• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Ambiente > Civitavecchia. Fumi dal porto e i cittadini protestano

Civitavecchia. Fumi dal porto e i cittadini protestano

Civitavecchia non è nota solo per la Madonna che piange, ma anche per le numerose sorgenti inquinanti e i conseguenti rischi per la salute.

Oltre alle due centrali elettriche, di cui una convertita a carbone, situate a pochissima distanza dall'abitato, anche il porto, da tempo, è nel mirino delle critiche per il notevole livello raggiunto dai fumi delle navi in fase di attracco, neri e visibili da ogni parte della città. Nel corso degli ultimi anni, infatti, al tradizionale traffico generato dalle navi passeggeri e merci operative in tutto il bacino del Mediterraneo, si è aggiunto anche quello crocieristico. L'Autorità portuale ha previsto per il 2011 qualcosa come 2 milioni e 450.000 passeggeri, mentre nel 2008 le navi ormeggiate ammontavano a 924, con un incremento del 7,9% sul 2007 (ultimi dati disponibili).

Ma se Civitavecchia si lamenta, Savona e Napoli non ridono. Arrivano dalla rete segnalazioni, foto e filmati sui fumi in ambito portuale, che testimoniano realtà simili e preoccupanti.

Ci sarebbe una "legge", ma accade che in un'Italia invasa da una marea di leggi, anche un decreto legislativo, il n. 205 del 2007, in attuazione della direttiva 2005/33/CE, che impone dal primo gennaio 2010 per le navi ormeggiate nei porti l'impiego di combustibile con una percentuale di zolfo massimo dello 0,1% (btz), per garantire i servizi ausiliari, rispetti la formalità di rito ma non sempre la sostanza.

Chi dovrebbe controllare? Apparentemente semplice: le Capitanerie di Porto. Ma queste, già impegnate nei numerosi compiti di controllo in mare, sicurezza e controllo delle attività di pesca, non sono dotate di tecnologie adeguate ai compiti richiesti, fatta eccezione per Venezia e Ancona dove qualcosa si muove. Anche la Capitaneria di Porto di Civitavecchia è intervenuta in alcune situazioni, ma è il numero di questi interventi che lascia a desiderare in quanto non si è andati al di là di qualche sporadico verbale da pochi euro. Troppo poco per dire che la legge viene rispettata e troppo poco per tranquillizzare un crescente numero di cittadini che assistono impotenti al degrado dell'ambiente.

Ma è sul piano sanitario che si avvertono i rischi maggiori derivanti da mancati controlli. Lo studioso Francesco Varriale in un recente rapporto su "Attività del Porto di Napoli e inquinamento da Pm10", punta il dito sulle fasi di attracco delle navi alle banchine che hanno conseguenze, seppure non in modo esclusivo, sulla qualità dell'aria del capoluogo campano. A Civitavecchia non sono stati effettuati studi del genere, ma è facile affermare che a cause simili corrispondano effetti analoghi.

Allora, oltre i tanto auspicati controlli, cosa altro fare di più almeno all'interno di un porto? Il presidente dell'Autorità portuale di Napoli, Luciano Dassatti, che ha difeso la presunta tecnologia avanzata di cui sono dotate le moderne navi da crociera (tutto da dimostrare), indica nella elettrificazione delle banchine una soluzione possibile ma non di semplice realizzazione. Il primo ostacolo su questa strada sarebbe proprio l'Enel, ma per fattori tecnici.

Non sembra siano tuttavia finite qui le speranze perché, come riferisce il Corriere del Mezzogiorno (parliamo della fine del 2010), l’ingegnere Salvatore Villani, esperto di progettazione dei sistemi di produzione di energia elettrica ritiene che tutto si possa risolvere con “l’elettrificazione delle banchine supportata da una rete che raggiunga i 50 MW di potenza al fine di coprire tra le 6 e le 8 banchine”. Per ottenere questo obiettivo occorrono finanziamenti ad hoc che consentano di integrare fonti rinnovabili d’energia con forniture esterne dalla rete.

Ora se a Napoli attendono il Ministero dell’Ambiente per una qualche forma di finanziamento di un progetto meritevole di attenzione, un porto come quello di Civitavecchia, con ben due centrali a pochi metri, non dovrebbe incontrare ostacoli insormontabili.

E’ quindi l’Autorità portuale, l’ente dal quale, almeno a Civitavecchia, i cittadini si aspettano più che rassicurazioni inutili, soluzioni adeguate ai problemi. Intanto, i civitavecchiesi respirano, ma non è aria balsamica quella mostrata dalla foto. La realtà è peggiore. Ci penserà la tramontana?

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares