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 Home page > Attualità > Economia > Cattivissimo MES, o dell’italico stupidario

Cattivissimo MES, o dell’italico stupidario

Di come i nostri eroi hanno disinnescato l'eurogolpe che un oscuro manipolo di immuni tecnocrati progettava per annaffiare di soldi italiani le banche tedesche e francesi.

Ancora qualche spigolatura della nostra fantasiosa dichiarazia, in attesa che si posi la polvere su questa mancata ratifica (a seguito della quale, ricordate, il sole continuerà a sorgere, e sempre a est). Quello che mi ha sempre affascinato, della nostra sedicente classe dirigente, è la capacità matta e disperatissima di trovare alibi e giustificazioni ad azioni che sono soltanto tattiche, dal respiro più corto di quello di un asmatico senza il suo puff a portata di mano.

Il campionario di alibi può essere dilatato ad libitum grazie a due fattori che si rinforzano reciprocamente: la credulità dell’opinione pubblica e una classe giornalistica composta da reggimicrofono, volenterosi o coartati. Tra gli alibi per motivare la mancata ratifica di questa ectoplasmatica riforma ce n’è uno, in particolare, su cui ha messo il copyright il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani: il MES non è democratico, sfugge al controllo del parlamento europeo. Gasp!

VIENI IN AULA, SE HAI CORAGGIO

Una sorta di Spectre i cui agenti, palesi o sotto copertura, godono di un’orrida “immunità”, come narra la vulgata ripetuta allo sfinimento dagli avversari dello strumento. A poco vale ricordare che questa “immunità”, definita dall’art.35 del Trattato istitutivo, il cui perimetro formalmente non si spinge ai sacrifici umani (che tuttavia credo siano compiuti da suoi agenti sotto copertura), non è né “totale” né “a vita”, come opportunamente ricordato dal meritorio sito di fact checking Pagella politica. Prassi che è del tutto simile a quella di altre organizzazioni internazionali, come il FMI. Non potrebbe essere altrimenti. Ma transeat.

Torniamo alla “non democraticità” del MES. Il sopracitato Tajani, per motivare l’astensione del suo partito (che non è voto contrario perché loro sono “europeisti”, qualunque cosa ciò significhi), ha spiegato:

Ma no, abbiamo solo posizioni differenti su questo argomento. Loro hanno voluto votare e votare no, noi siamo di principio a favore del Mes, ma questo capitolo della riforma non ci lascia contenti per la mancanza di controllo da parte del Parlamento europeo sulla governance e il management del Mes.

E niente, il MES è “fuori controllo”. Come la base lunare Alpha di Spazio 1999, che in questo periodo sto ripassando su RaiPlay. E come risolvere questa deviazione?

La mia è una critica europeista, sia chiaro. Ma per il Mes serve un sistema di controllo tipo quello della Bce, il cui presidente si presenta quattro volte l’anno davanti all’Europarlamento e può essere chiamato a riferire in qualsiasi momento.

Oh, ecco la soluzione. Come per la Bce. Ma la Bce e il MES non sono neppure parenti, nel senso che fanno cose differenti, e soprattutto hanno autonomia ben differente. Vediamo come la Bce motiva la propria accountability davanti all’Eurocamera:

La BCE è un’istituzione indipendente che utilizza a totale discrezione i propri strumenti, ove necessario, per assolvere le sue funzioni e il suo mandato. Un complemento indispensabile di questa indipendenza è l’obbligo di rendere conto del proprio operato. 

La BCE è tenuta a rispondere del proprio operato al Parlamento europeo, in quanto istituzione che riunisce i rappresentanti eletti dei cittadini dell’UE.

Chiaro, no? La Bce fa quello che vuole con la politica monetaria e i suoi strumenti, perché gode di indipendenza assoluta, e di conseguenza è tenuta a spiegare quello che fa agli eletti dal popolo europeo. Lineare. E invece, il MES? Il MES fa altro, eroga fondi. Che a monte hanno un memorandum d’intesa.

IL MES FA QUELLO CHE VUOLE. LA COMMISSIONE UE

Che accade, quando un paese membro richiede un “sostegno alla stabilità”? Quello che è descritto nell’articolo 13 del trattato istitutivo. Per vostra opportuna conoscenza, se avete fretta limitatevi ai miei grassetti o saltate al paragrafo successivo, che fa la sintesi:

Un membro del MES può presentare domanda di sostegno alla stabilità al presidente del consiglio dei governatori. Tale domanda menziona lo strumento finanziario o gli strumenti finanziari da considerare. Una volta ricevuta la domanda, il presidente del consiglio dei governatori assegna alla Commissione europea, di concerto con la BCE, i seguenti compiti:

a) valutare l’esistenza di un rischio per la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso o dei suoi Stati membri, a meno che la BCE non abbia già presentato un’analisi a norma dell’articolo 18, paragrafo 2;

b) valutare la sostenibilità del debito pubblico. Se opportuno e possibile, tale valutazione dovrà essere effettuata insieme al FMI;

c) valutare le esigenze finanziarie effettive o potenziali del membro del MES interessato.

2. Sulla base della domanda del membro del MES e della valutazione di cui al paragrafo 1, il consiglio dei governatori può decidere di concedere, in linea di principio, il sostegno alla stabilità al membro del MES interessato sotto forma di un dispositivo di assistenza finanziaria.

3. Se è adottata una decisione ai sensi del paragrafo 2, il consiglio dei governatori affida alla Commissione europea – di concerto con la BCE e, laddove possibile, insieme all’FMI – il compito di negoziare con il membro del MES interessato, un protocollo d’intesa che precisi le condizioni contenute nel dispositivo di assistenza finanziaria. Il contenuto del protocollo d’intesa riflette la gravità delle carenze da affrontare e lo strumento di assistenza finanziaria scelto. Il direttore generale del MES prepara nel contempo una proposta di accordo su un dispositivo di assistenza finanziaria contenente le modalità finanziarie e le condizioni e la scelta degli strumenti, che dovrà essere adottata dal consiglio dei governatori.



Il protocollo d’intesa è pienamente conforme alle misure di coordinamento delle politiche economiche previste dal TFUE, in particolare a qualsiasi atto legislativo dell’Unione europea, compresi pareri, avvertimenti, raccomandazioni o decisioni indirizzate al membro del MES interessato.

4. La Commissione europea firma il protocollo d’intesa in nome e per conto del MES, previa verifica del rispetto delle condizioni di cui al paragrafo 3 e approvazione del consiglio dei governatori.

5. Il consiglio di amministrazione approva l’accordo sul dispositivo di assistenza finanziaria che definisce gli aspetti finanziari del sostegno alla stabilità da fornire e, se del caso, le modalità di corresponsione della prima rata dell’assistenza stessa.

6. Il MES istituisce un idoneo sistema di avviso per garantire il tempestivo rimborso degli eventuali importi dovuti dal membro del MES nell’ambito del sostegno alla stabilità.

7. La Commissione europea – di concerto con la BCE e, laddove possibile, insieme al FMI – ha il compito di monitorare il rispetto delle condizioni cui è subordinato il dispositivo di assistenza finanziaria.

Allora: a scrivere e sottoscrivere pensano la Commissione e la Bce, anche col sostegno del FMI. Non il MES, che è ente pagatore. Ora, ditemi voi in cosa il MES sarebbe democraticamente carente rispetto alla Bce, premesso che fanno lavori del tutto differenti, e che la seconda gode di autonomia e indipendenza, decisionale e strumentale, e il primo no.

Quindi, vorrei chiedere al segretario Tajani: di che diavolo sta parlando? Di quale “mancanza di controllo” democratico? Dove vede il parallelismo con la Bce? Mistero. O forse si tratta di una frase estratta da un generatore casuale di alibi politici.

Alibi che viene puntualmente rilanciato dal presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli, in una lettera al Sole del 27 dicembre:

Passata la fase delle polemiche politiche sarà utile anche una riflessione innovativa e non preconcetta sullo stesso MES, che comunque rimane in vigore nella originaria formulazione, innanzitutto per renderlo meno tecnocratico e più democratico, anche sull’esempio di quanto avviene per la BCE nei confronti del Parlamento europeo.

