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Compiti delle vacanze per la sciura Emma

 

La presidente di Confindustria getta il cuore oltre l’ostacolo: serve una riforma fiscale, a gettito invariato, per ridurre la pressione fiscale su lavoro e imprese. E fin qui, nulla di epocale, direte voi. Se non fosse che, Emma Marcegaglia propone di farlo

«Magari alzando la tassazione sulle rendite finanziarie, lavorando sull’assistenza (i regimi fiscali agevolati) e su qualche lieve aumento dell’aliquota Iva»

Fosse così semplice.

Dunque, vediamo: alzare la tassazione sulle “rendite finanziarie”, cioè sul risparmio. Che è poi quello che si trasforma in investimento, ma forse questa verità è stata finora dolorosamente occultata a Marcegaglia. A parte ciò (e prescidendo dall’esiguo gettito che l’aumento della cedolare secca al 20 per cento produrrebbe), visto che stiamo parlando di coperture finanziarie “strutturali” (uno sgravio fiscale), quello che conta è la relativa stabilità della fonte di gettito nel corso del ciclo economico. Prendiamo quindi la maggiore tassazione delle “rendite”, e vediamo che accade durante una recessione.

Molto semplice: che non solo il gettito crolla contestualmente alla contrazione dell’attività economica e dei mercati finanziari, ma questo calo tende a persistere nel tempo a causa dei crediti d’imposta prodotti dalle minusvalenze. E’ verosimile, quindi, che il buco di gettito causato dal ricorso ad un aumento dell’imposta sostitutiva sui redditi da capitale tenda ad essere più ampio ed a protrarsi per più tempo, rispetto (a titolo esemplificativo) a quello derivante da un aumento Iva (che pure cala, ma con un profilo più coincidente con quello dell’attività economica).

Quindi, proporre la vecchia solfa dell’aumento della tassazione del risparmio per finanziare sgravi fiscali permanenti appare sicura fonte di squilibri futuri dei conti pubblici, per tacere dell’effetto depressivo sugli investimenti prospettici. Ma forse di quelli non ci sarà bisogno, in questa Italia ormai prossima al naufragio. Ciò non toglie che Marcegaglia dovrebbe studiare di più, e non ripetere litanie da sinistra social-sindacale fallita, magari con la variazione sul tema di “esonerare dall’aumento di tassazione i titoli di stato”. Che servirebbe, come noto, a premiare il deficit pubblico sugli impieghi produttivi del risparmio.

Un consiglio, quindi, alla sciura Emma: poiché dispone di un gran bel centro studi, si faccia spiegare questi concetti durante l’estate, e torni in autunno per l’esame di riparazione. Sarebbe bello avere il capo degli imprenditori italiani esprimersi in modo consapevole su temi di propria pertinenza, voi che dite?

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.41) 21 giugno 2011 10:22
    Damiano Mazzotti


    Ma perchè nessuno prende in seria considerazione l’idea di tassare le chiacchiere? Gli italiani spendono milioni di euro in stronzate telefoniche e naturalmente chi ha più soldi più spende... basterebbe ideare una ritenuta secca del 10 per cento che si potrebbe anche destinare alla riduzione del debito pubblico. Infatti è anche il debito pubblico che riduce la nostra crescita economica e il salasso per pagare gli interessi grava sui cittadini attraverso le finanziarie e ci impedisce di fare i giusti investimenti nel futuro. E gli italiani piano piano imparerebbero anche ad evitare la masturbazione verbale e mentale.

  • Di (---.---.---.217) 21 giugno 2011 12:24

    Sarebbe bello se ci conoscessero solo per la pizza e gli spaghetti, il Colosseo e la moda. Purtroppo non è così. Il giorno in cui al direItalia, lo straniero non ti risponderà “oh, mamma mia, mafia, berlusconi”, sarà il giorno in cui gli italiani avranno riscostruito un Paese e riconquistato i propri diritti di cittadini.

  • Di Strangelove (---.---.---.61) 21 giugno 2011 15:12
    Strangelove

    Io vorrei spezzare una lancia per la povera Emma. Non si tratta di farla studiare di più.

    D’altra parte non si tratta solo della nostra suffragetta. E’ l’intero direttorato di confindustria che condivide e supporta questa linea.

    La cara Emma e i suoi colleghi scelgono semplicemente la via che sembra loro più percorribile.

    La tassazione delle rendite finanziarie piace molto ai tre sindacati per ragioni non proprio confessabili.

    Emma ha bisogno di dare un osso succulento alla triade, mentre confindustria si spolpa la vera preda: il gettito derivante da un eventuale rialzo dell’iva.

    E’ il classico "do ut des".

    L’abbiamo visto di recente in un’altra occasione col governo Prodi. A confindustria la polpa del cuneo fiscale, ai sindacati l’osso del tfr aziendale dei lavoratori dipendenti.

    Sono pattern comportamentali ormai consolidati.

    Esilarante comunque l’intervento di Abete quando dice che è ora di far pagare i ricchi.

    Questo sarchiapone ha sempre avuto una profonda vena comica.

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