• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Condannata famiglia per "educazione inadeguata"

Condannata famiglia per "educazione inadeguata"

Il tribunale ha condannato una famiglia a un risarcimento di 200.000 euro per non aver educato in modo adeguato il figlio ritenendola colpevole del danno (morte) provocato dallo stesso in un incidente con la bici.

Il fatto è avvenuto nel 2002 a Robecco sul naviglio. Il figlio, mentre pedalava sulla ciclabile, facendo un sorpasso urtò un’anziana signora facendola finire nel canale, dopo un anno di coma la signora è morta.

La motivazione del tribunale è che: "l’affidamento del minore alla custodia di terzi solleva il genitore dalla presunzione di colpa in vigilando ma non da quella di colpa in educando". Insomma, anche se non sono presenti, i genitori rimangono "comunque tenuti a dimostrare di avere impartito al minore stesso un’educazione adeguata a prevenirne comportamenti illeciti". Questo significa che la manovra di sorpasso che ha causato l’incidente è "Opera" dell’inadeguata" educazione impartita dai genitori.

Condannata famiglia per "educazione inadeguata"

Che dire. L’educazione dei figli è già, di per sé, un’impresa difficile, pretendere che i figli si comportino seguendo tutte le "istruzioni" impartitegli, è impossibile. Se cosi fosse avremmo un popolo di pecore nel vero senso della parola.

Che i genitori abbiano il compito di educare i figli è risaputo - lo è da sempre e da sempre i genitori lo fanno anche senza assurde sentenze dei tribunali - ma che abbiano anche la responsabilità civile e penale quando il figlio commette infrazioni in loro mancanza e affidati a terzi è inammissibile.

Chiunque abbia a che fare con gli adolescenti sa che il loro comportamento deriva più dal dimostrare qualcosa agli altri che al rispetto delle regole e questo succede a chiunque, anche a quei ragazzi educati nel rispetto degli altri con metodi "repressivi". La tendenza dell’adolescente è proprio la ribellione verso le regole degli adulti.

La pretesa si avere un controllo totale sull’adolescente indica la volontà di controllo dell’adulto.

A mio avviso, è in questo senso che va letta la sentenza, obbligando i genitori a un controllo totale, il passo successivo sarà il controllo totale della famiglia stessa perché, se si vuole che l’adolescente si comporti conformemente alle regoli sociali esistenti in un dato momento, nasce la necessità che anche la famiglia abbia lo stesso comportamento.

E’ ovvio che certi comportamenti - bullismo in genere - debbano essere evitati, ma non ha senso prendersela con la famiglia perché, comunque, l’adolescente continuerà a comportarsi in modo inadeguato proprio perché è nella sua natura. Non dimentichiamo che a quell’età l’individuo è in fase di ricerca di una identità e che i modelli che segue non sempre, anzi, quasi mai, sono riferibili alla famiglia, in modo particolare oggi che, con i mezzi moderni, ha accesso a più esempi.

 
Modelli creati per uso e consumo dell’utente
 
Quasi sempre i riferimenti vengono dal mondo reale mediato dai mezzi di comunicazione: televisione, cinema, ma anche giochi virtuali.

Il problema, perciò, non è la famiglia, ma il rapporto che esiste tra essa e l’esterno, rappresentato da una miriade di informazioni quasi mai coerenti tra loro e la famiglia stessa.

Questo fa si che l’adolescente non abbia più un riferimento preciso da seguire.

Solitamente si tende a credere, perché cosi ci dicono, che la televisione e il cinema, ma anche la moda, che i modelli proposti sono copiati dalla realtà e di conseguenza anche i loro comportamenti. Ciò è vero in parte; i modelli possono si essere copiati dalla realtà, a essere modificato, cioè creato, sono i loro comportamenti, le loro filosofie. Ciò che essi propongono è un mondo sempre reale ma al contempo si discosta dalla realtà nel momento in cui pensano in modi che, anche se sembrano simili, perché partono dalle aspettative delle persone,  al modello reale, si discostano da esso nel momento in cui le loro azioni sono contrarie al modo di pensare dell’originale. Il pensiero “televisivo” nasce sì dalle aspettative delle persone, ma nella sua analisi cerca di convogliare tali aspettative su  modelli comportamentali che, nel loro evolversi, creano aspettative simili ma, al contempo, modificate al punto di cambiare radicalmente il modello.

Tutti hanno l’aspettativa di avere un tenore di vita che permetta loro di usufruire dei vantaggi sociali, partendo da questa aspettativa, i media la sviluppano al punto di convincere le persone che tutti hanno la possibilità di arricchirsi; per far ciò usano il concetto di potenzialità: cioè, in una società libera, avendo tutti le stesse possibilità di azione, ne consegue che, chiunque si possa arricchire. Questo in sé, come principio, è vero; ma nel momento in cui, per arricchirsi, oltre alle potenzialità, un individuo ha bisogno anche dei mezzi per svilupparle e che questi mezzi sono gestiti da chi detiene il potere, solo chi si adegua, rinunciando a sé stesso come individuo, ne può usufruire; ma questo, ovviamente, non viene detto, anzi, l’individuo deve crescere nella convinzione che i modelli che segue sono il frutto della sua inventiva.

In un contesto simile, dove i media creano tutta una serie di modelli a cui, e in modo particolare gli adolescenti, ci si dovrebbe identificare, la famiglia viene messa in secondo piano, quando, addirittura, annullata.

Questo non significa che la famiglia venga soppressa, essa rimane come nucleo base, a cambiare è il suo scopo. Invece di essere il riferimento come modello, diviene cassa di risonanza della propaganda occulta del potere.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares