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Chi (e come) gestisce il ciclo rifiuti in Campania

Il ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, si dice "disponibile ad andare a fare il commissario per l'immondizia a Napoli se comune, provincia e Stato me lo chiedono"; lo dice in una intervista a Repubblica, "tutto quello che dovevo fare nella vita l'ho fatto e anche se mi ammazzano non ho problemi". "Però - avverte - sappiamo che a Napoli ci vado armato e non porgo l'altra guancia. Vado lì e faccio i buchi, faccio i termovalorizzatori. Punto. Se poi arriva la camorra e spara, sparo anche io. Vediamo chi resta in piedi. E se non riesco a fare i termovalorizzatori tiro fuori il lanciafiamme così libero le strade".

Per buchi intende le discariche, per - ripulire le strade con il lanciafiamme – intendeva liberare le strade dai comitati civici rei di difendere salute, diritti ed ambiente? E per "camorra che spara" cosa intendeva? Soprattutto chi chiede un nuovo commissariamento per i rifiuti di Napoli? La solita confusione governativa che lascia ampio spazio a zone di ombra pericolose.

I rifiuti di Napoli e la loro gestione sono controllati dalla provincia. La Sapna, Sistema Ambiente Provincia di Napoli S.p.A, gestisce il ciclo integrato dei rifiuti, ha bilanci in rosso, ha un unico socio, è controllata da Cesaro che ne è il fondatore. Questa società non fa nulla per garantire un corretto smaltimento dei rifiuti, non fa nulla per realizzare gli impianti adeguati, questa stipula contratti per spedire rifiuti fuori regione. 171 euro per ogni tonnellata trasportata fuori regione, contro le circa 100 euro a tonnellata che si spenderebbero se conferiti in casa compresi di gestione, trasporto e bonifica dei luoghi. Un intreccio di appalti, di nomi che si accavallano e di società che si rincorrono. La società ha il compito di appaltare i servizi di prelievo, trasporto, conferimento e smaltimento dei rifiuti aventi codice CER 19.07.03 (percolato di discarica, diverso da quello di cui alla voce 19.07.02) codice CER 16.10.02 (soluzioni acquose di scarto, diverse da quelle di cui alla voce 16.10.01) codice 20.03.04 (fanghi delle fosse settiche o fosse biologiche) prodotto presso impianti, siti e discariche gestiti dalla S.A.P.NA.

Le cifre degli appalti sono da capogiro e invece di scontare il prezzario ai comuni virtuosi che fanno la differenziata, il costo del loro smaltimento sale costringendo le amministrazioni ad aumentare le tariffe della Tarsu o con maggiorazioni sulle fatture Enel. Più volte indagata, questa società resta la reggente della gestione rifiuti nel napoletano. La Sapna si avvale sempre della collaborazione dell'azienda BioChemielab toscana per effettuare le analisi nelle discariche che controlla. Le analisi non sono mai compromettenti: chissà se tra i documenti sequestrati in questi anni e nei tanti uffici pertinenti, in calce, risulti il logo di questa azienda di analisi. Senza finanziamenti e senza appoggi istituzionali, il sindaco De Magistris, ma anche tutti gli altri sindaci meno appetibili alla cronaca, spenderanno moltissimo per fare una buona differenziata.

Fa tutto la Sapna: oltre 130 mila tonnellate di rifiuti spediti in Toscana, Emilia, Puglia e la Sicilia, grazie a un accordo con quattro ditte che garantiscono la raccolta, il trasporto fuori regione e lo smaltimento in discarica. A questo punto l'intreccio di società, disperde le responsabilità di ognuno, tramutandosi in operazioni apparentemente anonime. Alla provincia di Napoli piace soprattutto la Sicilia. Proprio a Messina c'è una contestata discarica, quella di Mazzarrà Sant'Andrea. Carmelo Torre, assessore all'Ambiente della Provincia di Messina, dice che non gli risultano questi conferimenti. Quella di Mazzarrà è l'unica discarica operativa sul territorio provinciale, gestita dalla società mista Tirrenoambiente spa. Questa società fa parte del colosso A2A, della stessa fanno parte moltissime altre società tra cui la Partenope Ambiente che gestisce, tra l'altro, il termovalorizzatore di Acerra e la Ecodeco. La provincia di Messina, analogamente alle altre provincie della regione siciliana, registra una serie di criticità legate essenzialmente alla mancanza di impianti, unitamente ad un insufficiente livello di raccolta differenziata, al dissesto finanziario degli ATO, trasformatisi ormai ovunque in strutture burocratiche prive di qualsiasi utilità effettiva e fonte esclusivamente di gestioni clientelari di posti di lavoro.

