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Covid19: una catastrofe annunciata. Il caso della Repubblica Ceca

Dopo l’allentamento in estate dei provvedimenti per contenere la diffusione del contagio da covid19, l’epidemia sta esplodendo in tutta Europa. Era una cosa molto prevedibile e gli avvertimenti di numerosi epidemiologi sono stati inascoltati. L’Italia, che ha mantenuto più o meno alta la guardia, è in questo momento in una situazione migliore rispetto ad altri paesi europei dove la situazione peggiora di giorno in giorno e per i prossimi mesi si prospetta un quadro molto pericoloso.

Praga Gerardo Femina

 
(Foto di Gerardo Femina)

Vediamo nel dettaglio cosa è accaduto in Repubblica Ceca per comprendere questo fenomeno, comune ad altri paesi, di esplosione del contagio.
Ricordiamo che a gennaio e febbraio, nonostante gli avvertimenti della Cina e dell’OMS, nessun governo mise in pratica misure per prevenire il disastro. In questo contesto il governo di Praga ha avuto il merito che agli inizi di marzo, di fronte a quanto avveniva nel Nord Italia e mentre altri paesi erano ancora “distratti”, mise in atto alcune misure come il distanziamento sociale e l’obbligo delle mascherine sia al chiuso che all’aperto. La velocità e l’efficacia della manovra permisero il contenimento del contagio.
Il 31 maggio il totale delle persone contagiate era 9000 con 316 morti. Un grande successo rispetto a quanto stava accadendo nel resto dell’Europa e del mondo.

Ma all’inizio di giugno le cose cambiarono. Avvicinandosi l’estate cominciarono forti pressioni da parte della gente che viveva nel terrore di non poter andare in vacanza e soprattutto dall’industria del turismo che viveva nell’incubo della totali paralisi del business. Il governo, che in precedenza aveva dato segnali chiari circa la gravità della situazione, cominciò a parlare della famosa “fase 2”, le informazioni divennero confuse e i mezzi di informazione allentarono la tensione intorno alla pandemia. Un fatto importante è stato che anche i social si sono riempiti di articoli e video che parlavano di manipolazione dell’informazione e, in sintesi, negavano la stessa esistenza del nuovo coronavirus o almeno ne parlavano nei termini di una semplice influenza. Resta ovviamente il dubbio e la domanda su quali gruppi e quali interessi si celino dietro questi venditori di fumo… ma torniamo al nostro tema.
Quando all’inizi di giugno paesi come la Croazia riaprirono le frontiere ai turisti, improvvisamente anche gli altri governi europei accelerarono i tempi per l’attuazione della fase 2. E cosi fece anche la Repubblica Ceca. In poche settimane furono aboliti i provvedimenti anti-covid e soprattutto si diffuse la convinzione che ormai la pandemia fosse passata o addirittura non fosse mai esistita. Niente più mascherine, nessun distanziamento sociale. In questa atmosfera anche le poche e confuse raccomandazioni che venivano dalle autorità non venivano prese in considerazione. Furono riaperte le frontiere e riprese il turismo dall’estero. Simbolo di questo periodo è la cena sociale che Ondřej Kobza organizzò il 30 giugno a Ponte Carlo con il beneplacido della città di Praga. Una tavolata lunga 550 metri con la partecipazione di più di 2000 persone.

Ad agosto inevitabilmente aumentano i numeri del contagio e a settembre si paga il conto per la “distrazione” estiva. I contagi cominciano a crescere in maniera esponenziale, come si vede chiaramente nel grafico.

In poche settimane si è passati dai 9000 contagi totali di maggio ai 25000 dell’1 settembre per arrivare il 26 settembre a circa 62.000. E’ chiaramente fallito il piano del governo chiamato “quarantena intelligente” che consisteva nel tenere sotto controllo i nuovi casi e tracciarne il contagio. Quando i numeri aumentano diventa impossibile avere la situazione sotto controllo. In un attimo sono stati vanificati gli sforzi, i sacrifici e il grande lavoro fatto in primavera. Solo da una settimana si è di nuovo focalizzata l’attenzione sul problema. Il ministro della salute Adam Vojtěch ha dato le dimissioni e al suo posto è subentrato il famoso epidemiolgo Roman Prymula che immediatamente ha cominciato a prendere provvedimenti reintroducendo alcune misure già prese a marzo. Il ministro chiaramente esprime il timore che possa accadere quanto successo in Lombardia.
Per completare il quadro è da dire che come in Italia le opposizioni approfittano della situazione per fare campagna elettorale e criticare qualsiasi cosa faccia il governo e che si va diffondendo soprattutto tra i giovani e tra i movimenti alternativi il cosiddetto “negazionismo”.

Questo virus è ancora sconosciuto e non si conoscono completamente i fattori che ne determinano la diffusione e la letalità. Comunque quando si parla di coronavirus non bisogna mai dimenticare quanto appreso nel marzo del 2020:
* Si tratta di un virus nuovo e altamente contagioso, non avendo il corpo umano gli specifici anticorpi.
* Non è mortale come per esempio l’ebola ma non è nemmeno una normale influenza.
* Si conosce poco questo virus, il come si diffonde, il perché in alcuni casi è letale in altri no,… si è migliorato l’approccio medico alla malattia ma non esistono cure definitive.
* Il problema più serio è che aumentando esponenzialmente il contagio si arriva alla paralisi del sistema sanitario, sia riguardo i posti letto negli ospedali e nel numero di operatori sanitari che nella disponibilità di presidi medici.

Se pensiamo che si avvicinano i mesi freddi e la conseguente diffusione della normale influenza possiamo farci un quadro della situazione futura.

Questa è la tendenza attuale– che molti non vogliono vedere – e che può sfociare in una catastrofe umanitaria come è già successo altre volte nella storia.

Questa tendenza può essere modificata solo con interventi decisi da parte dei governi e delle persone, con comportamenti e scelte adeguate alla situazione, con intelligenza e solidarietà. Altrimenti dobbiamo affidarci alla fortuna o alla casualità, come per esempio alla probabilità, accennata da alcuni scienziati, che il virus perda forza o della ipotetica e fantomatica immunità di gregge. Ma cosi entriamo nel campo dei “se” e degli “speriamo”. Più saggio è mettere la vita umana al centro dei nostri valori e prendere le decisioni conseguenti. Sono momenti difficili che possono essere superati con le scelte giuste.
Abbiamo parlato del problema sanitario ma ben sappiamo che l’altro grande campo dove si andrà aggravando la crisi è quello economico. Se si vorrà a tutti i costi difendere il grande capitale finanziario, le banche e le multinazionali invece dell’economia reale e della produzione il disastro è assicurato. Su questo tema rimandiamo alla dichiarazione “Salute diritto universale – al di sopra delle leggi del mercato e delle speculazioni finanziarie. dove viene indicata la direzione da prendere in questo campo.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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