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Crisi del matrimonio eterosessuale, impennata del matrimonio omosessuale

Il matrimonio è un'istituzione in crisi. Le coppie non si sposano più e, se si sposano, spesso il vincolo matrimoniale è destinato a durare ben poco. Il numero dei divorzi è in continuo aumento. Solo una è la categoria sociale presso la quale risulta evidente il continuo prosperare della valenza ideale del matrimonio, quella degli omosessuali.

Non interessa qui dare un valore “etico” al fatto che le unioni fra uomini e donne siano sempre meno stabili. Ritengo sia opportuno esaminare le conseguenze dal punto di vista della convivenza civile. La precarietà delle unioni crea infatti innegabili tensioni sul piano sociale: liti che spesso sfociano in violenza, difficoltà economiche per i separati nel dover mantenere magari due famiglie e nel versare gli alimentiintasamento dei tribunali, tempo sottratto allo svago o al lavoro per seguire le vicende processuali, contese sull’affidamento dei figli ed utilizzo degli stessi come arma di ricatto nei confronti dell’ex.

Non si può poi negare il fatto che, quando si è in presenza di minori, i figli crescano in una condizione di discontinuità d’affetti, con una mancanza di certezze che talvolta può compromettere la crescita equilibrata da un punto di vista psichico e sociale dei bambini. Oramai, le poche volte che le unioni si convertono in matrimonio, prevale soltanto l’aspetto ludico e consumistico della circostanza celebrativa: spose che arrivano in carrozza o con l’elicottero, abbigliamenti stravaganti, feste faraoniche e costose.

Solo una è la categoria sociale presso la quale risulta evidente il continuo prosperare della valenza ideale del matrimonio, quella degli omosessuali.

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È ben noto, infatti, il rilievo che negli ultimi tempi le associazioni di omosessuali annettono all’istituto giuridico del matrimonio, ed alla conseguente pressante richiesta di potervi accedere, proprio mentre i cosiddetti “normali” ne contestano l’utilità. Evidentemente si attribuisce al matrimonio il significato di una conferma, civilmente riconosciuta, di un legame affettivo che di per sé, cioè in assenza di rapporti con la collettività, non avrebbe necessità di riconoscimento alcuno.

Ma si tratta di una contraddizione in termini. Così come è stato regolamentato dal codice civile il matrimonio è sostanzialmente un “contratto” fra due persone di sesso opposto. Il contratto matrimoniale, riconosciuto e tutelato dall’ordinamento giuridico italiano a partire dal diritto romano, è costituito da una serie di norme che in larga misura regolano fattispecie tipiche dell’unione eterosessuale e non hanno corrispondenza logica nel rapporto fra due persone dello stesso sesso.

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Messi razionalmente da parte gli eventuali condizionamenti di natura religiosa, alla società laica in quanto tale non interessa - o quantomeno non dovrebbe interessare - la diversità di gusti in campo sessuale, sempre che essi non abbiano risvolti che, dalla maggioranza della collettività, vengano giudicati contrari al benessere della compagine sociale.

Gli eterosessuali rivendicano il valore del loro rapporto indipendentemente dal riconoscimento giuridico-sociale dello stesso, proprio mentre gli omosessuali, che evidentemente vivono l’insicurezza del loro rapporto sul piano personale, pretendono che sia rafforzato dal vincolo matrimoniale. Singolare no?

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