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Condannata in Cina per un Tweet

 

Qua abbiamo tutte le carte in regola, tutti gli ingredienti per una storia modello film americano, peccato però che la storia non è una storia ne americana.
Insomma, sapiamo tutti cosa sia Twitter (qui il mio account da seguire) ovvero un servizio gratuito di social network e microblogging che fornisce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo con una lunghezza massima di 140 caratteri. Gli aggiornamenti possono essere effettuati tramite il sito stesso, via SMS, con programmi di messaggistica istantanea, e-mail, oppure tramite varie applicazioni. (Wikipedia)


La forza di Twitter sta proprio nella sua semplicità: 140 caratteri sparati da qualunque cosa abbia una CPU dentro, e questo laCina -che non brilla per libertà di espressione lasciata al popolo- lo sa bene. E ne è spaventata.
Negli ultimi giorni è trapelata un’altra notizia che non può e non deve essere taciuta: come per il caso di Xiaobo, ora c’è un nuovo caso di palese violazione dei diritti umani fondamentali. “Attentato all’ordine pubblico“: con questa accusa una donna di 46 anni, Cheng Jianping (@wangyi09), attivista per i diritti umani, è stata condannata a un anno di lavori forzati per aver inoltrato un messaggio ricevuto via Twitter dal tono irridente nei riguardi dei nazionalisti anti-giapponesi.
Amnesty International si è già mossa, rivolgendo un appello affinchè Jianping sia rilasciata immediatamente, ma le autorità di Pechino sembrano sorde ad ogni tipo di richiesta.

Lavori forzati, per un tweet. Roba che se lo facessero dalle nostre parti io sarei in un gulag già da anni.
Comunque, visto che “qualcuno” diceva che la libertà è partecipazione e visto che l’unico modo per affossare un regime è sputtanarlo pubblicamente, oggi mi sento di promuovere questa iniziativa, questa petizione promossa dal mio amico e collega Matteo Bianconi il quale ha creato una petizione da firmare per cercare di tirare fuori quella ragazza di galera o, almeno, per cercare di far si che questa vicenda prenda un pochino di luce, togliendone semmai ad Avetrana e alla Carfagna che fa la lotta nel fango con la Mussolini.

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