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Cento domeniche

Un'altra “piccola storia ignobile” su disastri bancari in Italia e anche altrove, arriva buon'ultima eppur sempre attuale.

Cento domeniche

 Nomi di banche popolari o casse di risparmio varie, oppure altri “campioni” della finanza come Zonin, Fiorani, Mussari, lo stesso Fazio ex governatore di Banca d'Italia (quello che raccomandava “l'italianità delle banche”) devono dir qualcosa ai risparmiatori italiani. Le cento domeniche sono quelle che occorsero al padre del protagonista (Antonio Albanese) per costruire casa sua nei fine settimana. Il nostro Antonio è ormai in pensione, in parte ancora attivo nel tempo libero al cantiere nautico dove ha sempre lavorato, amico dei colleghi e come loro dedito al bowling nel tempo libero: premuroso con la madre anziana affetta da decadimento cognitivo, padre amorevole di una figlia unica che si vuole sposare, lei che da bambina giocava a far la sposa. Antonio ha pure un'amante, dettaglio che non disturba, essa è la moglie del suo ex datore di lavoro, uno dei clienti importanti della piccola banca locale, uno di quelli le cui sostanze vengono più protette a danno di risparmiatori più piccoli. Un economista però lo disse: “un risparmiatore ignorante è un risparmiatore morto” (come un elettore del resto!). Tanto varrebbe l'educazione alla finanza e al risparmio fin da piccoli.

 

Aveva dei risparmi in quel banco, si fidava dell'impiegato Luca che però è trasferito chissà dove. Il nuovo direttore lo informa che il suo investimento fu trasformato in obbligazioni “subordinate” (che è tutto dire), e poi in azioni non quotate della banca stessa che ora gli viene consigliato di “lasciar correre … accontentarsi dell'8-10% di rendimento (inaudito!) che possono dare e con tale interesse pagare le rate del prestito” che sta per chiedere per il matrimonio della figlia. Incredibile che il nostro Antonio, così equilibrato e amico di tutti, perda la testa all'apprendere che i suoi risparmi si sono volatilizzati, gli avremmo consigliato di “mettersela via” e continuare la vita serena che conduceva: di disavventure e gioie una vita è anche disseminata.

 

Ma un film è un fatto culturale personale del quale ognuno vede taluni aspetti, qualcosa su cui discutere o discettare, rapportandolo a fatti reali o a vite vissute: che sarebbe se, non una banca, ma il nostro Stato stesso, col suo debito a oltre il 140% del Pil prodotto, debito rappresentato da titoli con rating “bbb-” o quasi spazzatura, con gli interessi da pagare su quel debito, coi 50 miliardi di € che ogni anno deve sborsare per gli attuali pensionati più dei contributi previdenziali incassati da chi ancora lavora, con ciò che ci costa la macchina statale e le remunerazioni dei politici che la guidano, con gli uscieri del parlamento pagati ottime cifre al mese e modesti operai pagati molto meno per un lavoro faticoso, con i gozzoviglianti evasori fiscali...che accadrebbe?

 

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