Vedete? Niente come una str…anezza lanciata da un politico in affanno per attirare come mosche sul miele (ho detto miele, mi raccomando) altri esponenti della nostra “classe dirigente”. E tutti assieme ripetono la filastrocca. Questo MES è da emendare, mio cugino sospetta che il suo direttore generale sia in realtà imparentato col terrorista Carlos, che insanguinò il mondo negli anni Settanta. Altri cugini giurano di averlo visto ingerire topi vivi, mentre pronunciava la fatidica frase “siamo tornati, per restare”. Voi capite che serve controllo democratico, in questo mondo gothamesco.

SOLDI ALLE BANCHE COL FAVORE DELLE TENEBRE

Ma Tajani prosegue nella sua trance agonistico-riformistica, e rilancia su questo cattivissimo MES che un partito di liberali come il suo non può accettare:

Il Mes non è programma del governo quindi abbiamo votato differentemente perché avevamo delle riserve sui contenuti. Non capisco perché quando bisogna dare dei soldi alle banche nessuno debba controllare, mentre se li si danno agli Stati c’è bisogno di un controllo severo.

Giustissimo, perbacco. Che è questa oscenità per cui il MES dà soldi agli stati e resta col fiato sul loro collo, e invece alle banche no? Eh? Eh? Tajani intende e non tollera che il MES si alzi una mattina e col favore delle tenebre (‘mbè? C’è un’eclissi!) decida di riversare montagne di soldi sulle banche tedesche o francesi, mentre lui e il suo partito non possono manco convocarlo al parlamento europeo e chiedergli conto.

Questo MES che decide da solo è intollerabilmente antidemocratico. Solo che, nel caso delle “banche” e della riforma mandata in stallo dall’Italia, le cose non sarebbero andate così, perché il MES arrivava a puntello del Fondo di Risoluzione unica, facendogli credito (da restituire) nel caso di incapienza di quest’ultimo, e sempre e comunque dopo il bail-in delle banche coinvolte.

A proposito, ma che accade quando “una banca” chiede soldi al MES, nelle forme del trattato che resta in vigore? Ce lo spiega l’articolo 15 del Trattato medesimo:

Il consiglio dei governatori può decidere di concedere assistenza finanziaria a un membro del MES ricorrendo a prestiti con l’obiettivo specifico di ricapitalizzare le istituzioni finanziarie dello stesso membro del MES.

2. Le condizioni associate all’assistenza finanziaria per la ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie di un membro del MES sono precisate in dettaglio nel protocollo d’intesa, conformemente all’articolo 13, paragrafo 3.

Azz, ancora l’articolo 13, quel numero inquietante! Quindi, vediamo: le banche di un paese chiedono li sordi, il MES fa fare l’istruttoria di sostenibilità del debito alla Commissione Ue di concerto con la Bce e se del caso col FMI, e poi si firma. Cosa? Il memorandum d’intesa per il paese assistito, redatto dalla Commissione. Ma come, non dal MES? None. E vabbè, dettagli. Questo MES che si fa gli affari propri e decide in splendida solitudine e “col favore delle tenebre” (cit.) resta un intollerabile vulnus democratico.

Insomma, forte è il sospetto che Tajani parli di argomenti che non esattamente padroneggia, per usare un understatement. Ma tranquilli, nessun editorialista gliene chiederà conto. Quello che conta è che abbiamo impedito al MES di scappare con vostra moglie, per parafrasare la celebre frase del mezzotoscano Amintore Fanfani durante la campagna referendaria sul divorzio. Fanfani voleva evitare che col divorzio vostra moglie scappasse “con la serva”. Altri tempi, decisamente meno woke degli attuali.

Ma il dado è ormai tratto, non allunghiamo il brodo. Il MES resta nel suo assetto attuale, che Tajani definirebbe profondamente “antidemocratico”. Abbiamo evitato il peggio. Anzi, no: il peggio lo leggiamo in questi giorni di postumi da bagordi festivi. Questa è la politica italiana, dove nuove meravigliose idee prendono (de)forma.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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