Cosa resterà dell’Expo 2015?
Anni ballando, ballando Reagan-Gorbaciov
danza la fame nel mondo un tragico rondò.
Noi siamo sempre più soli singole metà
anni sui libri di scuola e poi a cosa servirà.
Anni di amori violenti litigando per le vie
sempre pronti io e te a nuove geometrie
anni vuoti come lattine abbandonate là
ora che siamo alla fine di questa eternità...
...chi la scatterà la fotografia...
..."Won't you break my heart?"...Raf
di Claudio Toce
Mi domando, cosa resterà dell'Expo 2015? Credo niente. Ma dell'Esposizione Universale di Parigi del 1889 qualcosa è rimasto.
Un brutto lampadario, il mostro di ferro che fu costruito fra mille polemiche per festeggiare il primo centenario della Rivoluzione e che poi diventò il simbolo di Parigi e non solo.
Guy de Mauppassant, nel 1889, l'aveva definita un brutto lampadario, per di più inutile perché troppo alto per illuminare Parigi.
E come lui, tutti i maggiori intellettuali dell'epoca, da Verlaine a Dumas, avevano firmato un appello di fuoco contro le visioni mercantili di un costruttore di macchine, che si era messo in testa di innalzare una torre di ferro di ben trecento metri sul grande prato degli Champs de Mars, proprio di fronte all'austero edificio della Scuola Militare, costruita ai tempi di Luigi XV e vanto dell'Armèe francese.
Le critiche non fermarono l'ingegnere Gustave Eiffel, e soprattutto il governo di allora, che lo aveva autorizzato a realizzare la Tour come "cuore" dell'Esposizione Universale per celebrare in chiave moderna il primo centenario della Rivoluzione.
Nessuno osa immaginare oggi Parigi senza il grosso lampadario, simbolo della città.
Facciamo un passo in dietro: l'Expo di Milano è l'occasione per rivisitare la storia della Tour Eiffel, soprattutto quella - contrastata - della sua costruzione.
Per capirla bisogna calarsi nel clima di quegli anni. La Francia è ancora sotto lo choc della perdita dell'Alsazia e della Lorena, della Comune, del disastro di Sedan.
Dal 1871 cerca una rivincita, almeno d'immagine, e l'Esposizione Universale del 1889, che coincide con il centenario della Rivoluzione, è l'occasione per chiudere la bocca a tutti quelli che pensavano che il Paese fosse in ginocchio.
Ecco perché l'idea cosi folle e grandiosa di una torre alta 300 metri trova non soltanto critici, ma bensì anche apostoli convinti.
Per i ministri delle finanze e del commercio di allora (Carnot e Lockroy) la Tour proposta dall'ingegnere Gustave Eiffel doveva essere prima di tutto la dimostrazione di quanto la tecnologia francese era in grado di fare.
Doveva essere un manifesto pubblicitario per vendere ponti e ferrovie in giro per il mondo. La sua costruzione fu un vero exploit; 365 giorni di lavoro per montare i 12 mila pezzi con 250 mila viti e bulloni, tre sole giornate di sciopero e un costo tutto sommato contenuto.
Invece dell'Expo 2015 temo resterà solo il ricordo di una raffica di arresti per tangenti, un male tutto italiano.
Questo articolo è stato pubblicato qui
Commenti all'articolo
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox