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Coelho critica Joyce: quando la letteratura "spicciola" si fa arrogante

"Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". Ulisse da sempre è il simbolo della ricerca del sapere e dell'affermazione della ragione dell'uomo come principio universale di fondazione dell'io, eppure Coelho afferma che proprio il libro che trasporta il suo tema in chiave moderna (e che porta il nome del mitico personaggio), del grande scrittore irlandese, è stato un male per la letteratura contemporanea, evidentemente quando Guccini cantava: "Tornate a casa nani levatevi davanti, per la mia rabbia enorme, mi servono giganti" l'autore di best-seller non stava bene a sentire.

Non posso non prendere in considerazione un autore che ha venduto circa 160 milioni di copie in tutto il mondo. Non posso nascondere che, aihmé, in gioventù ho peccato anche io e ho macinato con entusiasmo tutti i suoi libri. Sarebbe altrettanto ipocrita non ammettere che "Undici minuti", uno dei suoi libri più discussi, mi affascina ancora. Ma, riprendendo in mano "L'alchimista", dopo dieci anni, ho smesso di leggere dopo venti pagine. Non volevo rovinare il ricordo della mia ingenuità adolescenziale, quella stessa ingenuità che ti spinge a ricercare un contatto con chi dice di avere delle risposte, nonostante siano spesso pronte e preconfezionate, ma incartate bene in un pacchetto, così piacevolmente ricco di misticismo, che, a quell'età, rimanerne attratto è un peccato da considerarsi veniale.

Poi si cresce, però, si cresce e si capisce l'unica verità che dovrebbe essere stampata a fuoco sulla pelle quando nasciamo, perché, per conquistarla, si spendono fatiche e lacrime che sarebbe piacevole risparmiarsi, ma forse, che vale tanto anche per quello: la vita non si insegna, si impara!

Lungo la strada raccogliendo piccoli pezzi di un puzzle, ognuno di noi forma se stesso e il suo sistema, che è unico, proprio per questo nessuno può dirti come, quando o perchè.

Joyce è vuoto, in fondo l'affermazione del sedicente scrittore non è del tutto falsa, se intendeva dire che l'autore irlandese, padre della letteratura moderna, non cerca di dare risposte nei suoi capolavori, ma pone domande, quelle domande che servono a strutturare l'io come persona distinta dall'altro e non come seguace di una pseudo religione o di un nuovo movimento di pensiero new age, che tenta di inculcarci le sue rivelazioni.

E, forse, il successo di questi autori come Coelho, E.L. James (quella delle "50 sfumature di grigio") e i tanti "The secret" sta proprio nella nostra insicurezza, nell'incapacità della scelta autonoma e dell'assumersi le responsabilità anche del fallimento. L'uomo (e la donna) moderno avendo perso quei punti di riferimento che lo guidavano nella vita, come la famiglia, la fede e anche la sicurezza del lavoro, si trova perso, ma, invece di riuscire a emanciparsi finalmente da questi grandi lacci culturali per trovare una sua identità come individuo, preferisce trovarne di altri, rimanere gregge, magari anche atteggiandosi ad asceta per quei due soldi di verità, presi da luoghi comuni e filosofie orientali, deturpate e decontestualizzate dal "genio" di turno, perchè è più facile comprare le proprie risposte, piuttosto che arrivarci con fatica e attraverso un percorso di crescita del pensiero che si può sviluppare solo con il tempo e con il dubbio, insinuato proprio da quelle domande che i grandi capolavori ti lasciano una volta girata l'ultima pagina.

Un bellissimo koan dice "Se vedi Buddha per strada, uccidilo!" (perchè Buddha è solo dentro di noi), così dovremmo imparare a cercare le nostre verità personali con le nostre forze, per questo continuerò a pensare che il signor Coelho, come usavo dire, scherzando in tempi non sospetti, altro non è che un Moccia radical chic, con buona pace di chi lo considera un illuminato, io da parte mia mi terrò ben stretto l'Ulisse con tutti i suoi vuoti.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.145) 4 marzo 2013 00:41

    Ho un libro di massime di Coelho. Alcune mi piacciono, altre no e in entrambi i casi l’impressione è che la purezza delle parole dell’autore non combaci con i limiti, piuttosto evidenti, del Coelho essere umano, portatore di un certo snobismo, molta autoreferenzialità e persino punte di aggressività (non che l’ultima sia un male, nè nei profeti nè negli scrittori, ma se predichi l’amore per il prossimo non puoi andare dietro alla tua umana piccolezza.)

    Farò, per spiegarmi meglio, due esempi:

    1.Coelho è cattolico, Coelho pensa che ognuno di noi sia una stella e ci si debba aprire al proprio prossimo. Ma della sua ex moglie Coelho parla così:

    "All’epoca in cui ero sposato con una donna di nome Cecilia decisi di abbandonare tutto ciò che non suscitava più il mio entusiasmo". Solo io trovo agghiacciante quell’ "una donna"? Amore puro, eh? Lasciando stare l’umorismo ad olorogeria di quel "tutto ciò che..." che potrebbe includere tranquillamente anche la suddetta Cecilia. Ah, i cattolici che divorziano.

    2. Coelho sostiene che ci si debba cercare le proprie regole, fuori dal conformismo. Ma dice di non esagerare colle proibizioni>(parla ad esempio dei vegani) "se non appartieni ad una religione" che le prescribe, salvo poi dire che ciò che fai dev’essere responsabilità propria, non di una religione o di un partito. Insomma una religione è in grado di rovesciare lo stile di vita di un individuo in quanto tale, ma convinzioni personali rigide quanto i dogmi religiosi, se non hanno il marchio di riti tradizionali, sono esagerati? Beh, questo è conformismo, peraltro ritrattato quando si vorrebbe giungere alla logica conclusione, cioè incolpare le religioni per gli eccessi degli uomini, sulla base del ragionamento di prima.

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