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“Cooperativa Avino” tra percolato e rifiuti incendiati: minacciata la salute di 36 lavoratori – Foto

Percolato grondante da ogni dove, tanfo nauseabondo ed una grossa quantità di rifiuto umido lasciato a marcire in terra da più di tre mesi.

E’ questo lo scenario in cui si presenta, ad oggi, la discussa “Cooperativa Avino”, centro di ristoro per i mezzi utilizzati dalla società Flegrea Lavoro e spazio in cui trovano accoglienza fatiscenti uffici della stessa partecipata comunale e, aspetto ancor più preoccupante, una quarantina di lavoratori che, nel cimentarsi quotidianamente nel proprio lavoro, si espongono di volta in volta alle conseguenze determinate da un ambiante ridotto al limite della salubrità.

Un’area immensa, estesa per circa 3000 m², la cui fatiscenza ed il cui degrado risulta essere visibile anche ad occhio nudo.

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Dall’esterno, imboccando una traversa di via Giulio Cesare in Fusaro, si erge il “capannone” della cooperativa privo, a tratti completamente, di vetrate rendendo così inevitabile l’entrata al suo interno di acqua piovana e di qualsiasi tipo di materiale proveniente dall’esterno.

All’interno invece, così come constatato da un sopralluogo effettuato nel mese di ottobre dalla Commissione “Mare e Laghi” del Comune di Bacoli e dallo stesso Presidente della Flegrea Lavoro, lo scenario risulta essere ancora più malsano e preoccupante.

A pochi metri dall’ingresso, la struttura è ancora segnata da un gravoso incendio che la colpì in un pomeriggio dello scorso mese di luglio.

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Un atto devastante, per il quale non esiste alcuna relazione di servizio effettuata dai vigili urbani locali, non presenti in loco al momento della combustione estiva, che, secondo quanto riferito da fonti ufficiali, sarebbe stata determinata dall’eccessiva intensità di un raggio di sole che andava a colpire un cumulo di cartoni poggiati ad una parete dell’immobile.

I vigili del fuoco giunti sul posto, poco dopo essere stati contattati da alcuni lavoratori della limitrofa cooperativa fabbricante cavi e materiale di legno, hanno impiegato più di cinque ore per riuscire a domare le fiamme evitando così effetti ancor più drammatici di quelli già determinati.

“Erano da poco passate le 17 di un caldo pomeriggio di luglio quando abbiamo notato un fumo nero fuoriuscire dal capannone – asseriscono alcuni testimoni oculari della vicenda – abbiamo perciò chiamato diverse forze dell’ordine tra cui i pompieri. Ad alimentare le fiamme c’erano cartoni, pneumatici, rifiuti organici ed indifferenziati. Si è sfiorata una vera e propria tragedia”.

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Ma, alla fortunosa mancanza di feriti, è scaturito una grave disagio per una buona parte dell’area (mantenuta in fitto dalla Flegrea Lavoro, e quindi in buona parte dal Comune, per una cifra di 120mila euro annui) che resta ancora, così come constatato da un ulteriore sopralluogo effettuato dal presidente della Commissione “Mare e Laghi”, Josi Gerardo Della Ragione, incenerita nei pilastri e nelle pareti, ricca di materiale bruciato non smaltito, priva di energia elettrica e con vetri ancor più frantumati.

“Faremo il possibile per riportare tutto alla normalità. E’ nostra intenzione acquistare la Cooperativa” ha asserito il sindaco Schiano.

Alle conseguenze dell’incendio, che hanno intaccato per lo più la salubrità del capannone in cui si presentano estese chiazze di percolato e grossi mucchi di materiale ingombrante, si affianca il degrado da anni presente presso gli altri tre fabbricati dell’Avino.

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Strutture un tempo sede di settori comunali (tra cui proprio il X Settore, dedito alla manutenzione ordinaria del territorio) le quali giacciono in condizioni di abbandono, di putrescenza e di pericolo.

Un primo immobile difatti, praticamente attorniato da una grossa mole di rifiuto indifferenziato, è costituito da una parte da alcune stanze che, inutilizzate, si presentano con mura screpolate e da altri vani chiusi con un lucchetto che ospitano, tra la muffa, una parte dell’archivio comunale costituito da documentazioni relative anche ad anni recenti.

