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Cenni storici sul Kebab

Un sorriso per non farci travolgere dallo schifo del sistema delle oligarchie partitiche.
Nando

Durante il restauro della chiesa di Sant’Antonio in Polesine, a Ferrara, un nostro amico ha trovato una antica pergamena che, protetta da un astuccio in legno, era murata in una colonna dell’altare. Questa è risultata essere una copia di un rapporto inviato, nel febbraio del 1269, all’imperatore di Costantinopoli, da frate Nandonio Rubri, della congregazione della Pubblica Utilitas.
 
Sperando di fare cosa gradita ci pregiamo inviarvene la traduzione.
Coordinamento ferrarese di Per il Bene Comune
 
 
Mediolanum, idì dla merla, MCCLXIX
Al divino imperatore di Bisanzio, Michele VIII Paleologo
 
La nostra congregazione, come da vostro divino mandato, è riuscita ad infiltrare un agente del Moh-Ssatt tra i proconsoli della Lega delle tribù del grande Nord. Questo primo rapporto riguarda la loro ultima adunata, convocata da Re Bossingetorige dopo aver appreso che nel principato di Lucca era stato emanato un editto che vietava la vendita di Kebab nel centro storico. La notizia di tale decisione è corsa di bocca in bocca dando fama e prestigio al Principe Buzzurrus, con ciò e minando il ruolo di Bossingetorige come indiscusso capo dei crociati italici nell’ottava crociata della razza bianca contro i mori.

Bossingetorige, dopo aver guardato negli occhi ognuno dei suoi proconsoli, è scoppiato in una valanga di improperi e maledizioni, accusandoli di essere da meno di un Principe che è suddito di Roma, la grande meretrice, sede del corrotto reame di Veltrusconia. Il solo Volgarini, proconsole della tribù trevigiana, ha avuto l’ardire di balbettare: “Ma,…sua maestà, …visti i suoi buoni rapporti …con la Mc Donald…noi tutti avevamo pensato di non doverci preoccupare dei cibi e delle tradizioni straniere, ….eravamo convinti che i dazi ed i balzelli d’ingresso nelle nostre terre…fossero già stati versati ai gabellieri reali”.

 
Il Re dei Lumbard è andato su tutte le furie, scendendo dal trono e dirigendosi all’uscita, non trascurando di somministrare scudisciate e male parole a destra e a manca; ivi giunto ha tuonato che avrebbe fatto chiudere la sala a doppia mandata e li avrebbe fatti uscire solo se avessero trovato una proposta in grado di far impallidire quella di Buzzurro e di assicurandogli i favori di Luigi IX, detto il Santo, che sta preparando l’VIII crociata.
 
A fatica, dopo un’intera giornata di reciproche accuse, scontri fisici e proposte scartate (tra cui quelle: di incarcerare gli astronomi, di vietare il possesso di cavalli arabi, di uccidere i gatti persiani, di vietare la preparazione del cous-cous e dei gelati, la vendita del grano saraceno e degli agrumi, di proibire la vendita dei tappeti se non venivano ridipinti con il colore delle insegne di Bossingetorige, e altre proposte ancor più folli che qui non riporto), hanno finalmente trovato un gracile accordo sulla proposta avanzata dal Principe Laurenzo, figlio di Bossingetorige (che è principe ereditario e seconda carica del regno, poiché mentre il Re si dedica principalmente alla preparazione della crociata contro i mori, egli è il plenipotenziario della crociata contro la cultura).
 
Tuttavia nessuno, compreso Laurenzo, si è reso disponibile ad esserne il presentatore temendo di diventare il bersaglio delle ire del Re.

Dal sorteggio, metodo scelto dopo altre due o tre ore di liti, è uscito il nome del proconsole del ducato estense, Olobert Kavìć che, con l’aria di chi va al supplizio, ha poi illustrato la proposta: l’abolizione dei numeri arabi e la pena di morte per i trasgressori.
 
Dopo un lungo silenzio (durante il quale ha rimuginato la loro proposta, lasciandola rimbalzare tra le pareti della sua testa) il Re ha finalmente annunciato la sua entusiastica approvazione, subito seguita da grida di gioia, canti, balli, libagioni e fiumi di sidro (perché birra e vino sono ancora al vaglio dei saggi di corte, che devono pronunciarsi sulle loro genuine origini celtiche). L’orgia è andata avanti per vari giorni.
 
Così termina l’informativa del nostro Moh-Ssatt, che fedelmente qui ho riportato; ma ho il dovere di segnalare alla sua eccellentissima persona che probabilmente ci saranno nuovi sviluppi. Un secondo agente del Moh-Ssatt da noi infiltrato tra gli scribi di corte, ha saputo che quando la decisione dei proconsoli è giunta nelle mani di Kaldher Ool, il potente capo degli scrivani nonché influente consigliere del Re (per essere correttamente redatta in forma di editto) questi ha strabuzzato gli occhi, è letteralmente trasalito, sobbalzando sullo scranno e diventando tutto paonazzo in viso. C’è chi giura d’averlo sentito sibilare: “Ma ‘sti pezzi di …., proprio non riescono a capire che se facessimo questo saremmo costretti ad usare i numeri inventati proprio dai nostri storici nemici di Roma Ladrona ?! ”.
Suo devoto, fra Nandonio Rubri

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