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Continua l’odissea dei lavoratori di Almaviva

La disoccupazione e il precariato non si combattono licenziando, ma salvaguardando i posti di lavoro o creandone di nuovi

I lavoratori dei call center di Palermo continuano a protestare ed a chiedere la riapertura del tavolo di confronto tra sindacati, Governo, Ita e Covisian. I posti di lavoro a rischio sono 543. I tentativi di scongiurare i licenziamenti degli operatori dei call center del capoluogo siciliano finora sono stati inutili.

La vertenza è per certi aspetti paradossale. Lo scorso agosto Covisian aveva vinto la gara per subentrare ad Almaviva nella gestione del servizio ex Alitalia. In quell’occasione l’azienda s’impegnò ad assorbire i lavoratori in cassa integrazione a zero ore. A febbraio Covisian ci ripensa ed annuncia di non voler procedere con l’intesa sottoscritta perché ritenuta troppo onerosa per l’azienda. Non solo, ma la multinazionale avrebbe interrotto il contratto con Ita e dal 30 aprile avrebbe proceduto con 221 licenziamenti.

Intanto, la nuova compagnia aerea italiana non solo non si è presentata all’incontro al ministero ma ha proceduto ad assumere 150 lavoratori per il proprio call center interno.

Nello stesso tempo Almaviva sta procedendo con il licenziamento degli operatori della sede di Palermo che erano ancora in cassa integrazione e che avrebbero dovuto essere assunti da Covisian. 

Se non fosse tutto vero ci sarebbe da ridere.

È vero che siamo in Sicilia dove il paradosso è diventato poesia con le opere di Pirandello e non solo, ma mettere sulla strada oltre cinquecento dipendenti rappresenta l’ennesima beffa per i lavoratori dell’isola e le loro famiglie.

La storia si ripete. Nel 2011 a chiudere fu lo stabilimento Fiat di Termine Imerese, poi fu la volta del petrolchimico di Gela ed ora quello di Pfizer a Catania e di Almaviva a Palermo.

Cambiano i governi nazionali, i ministri ed gli assessori regionali, ma per i lavoratori del Meridione mantenere il posto di lavoro è come vincere un ‘terno al lotto’ a settimana. La lotta alla Mafia, al sottosviluppo e all’arretratezza tecnologica e industriale del Sud non si possono combattere solo con le promesse. Occorrono fatti.

Il Governo ha annunciato che il 40% dei finanziamenti del Pnrr andrà al Mezzogiorno. Vedremo. E, comunque, l'importo stanziato è il minimo dovuto ad un’area che negli ultimi decenni è stata penalizzata nei piani di investimenti sia pubblici che privati.

Intanto, in attesa che alle parole seguano i fatti, continuano i licenziamenti e l’esodo verso il Nord Italia o all’estero di tanti meridionali che al Sud non riescono a trovare un lavoro ‘dignitoso’.

REDNEWS

 

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