Un secondo immobile, utilizzato in parte dai dipendenti, e che dovrebbe costituire gli uffici della cooperativa, oltre ad avere balconi semi inagibili, risulta privo di qualsiasi tipo di suppellettile eccetto che per la presenza di sparute scrivanie, sedie mal ridotte e tra balconi e uno scarno armadietto privo di perni.

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L’ultima struttura invece, completamente ricoperta da edere, risulta non ispezionabile dai membri della commissione poiché del tutto inagibile.

Degrado assoluto che è stato opportunamente segnalato seduta stante a Renzo Geronazzo, massimo rappresentante della società partecipata che usufruisce dell’area, il quale ha assunto l’impegno di risolvere entro due settimane dal sopralluogo le criticità presenti riscontrare alla metà di ottobre.

D’altra parte sarebbe di sicuro inaccettabile restare impassibili dinanzi a tale deficienze le quali, oltre che a rendere ancor più deficitario il servizio di raccolta di rifiuti, già compromesso dalla nuova crisi determinata anche dalla mancata partenza della raccolta differenziata sul suolo della città di Bacoli, mettono a repentaglio la salute dei lavoratori della nettezza urbana da cui non è possibile esigere doveri se si continuano a non assicurare i diritti più elementari.

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L’intera area è stata ed è ancora oggetto di un’ordinanza di sgombero da parte dell’autorità giudiziaria di Napoli la quale è stata rinviata, alcuni mesi fa, sino alla prossima metà di gennaio, data in cui potrebbe essere raggiunto l’accordo tra l’amministrazione comunale di Bacoli e gli eredi Avino per l’acquisizione degli immobili, che potrebbe avvenire per una somma di denaro orientativa di un milione e quattrocentomila euro.

A ciò vi è d’aggiungere che nella giornata di ieri, 04.11.2010, (e quindi a 19 giorni dal sopralluogo a cui l’amministrazione non ha fatto seguire ancora alcun tipo d’intervento di bonifica) è improvvisamente saltata la riunione della Commissione “Mare e Laghi” la quale, oltre ad analizzare detto stato di cose, doveva approvare i verbali dei sopralluoghi relativi proprio a tale criticità rendendo così “ufficiale”, mettendolo su carta, il degrado visionato nella struttura dell’Avino.

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All’incontro, previsto per le ore 17:00 presso il Municipio di via Lungolago, erano presenti, oltre al segretario di Commissione Pietro Carannante, il Presidente di Commissione, Josi Gerardo Della Ragione (consigliere indipendente), ed il consigliere Carlo Giampaolo (consigliere Pd) i quali non hanno potuto aprire i lavori della riunione per mancanza di numero legale.

Il Regolamento Comunale, difatti, prevede che, per rendere valida una seduta di Commissione, vi è bisogno almeno di n. 3 membri (su 5 da cui è costituita) presenti.

All’assise pubblica erano quindi assenti i tre consiglieri di maggioranza:

  • Luigi Carannante per il Pdl, il quale ha annunciato la sua assenza già nel tardo pomeriggio del 03.11.2010 asserendo di aver ricevuto la comunicazione della Commissione soltanto intorno alle ore 13:00 del 03.11.2010, non riuscendo quindi ad organizzarsi in tempo;
  • Maria Rodriguez per il Faro della Libertà, la quale, dopo essere stata contattata alle ore 17:30 di oggi, 04.11.2010, (dopo mezz’ora quindi dall’orario previsto per l’inizio della riunione), ha comunicato la sua “non presenza”, asserendo di aver ricevuto la comunicazione della Commissione soltanto intorno alle ore 13:00 del 03.11.2010, non riuscendo quindi ad organizzarsi in tempo;
  • Giuseppe Esposito per l’Mpa, il quale, dopo essere stato contattato alle ore 17:30 di oggi, 04.11.2010, (dopo mezz’ora quindi dall’orario previsto per l’inizio della riunione), risultava essere non raggiungibile poiché il suo telefono era spento.

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