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Come procede la campagna vaccinale in Italia?

Le vaccinazioni stanno accelerando negli ultimi giorni, ma persistono ampie differenze tra le regioni sia nell’utilizzo dei vaccini sia nei soggetti vaccinati.

 

Il 27 dicembre 2020 è iniziata la campagna vaccinale nell’Unione Europea con il vaccino sviluppato da Pfizer e Biontech. In questi due mesi nel frattempo sono sono stati approvati altri due vaccini (Moderna e AstraZeneca) e ha avuto inizio la campagna di vaccinazioni di massa.

 

Le vaccinazioni in Italia

L’Italia ha scelto di dare massima priorità al comparto sanità: non sono stati vaccinati solo i medici, ma tutti coloro che lavorano o fanno volontariato nel campo sanitario con l’idea di rendere le strutture sanitarie immuni da eventuali focolai, anche se all’inizio non si sapeva quanto il vaccino riducesse la trasmissione del virus (mentre ora sappiamo che lo fa molto).

Solo nel corso delle ultime due settimane l’Italia ha iniziato a vaccinare anche chi non fa parte della sanità, in particolar modo gli over 80, le forze dell’ordine, i militari e i docenti scolastici e universitari. Per gli over 80 si usano i vaccini Moderna e Pfizer, mentre per gli altri sotto i 65 anni – a meno che non soffrano di particolari patologie – si sta usando AstraZeneca.

Ad oggi (dati aggiornati nella notte) è stato vaccinato in modo completo il 2,3% degli italiani e un ulteriore 2% sta attendendo la seconda dose. Lo stato delle vaccinazioni cambia però molto a seconda delle classi di età: ha ricevuto almeno la prima dose il 20,3% degli over 90, il 13,2% degli 80-89enni e l’1,50% dei 70-79enni. In queste tre classi di età, del resto, è concentrato oltre l’80% dei decessi: chi ha oltre 80 anni e contrae la Covid-19 ha il 10% di probabilità di non farcela.

Le somministrazioni giornaliere hanno un andamento molto variabile. Nei primi giorni di dicembre la campagna vaccinale era partita particolarmente bene anche grazie al fatto che si vaccinava chi lavorava negli ospedali. Ci sono poi stati dieci giorni con pochissime somministrazioni, perché le regioni tenevano da parte le dosi per i richiami.

Tra l’ultima settimana di gennaio e la prima di febbraio si è proceduto a iniettare quasi solo seconde dosi. A partire dal 10 febbraio, invece, sono riprese le prime dosi, anche se per diversi giorni sono rimaste a un livello non particolarmente alto. Negli ultimi giorni c’è stata invece un’accelerata e ieri (dati non ancora pienamente consolidati) con 113.000 dosi c’è stato il record giornaliero.

Guardando i dati sui soggetti vaccinati, scopriamo come inizialmente le vaccinazioni riguardassero solo il personale sanitario e non sanitario ma impiegato negli ospedali (come tecnici, addetti alle pulizie, personale amministrativo). Il numero di sanitari vaccinati durante gennaio è progressivamente calato, mentre a fine mese con le seconde dosi c’è stata un’impennata; successivamente, il dato è tornato a calare e ora è intorno al 15% delle somministrazioni giornaliere. In contemporanea sono stati vaccinati anche gli ospiti delle Rsa.

A febbraio le regioni hanno iniziato a vaccinare gli over 80 (che non si trovano nelle Rsa): in questi ultimi giorni rappresentano circa la metà delle dosi somministrate. Negli ultimi dieci giorni hanno fatto anche il loro ingresso i docenti e le forze armate. 

 

L’efficienza nell’utilizzo dei vaccini

Al nostro paese fino ad oggi sono state consegnate 3,9 milioni di dosi Pfizer, un milione di dosi AstraZeneca e 250mila dosi Moderna. I tassi di utilizzo variano moltissimo tra le regioni.

La Campania ha ad esempio finito le dosi a disposizione di Pfizer, mentre la Calabria ne ha ancora una su quattro. AstraZeneca è invece stato usato al 70% in Toscana, ma è allo 0% in Basilicata, Emilia Romagna, Marche, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte e Umbria. Complessivamente il 93% delle dosi Pfizer e il 19% di quelle AstraZeneca è stato usato.

Anche sul vaccino Moderna sembrano esserci delle difficoltà di somministrazione: complessivamente è stato usato solo il 46% delle dosi consegnate. Il Molise ne ha usato lo 0,9% e la Liguria il 6%; la Valle d’Aosta è invece oltre il 90%.

Va tenuto presente comunque che ci sono quasi sicuramente delle dosi già consegnate, ma non ancora caricate sulla piattaforma nazionale (motivo per cui alcune regioni sono sopra il 100%). C’è poi il caso del Piemonte in cui vi è una discrepanza importante tra le dosi utilizzate segnalate dai dati nazionali e quelle dei comunicati stampa regionali. 

 

Le differenze tra regioni

Le vaccinazioni, essendo affidate alle regioni, presentano ampie differenze a seconda di dove ci si trova. Alcune regioni sono particolarmente avanti con la vaccinazione dei più anziani, mentre altre sensibilmente più indietro.

Guardando chi ha ricevuto almeno una dose, le migliori regioni e province autonome sono la Valle d’Aosta, Bolzano e Trento: hanno vaccinato con almeno una dose oltre il 40% degli over 90 e rispettivamente il 17%, il 30% e il 35% degli 80-89enni. L’Emilia Romagna, il Molise e la Basilicata fanno bene sugli over 90, mentre Campania, Umbria e Veneto sembrano essersi concentrati di più sugli 80-89enni.

Guardando i dati sugli over 80 nel loro complesso, invece, solo le due province autonome di Trento e Bolzano hanno superato il 30% di persone che hanno ricevuto almeno una dose, e sono seguite da Lazio, Basilicata e Campania con almeno il 23%. Sopra il 20% ci sono anche Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta. La due peggiori regioni sono invece la Toscana e la Sardegna con solo il 5,1% degli over 80 vaccinato. 

Le differenze sono anche forti sui tassi di vaccinazione giornalieri e sul tipo di vaccino che si utilizza. La Toscana, ad esempio, è stata la prima regione a partire prima vaccinando in modo massiccio con AstraZeneca, seguita dal Lazio. Negli ultimi giorni anche Alto Adige, Campania, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Valle d’Aosta hanno iniziato a utilizzarlo.

L’Alto Adige ha il record di somministrazioni giornaliere, essendo riuscito in un solo giorno a vaccinare fino allo 0,6% della popolazione (solo con Pfizer) e avendo superato lo 0,5% altre due volte.

Una delle poche regioni ad aver mostrato un andamento costante nel tempo e negli ultimi giorni in aumento (come tendenzialmente dovrebbe essere) è il Lazio. Hanno invece andamenti irregolari la maggior parte delle altre regioni. 

La Lombardia, dove vive un italiano su sei, negli ultimi giorni sta andando particolarmente lenta: vaccina poco più dello 0,1% della popolazione al giorno e utilizza in gran parte Pfizer. Senza un’accelerata lì, dunque, è difficile che le somministrazioni giornaliere in Italia possano avere una forte crescita. 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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