• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Come se fossimo seduti a tavola, tutti assieme...

Come se fossimo seduti a tavola, tutti assieme...

Cara Rossaura, carissimi amici tutti,

riprendo da dove avevamo lasciato con i vecchi scambi epistolari, con le vecchie discussioni; si parlava di sinistra, di quote rosa, di cambiare qualcosa.
Sono passati alcuni mesi, e per quanto non sia passata moltissima acqua sotto i ponti, le riflessioni e le vite personali vanno avanti, assieme agli stessi progetti anche del passato.

Per cui facciamo finta di ritrovarci a tavola, un posto per ognuno di noi, come se avessimo finito di mangiare, fossero finiti i convenevoli e con l’aiuto di un buon caffè e di una grappa iniziassimo le nostre riflessioni.

Riprendo da dove avevo lasciato io, ovvero dal pensiero che si possa cambiare la cultura, si possa cambiare la politica, il modo di farla, magari partendo dal basso, dalle nostre piccole realtà, ma prima ancora da noi stessi.

Mi guardo intorno, e capisco che le persone sono avvilite, frustrate, private della propria vita in nome di un denominatore comune: lavorare, andare avanti, spendere il tempo in cose che fondamentalmente non interessano. La povertà d’animo, in questi tempi sempre più accompagnata a quella economica, stanno creando una società allucinata, impaurita da se stessa; terreno fertile, humus impareggiabile per seminare paura e discordia, ed instaurare un dominio di classe o di casta se preferite.

Non è da poco che credo che i governanti esprimano la gente, il popolo, i meccanismi di associazione dello stesso, le abitudini. I vari Berlusconi, i vari Prodi, i vari D’Alema, Veltroni e Casini, sono la nostra stessa proiezione, del nostro agire quotidiano. Spiegare il perchè questo sia vero è molto semplice, basta ribaltare l’assunto: un popolo maturo non li eleggerebbe.

Abbiamo sviscerato numerose volte assieme, a questa tavola, i fastidiosi e dolorosi perchè e come siamo arrivati fino qui, siamo stati girati abbastanza tempo indietro, a guardare la strada fatta. E’ arrivato un altro tempo, quello di riprendere a camminare.

Decidere la direzione, il passo, e riprendere a camminare.



Non ci vuole molto a dare uno sguardo alla storia, alla filosofia, alla storiografia, e capire che nei secoli passati grandi ideali hanno fomentato le masse, hanno difeso diritti, conquistato parlamenti, assemblee, lavato nel sangue l’onta della classe dominante. Caduti tutti quegli ideali non c’è stato un sognatore capace di inventarne altri. Quella, credo, sia la nostra strada.

Ripartendo dall’uomo, da noi, cercando di mettere l’uomo al centro della vita, o per dirla giocando con le parole, mettendo la vita al centro dell’uomo (non adoro le visioni antropocentriche). Per cui facciamo finta di essere a cena, e parliamo, sogniamo ad occhi aperti, che solo dal confronto, dalla volontà di sognare qualcosa di diverso, potrà scaturire qualcosa di nuovo, di migliore.

Non si può, però, col primo passo creare una utopia, sognare un’isola inesistente, è necessario andare piano, restare con i piedi per terra.

E allora vi chiedo perchè non partire dalle donne. Ma non solo da loro, da quello che è il primo anello della catena dello sviluppo, dell’educazione, del futuro: il bambino. Mi piacerebbe che le donne affrontassero il tema maternità, in termini legislativi e lavorativi, chiarendo di cosa possa avere bisogno una madre, di quanto tempo, in cosa si possa intervenire.

Mettiamoci dentro anche i padri, poichè nessun essere vivente da solo è una famiglia, e poichè credo che la società dovrebbe dare maggior tempo ai genitori, affinchè giochino con i propri figli senza stanchezza da lavoro, nobilitando il mestiere più difficile che esista. Partirei davvero da qui, cari amici, dal bambino, dal futuro.

Aspetto le vostre idee, le vostre opinioni, e se decidete di scrivere su di un blog una risposta, un richiamo, vi chiedo solo di segnalarmelo alla mia mail.
Un po’ come se vi chiedessi di passarmi il sale.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares