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 Home page > Tempo Libero > Sport > Corso di Laurea in Storia del Calcio - Perché no?

Corso di Laurea in Storia del Calcio - Perché no?

Leggendo la posta dell’ultimo Guerin Sportivo, la domanda di Alberto a Matteo Marani mi ha riacceso un fuoco (per adesso è un lumicino). Il tema della discussione era: Perché in Italia non esiste un esame universitario in Storia del calcio?

Ho premesso dell’accensione endogena perché spesso ho pensato alla questione, cercando anche interlocutori con cui confrontarmi. Ho chiesto, approfondito, analizzato e sono arrivato ad una triplice conclusione sul perché in Italia non ci sia un corso universitario sulla storia del calcio:

1 – Il mondo del calcio non riesce ancora a comprendere il valore culturale dei suoi eventi. Non ho mai sentito parlare i vertici del calcio mondiale (ma anche italiano) di portato socio-culturale di un avvenimento, di un campionato o di una partita. Le analisi s’incentrano sulle ricadute economiche, di integrazione all’interno dei sistemi finanziari globali, sulle parabole del consenso.
Non ho mai sentito parlare di uno studio sulla traccia che un campionato del mondo ha lasciato nella cultura di una nazione. Tutto è dato in mano agli aneddotisti, ai romanzieri tifosi, ai sociologi poco attenti. Calcio e cultura, connubio alla base di un riconoscimento universitario non si intersecano se non come racconto di un momento molto fuggevole. In pratica, si crede che l’unica storia del calcio possibile sia quella di Sfide (peraltro trasmissione fantastica).

2 – Il mondo accademico non ha la forza intellettuale per impostare metodologie di approccio agli studi socio-storici veramente diversi. In questi ambiti siamo fermi alle scuole francesi per quel che riguarda le storie medievali e moderne e ad influssi vari per quel che riguarda il contemporaneo. Da anni gli studiosi spaccano il capello delle espressioni artistiche più varie (arte, cinema, teatro, musica colta) senza mai varcare la soglia e analizzare in senso storico e culturale espressioni davvero popolari come il calcio e lo sport in generale, la televisione, la musica della gente (di popolare abbiamo già dato), quella da autoradio per intenderci. Ci sono piccoli corsi e professori che allargano le vedute, ma gli studi che parlano dei temi sopracitati arrivano sempre ad una considerazione laterale di questi argomenti, utile per parlare d’altro e mai del loro sviluppo in quanto agente culturale e sociale e non soltanto come specchio di alcuni flussi. Davvero strano che il mondo accademico americano non abbia impostato una linea nuova in questo senso. Aspettiamo.


3 – L’opinione pubblica non è assolutamente sensibilizzata al tema. Leggo e vedo molti commenti sportivi. Quasi tutto si ferma all’oggi sintetizzato, al domani surreale e ad una visione del passato romantica e stucchevole, come se tutto era meglio quando c’era…

Leggo pochissime cose in cui il calcio è cuore di un discorso sociale, storico, politico. Questo porta tre conseguenze:

a) Il calcio è visto sempre come un’arena di sentimenti accesi
e l’assenza di distacco analitico crea una crosta di tifo ottuso e incivile.
b) Calcio e tifo contemporaneo non sono il massimo per proporre un discorso condiviso sull’importanza culturale del calcio.
c) Poste le due premesse, anche gli studi che nelle intenzioni vorrebbero sfondare il muro e accogliere il calcio come espressione di una scienza sociale assoluta, ricca di ricadute culturali e politiche, si fermano e non osano spingersi verso il non plausibile per nessuno.

Queste le mie ragioni. Io non saprei come fare per risolvere l’impasse. Ma di sicuro qualcuno di riuscirà.

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