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Castro, Moore e le patacche di ogni colore politico

Nonostante le fonti d’informazione si siano moltiplicate esponenzialmente rispetto ai decenni della guerra fredda, il pericolo di non vedere oltre le scenografie create ad arte e mistificanti la realtà non sembra sia venuto meno

Sulla «Repubblica» del 20 dicembre scorso Sandro Viola ha ricordato come i resoconti, «tutti entusiasti», dei viaggi compiuti in Urss a partire dagli anni Sessanta da parte dei «comunisti italiani e dei loro compagni di strada» avessero contribuito potentemente ad alimentare il fascino della «patria socialista» presso molti dei ventenni e trentenni di allora.

Tra questi resoconti spiccava Il futuro ha un cuore antico di Carlo Levi, del 1956. «Il libro di Levi - precisa Viola - aveva suscitato, anche in chi come me non aveva nulla a che fare col Partito comunista italiano, una fortissima impressione. Non che il libro puzzasse di propaganda. Ma era, a ripensarlo oggi, accuratamente ripulito della più cruda realtà del "socialismo reale". Una fotografia dell´Urss amorevolmente ritoccata». Sebbene Levi avesse visto la miseria della società russa, «nel libro non c'era una parola sulle immondizie che ingombravano le scale buie e sbrecciate – mai lavate da mesi e forse da anni – delle case, sull'angustia, i cattivi odori e gli intonaci scrostati degli appartamenti dove venivamo ricevuti dagli scrittori di regime o da membri dell'Accademia delle scienze. Russi privilegiati, dato che centinaia di migliaia di persone vivevano ancora nelle “kommunalka”, le case dove abitavano in comune – una cucina, un wc – varie famiglie. Né c´era una sola parola su quanto si poteva trovare nei negozi: patate già quasi marce, salumi nerastri, pesce secco che nessuna madre di famiglia dell'Europa occidentale avrebbe mai portato a casa».

Recentemente, poi, Peter Fröberg Idling, nel suo Il sorriso di Pol Pot, ha rievocato i silenzi della delegazione svedese, in visita in Cambogia nel 1978 e guidata da Jan Myrdal, figlio del premio Nobel per la pace Alva Myrdal, sul sanguinosissimo esperimento di comunismo agricolo compiuto in quello Stato asiatico.

Dopo aver percorso per due settimane un migliaio di chilometri, la delegazione non mancò di glorificare i fasti della rivoluzione, non solo agricola, cambogiana, presentata come un modello cui le democrazie europee avrebbero dovuto finalmente ispirarsi. Dei terribili costi umani di quel modello gli intellettuali svedesi non si resero conto.

Ottusa cecità? Idling, onestamente, ammette che anche lui negli anni Settanta avrebbe corso il rischio di non vedere al di là delle rappresentazioni celebrative e farsesche di regime.

La dittatura di Pol Pot, d'altronde, fu costruita anche sulle macerie fumanti prodotte dai durissimi bombardamenti statunitensi e questo accentuò i sentimenti di simpatia e indulgenza presso parte dell'opinione pubblica occidentale.

Anche il fascino dell'epopea sovietica, poi, trovava nutrimento negli anni Sessanta nelle mirabolanti promesse di Kruscev di un non lontano sorpasso del tenore di vita dei cittadini dell'Urrs rispetto a quello americano.

Ma oggi simili ingenuità sarebbero giustificabili? Saremmo tentati di rispondere seccamente di no. Eppure in questi giorni siamo venuti a conoscenza di un cablo proveniente da fonti diplomatiche Usa secondo cui Michel Moore con il suo celebre Sicko avrebbe fatto un'opera di propaganda così sfacciata a favore del sistema sanitario castrista da spingere quel regime a censurarlo per diversi mesi. A tale notizia sono seguite nette smentite della supposta censura non solo da parte del diretto interessato.

Ecco allora che, nonostante le fonti d'informazione si siano moltiplicate esponenzialmente rispetto ai decenni della guerra fredda, il pericolo di non vedere oltre le scenografie create ad arte e mistificanti la realtà non sembra sia venuto meno. Se il contenuto del cablo fosse vero, coloro che hanno plaudito alla fatica cinematografica di Moore apparirebbero come tardi epigoni dei compagni di strada di un tempo; se, viceversa, quanto rivelato dal cablo si rivelasse falso, gli anticomunisti democratici, paradossalmente, finirebbero per confondersi con gli entusiasti della rivoluzione d'ottobre di ieri, pronti anche loro, infatti, pur di trovare conferma alla loro causa, a collezionare frettolosamente l'ennesima patacca.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.102) 27 dicembre 2010 19:04

    Magari nei tuoi riferimenti sulle mistificazioni della realtà e sulle manipolazioni dell’informazione , perchè non citare anche la recente pubblicazione Mondadori "L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio" di Antonio Palmieri , oppure ancora meglio "Discorsi per la democrazia" scritto di proprio pugno da Silvio Berlusconi. Probabilmente non lo hai fatto per non abbassare troppo il livello culturale delle tue citazioni e ti capisco . Ma cosa c’è di cosi’ diverso tra un telegiornale di Minzolini e la propaganda filo castrista di Michel Moore , ammesso e non concesso che sia cosi’ come dici tu . Qual’è l’elemento di fondo che le contraddistingue , in cosa sono diverse . Cosa ti fa pensare che i comunisti anni sessanta fossero più ingenui e sprovveduti dei sostenitori di "Per fortuna che Silvio c’è " . Teoricamente l’esplosione dei sistemi mediatici avrebbe dovuto renderci tutti più smaliziati, meno soggetti all’indottrinamento , e allora come spieghi i fenomeni di proselitismo di massa come quelli che sono sotto gli occhi di tuttti .

    Io azzarderei una risposta : sarà mica che i gonzi sono sempre esistiti e sempre ci saranno , a prescindere dal manipolatore di turno .
    Tu che dici?

    ciao - paolo

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