la crociata

La scuola non può essere un ospedale che cura i sani e manda via i malati (don Lorenzo Milani)

Crocifisso nelle aule, si rianima la crociata

"L’Italia ha vinto a Strasburgo la prima battaglia in difesa del crocifisso". Si apre così l’articolo dell’Ansa che riassume le ultime ventiquattro ore di esaltazione del mondo politico bipartisan italiano, dalla Cei e dal Vaticano all’annuncio che la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha giudicato ammissibile il ricorso presentato dal governo contro la sentenza del 3 novembre scorso, con la quale la Corte aveva giudicato all’unanimità dei giudici l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche contraria alla Carta.

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha espresso in una nota il suo "vivo compiacimento" (QuotidianoNet) e la Cei, nelle parole del suo portavoce, mons. Domenico Pompili, l’ha definito "un passo in avanti nella direzione giusta" (ASCA) e il card. Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione dei Vescovi, lo ha qualificato un "risultato molto importante" (Adnkronos).

Anche l’opposizione fa sentire la sua voce, il senatore del Pd Antonio Rusconi, capogruppo in Commissione Istruzione a Palazzo Madama dichiara: "L’accoglimento del ricorso dell’Italia [...] ripristina anzitutto un dato di rispetto della tradizione culturale e religiosa del nostro Paese e dell’Europa occidentale" agguingendo che "è un simbolo di fratellanza universale e di amore verso tutte le persone" (ASCA).

L’articolo dell’ansa continua: "[...] il governo italiano, ma anche terzi che ne faranno richiesta. Come ad esempio e’ pronto a fare San Marino. L’accoglimento del ricorso presentato dall’Italia il 29 gennaio scorso non era scontato, anche se le tante prese di posizione in difesa dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche faceva prevedere almeno una prova d’appello.
La Convenzione per i diritti dell’uomo che regolamenta l’attivita’ della Corte dice che i cinque giudici chiamati a esaminare il ricorso possono accogliere la domanda quando l’argomento al centro del procedimento solleva ’’gravi problemi’’ di interpretazione della Convenzione stessa oppure riveste un ’’importante carattere generale’’. Condizioni a cui, nel suo ricorso, il governo italiano si e’ richiamato con forza. Sostenendo tra l’altro che, accettando la tesi secondo la quale la presenza muta di un oggetto simbolico in uno spazio pubblico puo’ dare origine a problemi psicologici tali da costituire una violazione del diritto alla liberta’ religiosa, si dovrebbero anche eliminare tutti i simboli religiosi, cattedrali e chiese comprese. La neutralita’ dello Stato rispetto alle questioni religiose, secondo l’Italia, non puo’ essere ricondotta a una formula astratta e universale poiche’ questo conduce a numerose contraddizioni [...]". (ANSA, 3 marzo 2010)

Il testo (in francese) del del ricorso presentato alla Grande Camera dal governo italiano
La sintesi in italiano del ricorso stesso messo a disposizione dal governo

Un commento all’ultima frase "La neutralità [nota bene che la parola ’laicità’ non è pronunciata] dello Stato rispetto alle questioni religiose non può essere ricondotta a una formula astratta e universale poiché questo conduce a numerose contraddizioni". In chiaro, il governo di una repubblica democratica occidentale, quale l’Italia, sostiene la tesi secondo cui la religione, in questo caso cattolica -ma per coerenza la regola deve applicarsi a tutte le forme di religione (ebraica, mussulmana, hindu, scientologia e tutte le sette incluse)-, deve essere sottratta alle regole comune dell’umanità civile. La Chiesa Cattolica Apostolica Romana (dal greco: καθολικÏŒς, katholikòs, cioè "universale") che nella sua propria appellazione si definisce come tale (katholikòs) rivendica di non dover sottomettersi ad una "formula astratta e universale" come la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950. E di conseguenza, ancor meno dover rispettare la Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu, firmato a Parigi il 10 dicembre 1948.

Nel suo ricorso presentato a Strasburgo, il governo italiano scrive nero su bianco che la religione nei suoi fondamenti è incompatibile con le moderne democrazie: "poiché questo conduce a numerose contraddizioni". I diritti fondamentali dell’uomo e le libertà dei cittadini devono essere sospesi per fare il largo ’mentale’ allo spazio prepotentemente attribuito dallo Stato (italiano) alla Chiesa.
"La chiesa ha tenuto e tiene questa provincia (l’Italia) divisa...E la cagione che la Italia non...abbia anch’ella o una repubblica o uno principe che la governi, è solamente la chiesa...[che] non essendo [tanto] potente da potere occupare la Italia, nè avendo permesso che un altro la occupi, è stata la cagione che non è potuta venire sotto uno capo...". E l’unità di un paese è per Machiavelli il summum bonum, la conditio sine qua non perchè un paese possa prosperare e organizzare una valida difesa. Con amaro umorismo consiglia, chi non è convinto della sua affermazione, di fare un esperimento: di trasferire la corte romana "in terre de’ svizzeri", popolo da lui ritenuto integerrimo e disciplinatissimo, "e vedrebbe che in poco tempo farebbero più disordine in quella provincia i rei costumi di quella corte che qualunque accidente che in qualunque tempo potesse surgere". (Niccolò Machiavelli, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio; citato da Adrian Comollo in Machiavelli, Guicciardini, and the Papal State)

