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Cinquant’anni di torture CIA

a proposito di tortura...

Le applicazioni scientifiche di cinquanta anni di ricerca sul controllo della mente elaborate in laboratori universitari e luoghi di detenzione di tutto il mondo, hanno portato a definitivo compimento gli incubi della Guerra Fredda ma anche le ricerche sui detenuti Sinti e Rom iniziate dai nazisti a Dachau. Di tutto questo parla l’ultimo lavoro dello storico statunitense Alfred W. McCoy che elaborò i cardini della “scienza crudele" in una conferenza promossa sulle società di transizione svoltasi a Robben Island, l’isola prigione di Nelson Mandela e promossa dall’attuale governo sudafricano.

I recenti casi di Guantanamo ed Abu Ghraib e delle extraordinary renditions sono stati preceduti da seminari teorici e pratici in quattro continenti sfociati in tecniche di controguerriglia e di interrogatorio molto elaborate. Tutto questo grazie al coordinamento, finanziamento e operazioni sotto copertura della Central Intelligence Agency, registrate in quasi quaranta anni di attività dallo storico americano Alfred McCoy. Basti pensare al suo magistrale “La politica dell’eroina” (Rizzoli, 1972) sulla complicità globale della Central Intelligence Agency nel narcotraffico.

Alfred W. McCoy in “Una Questione di Tortura” ( Socrates, pagg. 344, € 14) dimostra come la CIA, fin dal 1945, abbia coinvolto centinaia di migliaia di persone, per la maggior parte involontarie, passando dalle sperimentazioni su detenuti e militari americani ai presunti guerriglieri dei quattro continenti. Un po’ meno inconsapevole, denuncia McCoy, la collaborazione di centinaia di ricercatori e docenti universitari, principalmente canadesi e statunitensi, che parteciparono alle ricerche sulla deprivazione sensoriale e sul comportamento dei detenuti.

A distanza di molti anni dalla chiusura dei campi di concentramento nazisti, McCoy analizza con perizia le pratiche al centro di mezzo secolo di ricerche e sperimentazioni dei servizi, dall’utilizzo iniziale di LSD, Pentotal e altre sostanze, poi approdate a metodi più ricercati come il programma MK Ultra, uno studio sulle applicazioni psico-fisiche sui prigionieri di paesi amici come Iran, Uruguay, Honduras e Filippine.

Secondo McCoy, il fenomeno Abu Ghraib non costituisce un episodio di comportamento deviante di singoli esponenti dell’esercito nordamericano. In realtà gli Stati Uniti torturano sistematicamente da soli o con l’aiuto dei regimi alleati. La ricerca decennale di metodi di tortura svolta dalla CIA durante tutto il periodo della guerra fredda, ha portato a dei metodi completamente innovativi di tortura psichica, spesso priva di quei connotati fisici risultati poco produttivi. In particolare la tortura fu sperimentata in maniera massiccia durante la guerra del Vietnam da parte della CIA che s’impegnò con manuali e programmi d’addestramento a fare in modo che si diffondesse presso i servizi segreti alleati di tutto il mondo anche con metodi inusuali come l’apertura di un vero e proprio postal market della crudeltà.

Commenti all'articolo

  • Di Samuele (---.---.---.210) 4 febbraio 2009 12:18

    Su quello che ha combinato la CIA dal 1947 ad oggi si trova ormai di tutto, in ogni salsa possibile, grazie anche ai documenti rilasciati sotto il FOIA. Il problema e’ cio’ che non sappiamo, e non mi riferisco solo alla nota agenzia americana. Purtroppo i servizi segreti (di democrazie o dittature non fa molta differenza) nel corso della storia si sono sempre avvalsi della tortura al fine di estorcere informazioni. CIA, KGB, MI5, MI6, Mossad, SDECE: cambiano i nomi, ma le procedure non sono poi molto dissimili quando il fine ultimo e’ far "cantare" il nemico.

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