Nel corso dell'audizione sia il prefetto che il questore di Messina hanno evidenziato le problematiche connesse alla gestione dei rifiuti nell'ambito provinciale, problematiche che possono in qualche modo essere sintetizzate come segue. Mazzarà Sant'Andrea si trova in un'area particolarmente colpita dal fenomeno criminale. Si tratta di una discarica molto grande che dovrebbe essere fornita di un impianto di biostabilizzazione da realizzarsi ad opera della società Tirrenoambiente spa. La predetta società è stata coinvolta in un'indagine, cosiddetta operazione «Vivaio», in merito alla quale sono state fornite importanti informazioni dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina. Ciò che è stato opportunamente sottolineato dal prefetto di Messina è che la società soffre di una costante pretesa creditoria nei confronti degli ATO della provincia che conferiscono i rifiuti nella discarica di Mazzarà Sant'Andrea (si pensi che dalla società Messinambiente vanta circa 15 milioni di euro).

Per esemplificare, tutto ciò che l'ATO 3 versa a Messinambiente serve quasi esclusivamente a pagare gli stipendi; Messinambiente non ha la possibilità di acquistare i mezzi né di fare la gestione del verde pubblico. Peraltro i costi del conferimento dei rifiuti di Messina nella discarica di Mazzarà Sant'Andrea sono elevati, trattandosi dell'unica discarica esistente in provincia. Significativo è quanto dichiarato dal prefetto di Messina proprio con riferimento alle pretese creditorie che la Tirrenoambiente vanta nei confronti degli ATO della provincia: "il fatto stesso di come questa società sia riuscita, come si evince almeno dalle denunce presentate, dalle operazioni, dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, a estendere l'area della superficie della discarica e quindi a rendere quanto mai permanente la condizione di essere l'unico sito di discarica presente nella provincia, condizionando di fatto tutto il resto, effettivamente testimonia anche questa situazione. Un corretto impianto gestorio, sotto l'aspetto imprenditoriale della società, non potrebbe consentire questa mancata riscossione, persistente negli anni, dei crediti vantati. Se tutto fosse legato soltanto ad un corretto assetto imprenditoriale ordinario, una società che vanta crediti per 20 milioni di euro con un ATO e per altri 25 milioni con un altro, secondo me sarebbe stramazzata al suolo".

Alla specifica domanda del presidente della Commissione, onorevole Gaetano Pecorella, che ha chiesto in cosa consista la logica più articolata, il prefetto ha risposto che la società evidentemente acquisisce disponibilità che non derivano esclusivamente da quelle che sono le entrate della società, che peraltro dovrà realizzare l'impianto di biostabilizzazione. L'ex presidente della Tirreno Ambiente, società che amministra l'impianto, è tuttora sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Le sue dimissioni hanno permesso all'azienda di continuare a operare. Ma le dichiarazioni pronunciate da Lo Forte davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti pesano ancora oggi come un macigno. Sospetti che non frenano, tuttavia, il flusso di sacchetti tra la Campania e la Sicilia, già pronto per essere replicato: "I napoletani pagano cash e bene. Queste risorse sono un toccasana per tutti gli operatori del settore ridotti sul lastrico dagli enormi debiti degli Ato siciliani, a cui corrispondono eguali crediti di imprenditori. Sto trattando per sottoscrivere un accordo da 2 mila tonnellate al giorno", ha dichiarato candidamente Vincenzo D'Angelo, l'imprenditore che guida il raggruppamento che si è aggiudicato la commessa e su cui pesa una condanna in primo grado a sette mesi per "aver gestito rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, in assenza di autorizzazioni". Ecco perché una regione, con una discarica fortemente sotto accusa, non a norma, in una regione dove non esiste una differenziata, non esiste una impiantistica, accoglie, dalla Campania, i rifiuti, per denaro, denaro pubblico. Da Napoli a Messina, ma, potrebbe essere da Napoli a Malagrotta o ancora in infinite variabili. Perché ogni regione ha il suo Cesaro più o meno conosciuto o una società come la Sapna. Ambienti istituzionali dove si ingurgitano fiumi di denaro pubblico, dove i controllori vestono la stessa pettorina dei controllati.

De Magistris ha raccolto i rifiuti da terra, ora aspetta gli venga detto dove dovrà smaltirli, chi deve dirglielo? La Sapna.

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