 

 Il corocifisso "è un simbolo di fratellanza universale e di amore verso tutte le persone" (Sen. Antonio Rusconi, Pd)

Pescara - Anche Micromega [leggi l’articolo] si occupa del caso dei manifesti dell’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) vietati dal sindaco di Pescara. La rivista punta l’indice sul provvedimento adottato da Luigi Albore Mascia, oggetto di diatribe anche a livello cittadino.
Sulla questione, Maurizio Acerbo, consigliere comunale di Rifondazione, non è tenero nei confronti del primo cittadino. “ Sulla rivista” scrive Acerbo, “ è uscito un articolo che giustamente ridicolizza il sindaco di Pescara e che evidenzia la censura fatta dal sindaco sui manifesti vietati. Sulla vicenda abbiamo espresso immediatamente la condanna per un gesto demenziale, illegale e illegittimo, sul quale è stata anche presentata un’interrogazione”. (cityrumors.it, 1 marzo 2010)




L’unanimismo sbandierato dai capifila della politica italiana e ecclesiale s’infrange sulle scogli di un Italia che ha messo la sua fede nel Concilio Vaticano II continuamente sgretolato dalla morte del suo iniziatore papa Giovanni XXIII e di chi rivendica, in una tormenta di urla, il diritto di esprimere la libertà fondamentale e il rispetto del pensiero di ogni cittadino (Articolo 3 della Costituzione italiana).

La fede la si vive nelle coscienze e la si pratica nelle opere. I simboli, come il crocefisso, servono agli atei devoti e ai fondamentalisti che hanno nostalgia della società cristiana, non ai credenti nell’Evangelo (Noi Siamo Chiesa)

La questione del crocifisso è del tutto aperta davanti alla Corte di Strasburgo. Tanti sono i credenti che, in nome del Vangelo, sono in radicale disaccordo con quanti usano il crocifisso per campagne fondate su una vecchia idea di cristianità oppure per propaganda politica (Noi Siamo Chiesa)

La croce, questa «realtà» che dovrebbe essere «parola e azione» per il cristiano, è ormai ridotta a orecchino, a gioiello al collo delle donne, a portachiavi scaramantico, a tatuaggio su varie parti del corpo, a banale oggetto di arredo... Tutto questo senza che alcuno si scandalizzi o ne sottolinei lo svilimento se non il disprezzo, salvo poi trovare i cantori della croce come simbolo dell’italianità, all’ombra della quale si è pronti a lanciare guerre di religione. Ma quando i cristiani perdono la memoria della «parola della croce», e assumono l’abito del «crociato», rischiano di ricadere in forme rinnovate di antichi trionfalismi, di ridurre il Vangelo a tatticismo politico: potenziali dominatori della storia umana e non servitori della fraternità e della convivenza nella giustizia e nella pace. (Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose)

 

Crocifisso, il comune di Vicchio si schiera con la Corte europea

Ottomila abitanti, giunta di centrosinistra, paese che ha dato i natali a Giotto e Beato Angelico e sulle cui montagne nacque la scuola di Barbiana di Don Milani: è Vicchio di Mugello il cui consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno a sostegno dei principi espressi dalla Corte europea dei Diritti dell’uomo nella sentenza con cui vieta l’esposizione del Crocifisso e di altri simboli religiosi in luoghi pubblici e in particolare nelle aule scolastiche. L’ordine del giorno è stata votato nei giorni scorsi, alla vigilia del pronunciamento della stessa Corte che ha giudicato ammissibile il ricorso presentato dal governo italiano.
"Per quanto sappiamo, dicono i sostenitori dell’ordine del giorno, il nostro è il primo Consiglio comunale che approva la sentenza della Corte europea. E’ anche un messaggio contro le posizioni del centrodestra che spacciandosi da unico difensore dei valori religiosi, in realtà li svilisce con argomentazioni assolutamente rozze e inopportune" (la Repubblica-Firenze, 03 marzo 2010; leggi Ansa)

Crocifisso: sondaggio Tv San Marino contro ricorso Italia

SAN MARINO, 29 GEN - In un sondaggio, l’87% e’ contrario all’adesione di S.Marino al ricorso dell’Italia contro la sentenza europea che toglie il crocifisso dalle aule. Il sondaggio era stato avviato da San Marino Rtv sul proprio sito all’indomani della decisione del Governo di sostenere l’Italia nel ricorso presentato a Strasburgo contro la sentenza. Il segretario agli Esteri, Mularoni, spiego’ il sostegno all’Italia rilevando che un’istanza Ue contro S.Marino avrebbe ’’lo stesso esito’’, ma il sondaggio pare contraddirla. (ANSA, 29 gennaio 2010)
 

Tra crocifissi e cardinali, la politica si butta in religione (VareseNews.it, 16/02/2010)

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