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Come il Coronavirus sta cambiando l’Italia e gli italiani

Il radar settimanale di SWG sottolinea come l’emergenza sanitaria stia portando profondi mutamenti nell’opinione e nei comportamenti delle persone.
 
 
Le aspettative di ripresa la percezione del pericolo

A due settimane dall’avvio della fase 2, il 56% degli italiani dichiara che la situazione economica del Paese è peggiorata, mentre per il 29% è rimasta uguale e solo per il 9% vi è stato un miglioramento. Per quanto riguarda il futuro e la ripresa del Paese, il 62% del campione afferma che ci vorrà molto tempo per riprendersi, a fronte dell’11% che prevede una ripresa veloce. Un quadro di pessimismo diffuso, in sostanza, quello registrato dal radar settimanale #Covidisruption di SWG.

Nonostante il trend di miglioramento del numero di casi positivi al virus e di decessi, non tutte le attività che erano quotidiane prima dell’emergenza sono considerate oggi sicure dai cittadini. Il ritiro di una consegna a domicilio è visto come privo di rischi dal 77% degli intervistati, così come relativamente sicuro è considerato uscire di casa (72%) o andare a lavoro (70%). Rimane alta invece la percezione di pericolo in caso di assembramenti o di concentrazione di persone: in pochi si fiderebbero ad assistere a uno spettacolo al chiuso (18%) o a utilizzare mezzi pubblici (19%).

Dopo la loro riapertura, quasi la metà degli italiani considera sicuro recarsi dal parrucchiere o dall’estetista, percentuale in rialzo di 5 punti rispetto a 2 settimane fa. La stessa tendenza si osserva per caffè e aperitivi al bar, azione ritenuta priva di pericolo dal 43% dei rispondenti, 6 punti in più rispetto all’ultima rilevazione.

Governo e Regioni del Nord-Ovest rimandati?

È stato osservato come, nelle situazioni di emergenza, spesso il consenso nei confronti del leader aumenti, grazie a quel fenomeno chiamato rally ‘round the flag. Con l’aggravarsi dell’epidemia, gli indici di fiducia nel Presidente del Consiglio Giuseppe Conte erano cresciuti dal 37%, registrato il 27 gennaio, fino al 56% del 27 aprile scorso. L’ultima rilevazione del 25 maggio mostra però che questa tendenza potrebbe essere giunta a un’inversione, considerando i tre punti percentuali persi dal Presidente del Consiglio (53%) e il diffuso malcontento per le misure economiche adottate dal Governo. Anche i giudizi sul Governo Conte II sono in un periodo di negatività: su una scala da 1 a 10, il voto medio è 5,9, in discesa costante dal 6,6 del 20 marzo.

Gli italiani hanno espresso un giudizio sufficiente per l’operato delle Regioni, tranne che per quelle del Nord-Ovest, dove la valutazione media è di 5,1 su 10. Una bocciatura che può essere stata generata dalla gravità con cui il Coronavirus ha investito maggiormente Lombardia e Piemonte, unita agli aspri scontri tra i Governatori e lo Stato centrale.

Promosse tutte le altre regioni: le migliori sono quelle del Sud, dove le conseguenze del Sars-Cov-2 sono state limitate, con un voto medio di 7,2. Bene anche le Regioni del Nordest, con il Veneto di Luca Zaia e l’Emilia-Romagna di Stefano Bonaccini, il cui voto medio è 7,1. Passano infine anche le regioni del Centro e le Isole, con una valutazione media rispettivamente di 6,1 e 6.

 

 

La fede politica incide sulla percezione degli accordi presi tra stato e regioni sulla riapertura. Il compromesso raggiunto è considerato troppo a favore del Governo per appena il 14% dei cittadini, di cui un 28% si dichiara elettore della Lega e un altro 29% di Fratelli d’Italia. Il 18% considera invece quanto pattuito eccessivamente favorevole alle regioni, e un terzo di essi è un elettore del Partito Democratico. Infine il 7% vede l’accordo come giustamente più a favore del Governo e il 13% meritatamente più a favore delle regioni. L’intesa è bilanciata per il 24% del campione, la stessa proporzione per chi si astiene da giudizi.

Riaperture, un azzardo?

L’intensità con cui l’emergenza coronavirus ha colpito molti settori ha posto il problema di trovare il giusto equilibrio tra la salvaguardia della salute e dell’economia del paese. Tuttavia, la maggior parte degli intervistati è d’accordo con la riapertura: per il 39% un ritorno alla normalità è un rischio che vale la pena correre e per il 29% una scelta dovuta in quanto i pericoli per la salute sono minimi. Solo per il 23% la riapertura è un azzardo.

