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Crisi e debito pubblico: riparte l’ottimismo. Ma quanto ci costerà?

E’ proprio veramente strana quest’ultima presa di posizione delle banche centrali inglese, svizzera, americana e giapponese. L’iniezione di liquidità sui mercati apporterà una momentanea euforia ed una ventata di primavera alle esposizioni delle banche europee detentrici di buona parte dei titoli pubblici rappresentanti i colossali debiti pubblici di Italia, Grecia, Spagna e irlanda.

Vedi ieri dove a Milano alcuni titoli bancari sono stati sospesi per eccesso di rialzo. Una iniezione di ossigeno che permetterà alle borse nei prossimi giorni di recuperare parte delle posizioni perdute. Non dimentichiamo, peraltro, che gli Usa ed il Giappone sono gli stati con il maggiore debito pubblico al mondo.

Tutto questo altro non è che un espediente per continuare a portare scompiglio nel futuro delle finanze soprattutto dei paesi più deboli. Se l’iniezione di capitali nuovi rispetterà una certa tabella di marcia, qualcuno comincerà a pensare che tutto quello che è successo sin’ora, altro non è stato che una bolla di sapone, la solita iettatura dei soliti catastrofisti e giù con l’aumento della spesa pubblica, questa volta camuffata da investimenti orientati alla crescita.

La Grecia in termini tecnici è in avvitamento. Oramai non ha più le condizioni di pagare i suoi debiti anche perché grazie ai "soloni" della finanza gli hanno distrutto quel poco di struttura produttiva interna. Il gioco al massacro sociale, riducendo stipendi e tagliando servizi essenziali per il paese, peraltro atti a produrre ricchezza l’ha portata non sul ciglio del baratro, bensì dentro. Di che ne dicano i nostri esperti, la Grecia è finanziariamente morta, o meglio moribonda, non ha ancora esalato il suo ultimo respiro, ma senza un’immediata trasfusione elefantiaca di denaro fresco (guarda caso osteggiato fermamente dalla Germania) di tanto denaro, morirà. Questo probabilmente farà piacere alla Germania e probabilmente farà sorridere l’Inghilterra, ma sarà un sorriso amaro in quanto proprio loro, alla lunga saranno quelli che più di tutti gli altri stati d’Europa ne pagheranno lo scotto.

Ora questa nuova intelligente trovata se non verrà utilizzata per intervenire sui debiti sovrani, pretendendo serie operazioni di riavvio delle economie produttive, si trasformerà in un disastro di immani proporzioni, con risvolti di destabilizzazione sociale imprevedibili. Mi spiego meglio.

L’esempio banale può essere proprio questo: io sono in mezzo ad un mare di guai avendo svolto una vita a spendere male i miei guadagni, generando una montagna di debiti verso Tizio. Tizio un giorno sbadatamente perde buona parte dei suoi risparmi per strada. Io fortunatamente li trovo e anziché restituirli, me li tengo. Che grande euforia. Solo che la mia stupidità recondita mi porta, dato che sono piovuti dal cielo, a spendermeli per mie soddisfazioni personali e non invece quanto meno a portarli in diminuzione dei miei debiti precedenti. Succederà così che il mio debito resterà sempre quello e il mio creditore non avrà più la liquidità necessaria per fronteggiare i miei guai, allora si che saremo in brache di tela.

Questa iniezione di liquidità, peraltro rappresentata dai risparmi della gente, e non da carta stampata o messa a disposizione dai grandi colossi della finanza, deve assolutamente andare in diminuzione del debito pubblico. Gli stati interessati, poi, seriamente pilotati dalle banche centrali, dovranno porre in essere, per il relativo controvalore ricevuto, una politica di investimenti atti a rilanciare l’economia.

Oggi la Grecia, se non le si danno almeno 160 miliardi di euro a fondo perduto, in modo da ridurre soprattutto l’esposizione su cui deve pagare gli interessi ai quali non riesce più a far fronte, morirà. Attenzione: tutti i nostri soloni dell’economia, per quanto bravi, penso che oggi non siano capaci di valutare scientificamente l’impatto di una Grecia che fallisce nell’ambito dell’euro.

Gli scenari che sta vivendo la nostra economia, con una classe politica inadeguata, in contrapposizione ed in contraddizione, sono tecnicamente da paura. Lo stesso vale per l’Italia che al momento con un tasso di crescita quasi inesistente, avrà difficoltà a pagare gli interessi sul debito pubblico di oltre 1.900 miliardi, peraltro in presenza di una finanziaria che sicuramente non è votata alla crescita del paese.

Il nostro debito pubblico oggi dovrebbe attestarsi a non oltre 1500 miliardi di euro. E’ bene ricordare che il debito pubblico italiano nel 2008 era pari al 106% del Pil, corrispondente a circa 1600 miliardi. Oggi il debito si è attestato a oltre il 120%, risultando così aumentato di oltre 300 miliardi. Forse sarebbe opportuno chiedere come e perché sono stati spesi questi 300 miliardi in più. Se oggi l’Italia si fosse trovata nei parametri di tre anni fa, probabilmente staremo a dedicare il nostro tempo all’imperversare del caldo afoso che a metà settembre sta soffocando le nostre giornate.

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