Nonostante ciò, tre quarti dei cittadini sono preoccupati che un’eventuale recrudescenza del virus possa portare a una seconda ondata epidemica. Una percentuale più alta al Sud e nelle Isole con l’83%, mentre al Nord e al Centro si ferma al 70%.

 

Sulla preparazione del Paese a questa eventuale seconda ondata, il 67% pensa che il sistema sanitario questa volta sarebbe in grado di reggere l’urto, ma solo il 10% crede si riuscirebbe a bloccare la diffusione del virus. Il 19% ritiene che una seconda ondata potrebbe essere meno grave della prima ma comunque drammatica, contro l’8% che teme un impatto uguale se non peggiore rispetto all’emergenza vissuta nei mesi di marzo e aprile.

 

Crescono i partiti minori

Questa situazione di crisi e incertezza sembra premiare le formazioni partitiche più piccole in merito alle intenzioni di voto. Fratelli d’Italia cresce di mezzo punto al 14,5% e si avvicina ancora al Movimento 5 Stelle (15,7%), che invece cala dello 0,3%. La Lega rimane sempre il primo partito con il 26,9% dei consensi, -0,1% dalla settimana scorsa, seguita dal Partito Democratico che perde lo 0,4% e si attesta al 20,2%.

Swg Intenzioni di Voto

Nel centrodestra a crescere di più è Forza Italia che tocca quota 6,3%. Il partito guidato da Silvio Berlusconi guadagna in una settimana lo 0,6%. Invece Sinistra/Mdp scende da 3,7% a 3,4%. Tra le formazioni più piccole Azione di Carlo Calenda guadagna lo 0,3% portandosi a 2,9%, superando così Italia Viva di Matteo Renzi che perde invece lo 0,3% e si ferma a 2,7%.

A seguire +Europa a 2,1% (-0,1%), Verdi 1,7% (+0,2%), Cambiamo! 1,3% (+0,2%) e il 2,3% di altri simboli.

 

L’epidemia cambia le abitudini

Il lockdown ha imposto notevoli cambiamenti nella nostra quotidianità e un massiccio impiego di internet e supporti elettronici nel lavoro, nella scuola, nell’intrattenimento e nelle relazioni tra persone. Se per alcuni è stato un semplice incremento del tempo davanti allo schermo, per tanti altri si è trattato di una vera e propria scoperta. Il 31% degli intervistati dichiara che durante l’isolamento ha utilizzato per la prima volta le videochiamate. Il 28% ha provato la consegna della spesa a casa, il 26% il cibo a domicilio, il 25% i corsi online e il 24% lo smart working. In particolare i corsi e la spesa online hanno avuto e un vero e proprio boom, registrando rispettivamente +208% e +155%.

Attività in Lockdown

Lockdown

Un dato interessante è che la maggior parte degli intervistati non intende tornare indietro neanche quando la situazione si normalizzerà: questo soprattutto per quanto riguarda lo shopping (80% continuerà a fare acquisti online), le videochiamate e lo streaming per guardare film e serie tv (74%).

 

Le aspettative per il futuro

Nelle settimane di chiusura i media hanno dedicato molto spazio ai comportamenti virtuosi e non degli italiani, e in tanti si domandano se questa sia anche un’occasione per poter cambiare il Paese. Il 59% dei cittadini pensa che la scuola migliorerà. Sul sistema sanitario, messo a dura prova in questi mesi, sono più le persone (43%) a pensare che migliorerà di quelli che dicono che peggiorerà (32%). Le città diventeranno più green secondo il 44% degli intervistati, contro il 32% che si aspetta un incremento dell’inquinamento. Sulle persone l’opinione si spacca quasi a metà: infatti il 39% risponde che saranno migliori, il 38% peggiori.

Post Lockdown

A regredire secondo gli italiani saranno invece l’ascolto dei cittadini per il 53% e la politica per il 47%. Inoltre, il 44% prevede un incremento della burocrazia e il 41% un arretramento dell’Italia.

 

In conclusione

Dalle rilevazioni fatte emerge che buona parte della popolazione sia d’accordo con la riapertura – giustificata anche dagli effetti negativi che il lockdown ha avuto sull’economia -, pur rimanendo preoccupata per una possibile nuova ondata epidemica. L’emergenza sanitaria ha dato molto risalto alle scelte delle singole regioni generando differenze significative sull’apprezzamento dell’operato dei governatori, un dato condizionato probabilmente anche dalla diversa intensità con cui il virus ha colpito le diverse aree d’Italia. Ma la sfera su cui l’epidemia ha inciso maggiormente è quella personale e delle azioni quotidiane. Negli ultimi mesi molti italiani hanno sperimentato nuovi strumenti di comunicazione, di svago e di shopping e molti sembrano intenzionati a non abbandonarli una volta terminata l’emergenza.

Foto copertina governo.it

Questo articolo è stato pubblicato qui

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